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  • Campionato e Champions:|E' la pazza idea Juve
Campionato e Champions:|E' la pazza idea Juve

Campionato e Champions:|E' la pazza idea Juve

Questa sera, quando il pullman imboccherà il viale che introduce allo Juventus Stadium, i giocatori potranno leggere dal finestrino: Corso Gaetano Scirea, (1953-1989), stella del calcio bianconero e nazionale. La sua storia cominciò all’oratorio di Cernusco sul Naviglio mentre mangiava un panino. Mangiava e palleggiava, non aveva bisogno di interrompere i morsi per trovare la coordinazione. Palleggiare gli riusciva naturale come respirare, perciò chi lo stava osservando lo portò all’Atalanta. All’Atalanta gli spiegarono: «Sei un mediano e i mediani ogni tanto picchiano. Ad ogni fallo, ti diamouna mancia, ok?» Maal piccolo Gaetano giocare duro non riusciva proprio, gli bastava la classe per recuperare il pallone e passarlo.


Per Gai Gaetano Scirea compirà 60 anni il prossimo 25 maggio. Ripetiamo: non «avrebbe compiuto», ma «compirà». Un giorno nel mezzo di un rovente Fiorentina-Juve, dopo un fallo feroce, piombò e urlò a compagni e avversari: «Non vi vergognate? In tribuna abbiamo moglie e figli: che esempio diamo?» Uno come Gaetano Scirea non muore mai. «Gai» compirà 60 anni il 25 maggio prossimo, nel giorno in cui si giocherà la finale di Champions League, a Londra. Se il largo successo di Glasgow ha tolto stimoli per la gara di ritorno, stasera avvicinandosi allo Juventus Stadium i giocatori bianconeri leggano bene l’indicazione stradale: festeggiare i 60 anni di Gaetano Scirea sotto il cielo di Wembley sarebbe splendido, un atto dovuto alla sua grandezza. Bisogna andare oltre il Celtic e alle trappole di una partita che appare troppo scontata. Bisogna andare a caccia di stimoli. Ce n’è un altro poderoso.

Tra i grandi Solo 15 squadre nella storia del calcio sono state protagoniste dell’accoppiata campionato e Coppa Campioni/Champions League. Lo scudetto è a portata di mano. La Champions molto meno. E’ vero che altre squadre sembrano più attrezzate, maè anche vero che un Barcellona così dimesso non lo si ricorda da anni e che la Juve ha già fatto fuori i campioni in carica del Chelsea. Centrare il double significa pareggiare la gloria delle milanesi: Inter (’64-65, 2009-10, Milan ’93-94) e allinearsi all’eccellenza della storia: il Real Madrid di Di Stefano e Puskas, l’Ajax di Cruijff, il Bayern Monaco di Beckenbauer, il Manchester United di Ferguson, il Barcellona di Guardiola. La Juve di Lippi, di cui Conte è stato l’anima, non ce l’ha fatta.

Occhio al greco Questo è l’avvicinamento psicologico ideale al match. Ignorare i numeri del Celtic nel girone di qualificazione di Champions che la riducono a un avversario trascurabile: 40% di possesso palla (Juve 49%), passaggi esatti 58% (Juve 72%), tiri in porta 39 (Juve 63). Il Celtic non sa tenere palla, la passa male e tira poco. E in trasferta si rimpicciolisce: la vittoria a Mosca contro lo Spartak del 2 ottobre scorso è stata la prima in Champions League dopo 21 tentativi. Cancellare tutto questo. Ricordarsi piuttosto che gli scozzesi nell’inferno del Celtic Park fecero paura per 50 minuti e che, in questa Champions, i Bhoys di Neil Lennon si arresero al Barcellona mondiale solo al 94’. Al Camp Nou e a Mosca fece gol il greco Giorgios Samaras che all’andata non c’era. Ma ricordarsi, soprattutto, che eliminare il Celtic è il primo passo necessario per entrare nella storia grande e per arrivare a Wembley a festeggiare il compleanno di Gaetano Scirea.
 


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