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  • Caos arbitri: pronti allo sciopero. E' scontro con la Figc sul voto

    Caos arbitri: pronti allo sciopero. E' scontro con la Figc sul voto

    Gli arbitri sono in guerra, fanno sul serio e potrebbe finire malissimo, addirittura con un clamoroso sciopero «dalla serie A alla terza categoria fino ai settori giovanili». Come scrive il Corriere della Sera oggi in edicola tecnicamente sarebbe un’astensione dall’attività visto che i fischietti sono formalmente tutti dilettanti — anche se in A si guadagna dai 50 mila euro in su — ma la sostanza non cambia: è uno sciopero. Ipotesi della quale si parla da qualche giorno, tratteggiata in maniera sfumata già giovedì scorso durante la conferenza-denuncia del presidente della categoria, Marcello Nicchi, ma che da oggi pomeriggio rischia di diventare una prospettiva concreta. Non per questo fine settimana, né per il prossimo, ma dai vertici l’avvertimento arriva chiaro: se ci togliete il diritto di voto aspettatevi la controffensiva.

    La situazione dovrebbe precipitare oggi: a Roma si tiene l’atteso incontro fra il commissario Fabbricini e le componenti, è lì che esploderà la sanguinosa questione della revoca del 2% dei voti all’aia sia in seno al Consiglio Federale sia nelle assemblee elettive. Il primo duro colpo gli arbitri lo hanno ricevuto lunedì scorso quando, come in realtà si sapeva da un pezzo, deliberando principi informatori degli statuti federali il Coni ha stabilito lo stop al voto degli arbitri in Figc «se non espressamente previsto dalle federazioni internazionali di riferimento». E siccome la Fifa non lo prevede, lo stesso dovrà fare la Figc adeguando il proprio statuto. Nicchi non ci sta. E sta affilando le armi.

    Ieri ha dichiarato di essere «tranquillissimo» e che a Roma avrà «molto da dire», ma la sua posizione è già nota alla controparte: siamo l’unica componente che funziona, giù le mani dai nostri voti o finisce male. A Fabbricini dirà che i regolamenti internazionali a cui si fa riferimento non vietano il voto, semplicemente non lo prevedono: quindi, è la strategia dell’aia, vietarlo in Italia è una facoltà della Figc. Cioè: se non ci vogliono è una scelta politica, non l’adempimento di un obbligo. Da qui la minaccia di combattere fino alla fine contro una decisione giudicata «anticostituzionale». Portando magari la battaglia fuori dai palazzi dello sport e dentro i tribunali?

    Sarebbe un autogol. Il commissario Fabbricini, se gli arbitri dovessero scioperare o scegliere la strada della giustizia ordinaria, potrebbe decidere di commissariare a sua volta l’aia. Lo scontro si preannuncia durissimo in una giornata già calda. In via Allegri si presentano le componenti. Si prova a riformare il calcio che, fuori dal Mondiale, ha toccato il fondo. La strada è in salita, il progetto a medio-lungo termine e passa dalla riforma dei campionati, alla creazione delle seconde squadre, il più urgente e attuabile, alla modernizzazione degli stadi, sino alla riforma dello statuto. Una battaglia. Oggi è solo la prima tappa. Scontro

    I 35 mila arbitri affiliati all’aia non ci stanno a perdere il diritto di voto. E rivendicano anche i risultati positivi del progetto Var, divenuto un punto di riferimento per la Fifa in ottica Mondiale. Il concetto è: in Italia l’eccellenza calcistica siamo noi.

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