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  • Calcio, tra reale e web: dirette e lettere, come è cambiato il racconto con l’avvento dei social

    Calcio, tra reale e web: dirette e lettere, come è cambiato il racconto con l’avvento dei social

    L’avvento dei social media ha cambiato il modo di parlare e raccontare il calcio. Molti calciatori, con tempo libero a disposizione, hanno rotto le ultime barriere dell’intermediazione nel dialogo con i tifosi. Sono questi i temi che hanno caratterizzato la terza puntata del ‘Social Football Cafè', seconda stagione del del format organizzato da Social Media Soccer, dopo la prima edizione cominciata proprio ad aprile durante il periodo di lockdown, e parte del 'Road to SFS21', percorso di avvicinamento al Social Football Summit.

    Calcio, tra reale e social” il titolo della puntata del 19 maggio, alla quale hanno partecipato  Luca Marchetti di Sky Sport, Giacomo Brunetti della community di Cronache di Spogliatoio e Luigi Di Maso di Social Media Soccer.

    “I social hanno allargato la base di interesse di alcune tematiche, perché il social ce l’hai sul telefonino, a portata di mano in qualsiasi momento della giornata, mentre la televisione no. I social hanno permesso di fruire di un approfondimento mentre sei in giro, sul tram, in più i social permettono di mischiare intrattenimento e informazione, qui bisogna essere bravi a non scadere solo nell’intrattenimento. La grande differenza sta nel metodo di fruizione”, il pensiero di Luca Marchetti. 

    COMUNICAZIONE UMANIZZATA - “Il termine consapevolezza dell’utente è quello che durante la prima pandemia ha aiutato molto una realtà come la nostra. Quando un certo pubblico è passato dall’idea di digitale da mostro a supporto, è cambiato molto - le parole di Giacomo Brunetti -. Penso anche ai giocatori che se due anni fa avessero fatto una stream su Twitch sarebbero stati tacciati di poco impegno, oggi invece è un modo per umanizzare la loro comunicazione”.

    DIRETTE E LETTERE DEI CALCIATORI - Brunetti ha aggiunto, raccontando la propria esperienza con Cronache di Spogliatoio: “C’è stato un periodo in cui sui social valeva tutto, fake news o interviste inventate. C’era una certa ignoranza nell’utilizzo dei social di alcune persone e in un primo momento ci scontravamo con questo ambiente. A livello di costruzione della credibilità non è facile per una community che nasce esclusivamente dal web. Tra gli step che ci hanno permesso di crescere la live con Bruno Fernandes due giorno dopo il primo lockdown, il format delle lettere dei calciatori come fatto con Armando Izzo per cominciare, e oggi invece siamo qui a pubblicare il nostro primo documentario con un club di Serie A, grazie alla Sampdoria che si è affidata a noi”.  

    ABITUDINI CAMBIATE - “Oggi di parla di dieta mediatica. Non siamo più obbligati a star dietro al palinsesto televisivo e ai suoi orari, ma decidiamo noi che media e fonti di intrattenimento inserire nella nostra dieta informativa”, commenta Luigi Di Maso. Ecco perché il giornalista del futuro deve lavorare con e sui social: “Deve essere molto versatile, deve saper far tutto. Deve saper montare, deve saper scrivere, deve avere il gusto dell’immagine, e questa è la prima parte. In seconda battuta deve conoscere, non deve dimenticarsi mai che deve sporcarsi le mani. Fare il giornalista vuol dire scrivere per primo la notizia. Le competenze tecniche quindi ci devono essere perché il mondo spinge da quella parte, ma se non hai le tue informazioni, la tua credibilità, non fai strada”. 

    Prossima puntata del Social Football Café mercoledì 26 maggio alle 14:30, sempre sulla pagina Facebook del Social Football Summit e dei media partner dell’evento. Ospiti della puntata “All or Nothing: behind the scene” insieme a Paolo Condò, Marcello Lippi e Massimo Tucci per Social Media Soccer.

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