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  • Cani, polli e paracadutisti: le storie più folli sulle invasioni di campo nel calcio

    Cani, polli e paracadutisti: le storie più folli sulle invasioni di campo nel calcio

    • Vittorio Niccolai
    Macedonia: terra di Sharo, il leggendario pastore illirico sbranatore di lupi; terra di Peritas, il mitico cane di Alessandro Magno che sfidò elefanti e leoni; terra dell'husky invasore, che nell'ultimo turno di Europa League è balzato sul campo dell'Arena Philip II di Skopje per addentare gli ospiti vichinghi del Rosenborg. Salvo poi cedere ai grattini del portiere Filip Gacevski. Pancia all'aria. E chi se ne importa di Juan Felipe, che dall'altra parte del campo vorrebbe battere la punizione.

    Anche gli inglesi, di animali, se ne intendono: da quando centocinquanta anni fa hanno inventato le corse dei cani, non smettono di far scorrazzare le bestie a giro. Divertendosi a inseguirle. Come in Brasile-Inghilterra del 1962 (quarti di finale del mondiale cileno). Un cane entra in campo pochi minuti dopo il calcio d'inizio. Il portiere Ron Springett prova ad acciuffarlo. Cilecca. Garrincha, esperto nel seminare i difensori, resta a guardare. Ci pensa Jimmy Greaves, terzo cannoniere inglese di tutti i tempi. A quattro zampe si avvicina al cane, che lo guarda incredulo: afferrarlo diventa così una questione semplice; meno semplice tenerlo stretto mentre ti fa pipì sulla maglia. “A quei tempi non avevamo magliette di ricambio. Ce n'era una sola, quella con cui dovetti giocare per il resto della partita”. A fine incontro, Garrincha deciderà di adottare il piscione. “Sono conosciuto in Brasile come l'inglese che ha accalappiato il cane di Garrincha”, il commento di Greaves.

    Quando diluvia, nel Regno Unito si dice che “piovono cani”. Come il beagle caduto su un campo di settima divisione a marzo, nelle West Midlands: razza diabolica, si è messo alle spalle steward, giocatori e due bambine scese in campo dagli spalti. Per sette minuti. Craig Carter, tifoso dell'Halesowen Town, squadra di casa, dichiarerà al Mirror: “È stato come vedere la versione canina di Maradona. Nessuno riusciva ad avvicinarsi”. Nel Lancashire, invece, meglio un gol oggi che una gallina domani: arrabbiato per la prestazione da retrocessione della sua squadra durante un Blackburn-Wigan del 2012, un pollo ha invaso il terreno di gioco con indosso la pettorina dei Rovers. E a Londra, oltre a gironzolare per Hyde Park, il St James's e il Regent's, sono ormai anni che gli scoiattoli frequentano e vanno a ghiande per i prati degli stadi (Arsenal-Villareal 2006, QPR-Leicester 2013).

    Ma l'animale invasore per eccellenza rimane l'uomo. Di pochi giorni fa la calata sul campo del San Nicola di un tifoso barese, che ha mollato uno schiaffetto al giocatore del Palermo Haitam Aleesami. Di qualche anno fa l'apparizione del Ronaldo tedesco durante un Amburgo-Austria Vienna: l'uomo si avvicina al giovane Jacopo Sala a braccia larghe, suggerendo l'abbraccio; una volta distratto l'italiano, scatta, ruba palla e si invola verso la porta. Il primo steward che prova il placcaggio viene dribblato secco e finisce a mangiare l'erba. Il secondo intuisce il tunnel e chiude le gambe: riesce a recuperare il pallone. Ma l'invasore non si ferma. In mezzo agli scivoloni degli inseguitori, che non riescono a trovare l'equilibrio sull'erba bagnata, il fuggiasco non corre più per la gloria, ma per la libertà che si trova laggiù, oltre il cartellone pubblicitario a bordo campo. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Benny Hill. La stessa che fa da sfondo a un Barnsley-Manchester United del 2009. I Red Devils stanno vincendo 2 a 0 all'Oakwell Stadium: novantesimo minuto, due tifosi dei Tykes decidono che è l'ora di una tedesca. Il portiere del Manchester Benjamin Foster sta prendendo la rincorsa per il rinvio. Si guarda intorno: forse cerca un compagno a cui spedire il pallone, forse medita di tentare la bastarda su Rio Ferdinand. Mentre è lì che ci pensa, viene bruciato da un ragazzo saltato in campo da dietro la porta, che attacca il pallone; l'amico ciccione prende posto nell'area piccola, pronto a ricevere. Foster si rende conto di essere lontano dai pali e cerca un tackle sull'alzatore, ma è troppo tardi. Il pallone scende verso l'area piccola, in slow-motion: Ciccio si coordina, stoppa col ginocchio sinistro e sfonda la porta al volo, di destro. Foster eliminato, viene giù lo stadio. I due invasori si abbracciano e cominciano il giro d'onore davanti ai tifosi in delirio: il secco cade malamente faccia a terra dopo cinque passi e viene calpestato dagli steward; il ciccione, per quanto ne sappiamo, sta ancora festeggiando in campo.

    “Granduca Sei a squadriglia Aquila: vai con guerra psicologica! A pieno volume.” Il fenomeno dell'invasione si evolve con lo sviluppo della tecnologia e dell'ignoranza. In un giorno d'estate del 2013, al Raymond McEnhill Stadium, i ragazzi del Salisbury FC stanno cercando di costruire un'azione che possa far male agli avversari del Chester City, quando in mezzo alla loro difesa atterra un paracadutista. Già è difficile far girare palla in condizioni normali, figuriamoci quando il terzino si ritrova sopraffatto da un paracadute color arcobaleno. Altrettanto inatteso il maggiolone bianco che qualche giorno fa ha invaso il campo dove si stava giocando la partita under 18 fra Al-Jazeera e Shababab Al-Ahly, negli Emirati Arabi: l'ingresso viene annunciato da qualche colpetto di clacson, quindi sgommata feroce verso il centrocampo, slalom fra i mediani, drifting selvaggio sulla trequarti, poi inversione di marcia e uscita con altro colpo di clacson, a mo' di saluto. L'invasione con elicotteri e tute mimetiche è vicina. “Qui Romeo Foxtrot: vogliamo ballare?"


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