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  • Carbone a CM: ‘Lasciare l’Inter l’errore più grande. Ecco come andò la storia del furto della macchina’

    Carbone a CM: ‘Lasciare l’Inter l’errore più grande. Ecco come andò la storia del furto della macchina’

    • Carlo Pallavicino
    L’avventura all’Inter, Walter Zenga allenatore e l’esperienza a Napoli. Così Benito Carbone si è raccontato in diretta su Instagram a Carlo Pallavicino, procuratore di talenti che hanno lasciato il segno nella storia del calcio. Questi i passaggi principali dell’intervista, che potete vedere integralmente nel video:




    ZENGA - “Walter è andato a Cagliari da solo e ha firmato, io mi sono staccato e ora spero di ricominciare a fare l’allenatore da solo. Walter è un allenatore molto aggiornato, che può allenare qualsiasi tipo di squadra. Anzi, potesse allenare una squadra top farebbe meno fatica, lui è stato un’icona del calcio e ha una mentalità vincente, da grande squadra. Lo vedrei molto bene con squadre di alto livello: ha un impatto devastante nei primi 6/7 mesi con la squadra. Vede la partita come pochi in corso, questi due anni con lui mi sono serviti tantissimo visto che ho fatto il primo allenatore per 5 anni e poi sono andato con lui. Ha vinto dei campionati lui, quindi mi è servito molto lavorare insieme a lui. Affronto le cose in modo diverso rispetto a prima, nella gestione della partita, su come leggerla soprattutto. Anche nei momenti più difficili delle partite, lui diceva le cose giuste. Ora non ho la presunzione di dire che voglio questo o quello, ma voglio ricominciare ad allenare e dimostrare il mio valore”.

    FURTO DELLA MACCHINA - “Io a Napoli con la 10 a sostituire Zola in un momento delicato? Era il 1994, mi ricordo. Mi rubarono le valigie quando andammo a firmare, ma poi fu un anno ricco di emozioni. Vi spiego come andò la storia: è stato un errore grandissimo, te lo confermo a distanza di anni. Un errore dovuto al fatto che avevo una grande amicizia con Cannavaro, Tarantino e Taglialatela e loro mi dicevano di cambiare procuratore. Fu una mia scelta sbagliata, me ne resi conto immediatamente. Tu non mi parlasti più per 10 anni, poi è intervenuto Branchini e tutto è tornato a posto. Ho letto le ricostruzioni, come è stata raccontata tutta questa storia. Il fatto che io abbia lasciato il mio grande procuratore Pallavicino non c’entra niente col furto della macchina, che io non ho mai più trovato. Io l’avevo presa, ma non avevo ancora fatto l’assicurazione. L’avevo con la targa prova, quella definitiva tardava ad arrivare ancora. Così andò la storia e da quella volta lì sono rimasto fedele a Pallavicino e Branchini fino al termine della carriera”.

    INTER - “Lasciare l’Inter? Continuo a dirmelo da anni, che scemo sono stato. L’errore più grande della mia carriera è stato andare via all’Inter con la numero 10 sulle spalle, nella mia squadra del cuore. Decisi di andare via, capitò l’occasione di fare l’esperienza inglese. Ero arrabbiatissimo perché non riuscivo a esprimermi come avevo fatto prima, nel nuovo ruolo. Dovevo rimanere lì, sarebbe cambiato tutto poi quando è andato via Hodgson”.

    DI CANIO - “Il più forte con cui ho giocato? Io continuo a dire Di Canio a livello tecnico. In televisione spacca lo schermo, mi piace molto. Anche Adani è il numero uno, per me fa un capolavoro, ogni volta che lo sento per messaggio glielo dico in continuazione”.

    MAGLIE - “Quelle a cui sono più legato sono tre: Torino, Napoli e Inter, per quello che mi hanno dato emotivamente e calcisticamente. Per ogni maglia ho un affetto comunque”.

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