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  • Calcio & Legge 'Stipendi dei calciatori, il 60-70% sul totale dei costi!'

    Calcio & Legge 'Stipendi dei calciatori, il 60-70% sul totale dei costi!'

    Calciomercato.com ha chiesto all’Avvocato Agente Fifa Jean-Christophe Cataliotti, titolare dei corsi per agenti fifa e osservatori di calcio (info su www.footballworkshop.it), e al Dott. Tommaso Fabretti, laureato in Economia e Management, quali sono le principali voci di costo delle società calcistiche.

    Partiamo con una domanda generale: quali sono le voci di costo che pesano maggiormente sui bilanci delle società di calcio?
    Le principali voci di costo delle società calcistiche possono essere ripartite in 4 principali macroaree: costi per stipendi di calciatori e tecnici, costi per ammortamenti dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori, altri costi della produzione (spese in occasione delle partite, quelle per vitto, alloggio e trasporto dei calciatori, costi derivanti dalla gestione dello stadio, dell’area-stampa, ecc.) ed, infine, gli oneri relativi agli incassi su partite di campionato o di coppa, gli oneri fiscali e quelli straordinari. E’, in ogni caso, indubbio che i costi relativi agli stipendi dei calciatori siano molto elevati, aggirandosi intorno al 60-70% sul totale dei costi complessivi gravanti sulle società calcistiche.

    Perché i costi relativi agli stipendi dei calciatori sono così alti?

    A nostro avviso la crescita vertiginosa degli stipendi e dei prezzi dei “cartellini” è imputabile soprattutto a due tipologie di fattori: da una parte, la sentenza Bosman ha aumentato il potere contrattuale a favore dei calciatori, spingendo i dirigenti delle società ad incrementare i loro ingaggi e a stipulare contratti a più lungo termine per impedire agli atleti il passaggio ad altri club a parametro zero, situazione che comporterebbe un grave danno patrimoniale al club. Una seconda motivazione riguarda ragioni tecniche, in quanto l’elevato numero di impegni imposti dagli affollatissimi calendari odierni ha imposto i dirigenti a mettere sotto contratto un numero di calciatori maggiore rispetto al passato per sopperire a problemi di infortuni o squalifiche durante l’arco della stagione.

    Quindi è stata la sentenza Bosman a rivoluzionare l’industria del calcio? Esattamente, che decisione venne presa?

    La sentenza Bosman ha certamente costituito una sorta di spartiacque tra la vecchia e la nuova industria del calcio. La sentenza emessa dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee il 15 dicembre 1995 prese il nome del belga Jean Marc Bosman, calciatore in scadenza di contratto con la società RFC Liège e ormai deciso a trasferirsi, la stagione seguente, ai francesi del Dunkerque. Tuttavia, la squadra belga rifiutava di far partire gratuitamente il suo giocatore senza compenso, com’era prassi, da versare per i giocatori in scadenza di contratto. Inoltre, la società di Liegi ridusse l’ingaggio di Bosman, spingendolo, addirittura, ai margini della squadra. Bosman, in accordo con la società francese, si rivolse allora alla Corte di Giustizia Europea. Dopo una dura battaglia, il calciatore vinse il processo e la Corte stabilì che il sistema fino ad allora in piedi costituiva una restrizione alla libera circolazione dei lavoratori in contrasto con l’art. 39 del Trattato di Roma.

    Quali, in definitiva, le principali conseguenze della sentenza?

    Come conseguenza immediata a Bosman e a tutti i calciatori dell’Unione Europea fu permesso di trasferirsi gratuitamente alla scadenza naturale del contratto a un altro club e, inoltre, fu stabilito che un calciatore avrebbe potuto accordarsi con una nuova società sei mesi prima della regolare scadenza del suo contratto.
    In generale, a seguito dell’eliminazione delle barriere geografiche sui mercati calcistici, è avvenuta un’effettiva liberalizzazione del mercato del lavoro per i calciatori, resi liberi di fornire le loro prestazioni sportive al miglior offerente a livello globale. Ne è derivato un cambiamento radicale del rapporto tra calciatori e società, essendosi notevolmente modificato a favore dei primi che, anche grazie all’avvento di una figura innovativa come quella dei procuratori, riescono a spuntare delle condizioni contrattuali più vantaggiose.
    Da segnalare, infine, la conseguenza, forse, più dannosa per l’intero movimento calcistico italiano: grazie all’abbattimento dei confini geografici per i calciatori appartenenti alla Comunità Europea, le grandi squadre vanno sempre più alla ricerca oltre frontiera dei migliori talenti, sacrificando, inevitabilmente, i ragazzi dei vivai italiani.


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