L'esonero di Andrea Stramaccioni è la fine di una lunga parabola discendente, dove il tecnico romano è passato dall'essere il nuovo Mourinho a recordman negativo della storia dell'Inter.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, non tanto tempo fa (eravamo ad ottobre), Massimo Moratti aveva annunciato, in un'intervista a Tuttosport, di non pensare minimamente all'esonero di Stramaccioni; senza dimenticare la presa di posizione dello stesso Stramaccioni, che in una conferenza stampa del 29 marzo aveva detto: "Credo ancora nel terzo posto; quando andrò via dall'Inter, tra 5-6 anni, sarò su un'altra panchina".

Le cose sono andate diversamente, ma di chi è la colpa? Quando c'è un qualcosa che non va, il capro espiatorio di norma è sempre l'allenatore. Ma è possibile che in casa Inter, dopo l'esonero numero 19 dell'era di Massimo Moratti, le colpe siano sempre e soltanto del tecnico? L'alibi degli infortuni, alla luce delle 16 sconfitte stagionali, non regge. Ma la dirigenza, come sempre, non deve passarla liscia: la vendita di Sneijder con due anni di ritardo a sette milioni di euro (contro i 30 che era pronto a sborsare il Manchester United…) le cessioni di Livaja, Longo, Coutinho e così via e una rosa ridotta a pochi elementi alcuni dei quali logori (Cambiasso, Milito e Stankovic su tutti). 

E pensare che, dopo la vittoria allo Juventus Stadium, l'Inter si trovava ad un tiro di schioppo dal primo posto. Ecco, forse è stata proprio la paura di vincere: che l'ombra di Mourinho aleggi ancora ad Appiano Gentile? Forse; o forse non sarebbe più facile cambiare qualcuno della dirigenza?