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  • Carpimania: la sconfitta non è orfana

    Carpimania: la sconfitta non è orfana

    • Gabriele Pasca
    Ancora qui, anzi, ancora lì, saldamente ultimi in classifica, con l'ennesimo scontro (quasi) diretto andato in fumo. Inutile nascondersi, almeno un punto era d'obbligo in questa partita. E non si parla di ciò che sarebbe potuto essere, bensì di ciò che sarebbe dovuto essere. Un imperativo categorico, potremmo dire. Eppure il segnapunti resta fermo al primo novembre, a quel penoso pareggio contro l'altra veronese, quella più blasonata, se vogliamo. Non è bastato Castori, acclamato con le palme, come colui che entrò a Gerusalemme e che non nominiamo per non essere blasfemi. Chissà se anche a lui toccherà quella stessa, amara sorte. Certo, almeno una cosa positiva possiamo archiviarla: squadra e tifoseria sono col mister, per quello che possa contare.

    D'altronde, lo ha detto anche Zaccardo in zona mista: "Se giochiamo come il primo tempo non ci salviamo". E non è necessario ricordare ciò che ha detto dopo, anche se trattasi di qualcosa di ottimista. Perché, forse, quando si è così in basso, serve più la grinta degli incazzati che la calma degli speranzosi. E non è necessario neppure spendere troppe parole per commentare quel primo tempo, stigmatizzato da tutti. Anzi, Castori dovrebbe farlo rivedere alla squadra prima di ogni partita, come rappresentazione plastica del concetto di "cattivo calcio". Potremmo anche perdere tempo, parlando di quanto antipatico sia subire gol quando ancora devi pienamente entrare in partita, ma, credetemi, sarebbe un esercizio sterile.

    Parliamo del secondo tempo, invece. Perché le cose cambiano sempre quando tutto sembra perduto. E, come se non bastasse, anche il fato ci mette lo zampino. Diciamolo sottovoce, per non far gongolare i giocatori, ma il pareggio sarebbe stato sacrosanto. È vero, forse la stessa giaculatoria sì è sentita troppo spesso nel corso del campionato. Ciononostante, anche oggi, alla luce di quel cambio di passo, risulta più che fondata. Ma forse è semplicemente la legge del calcio, perché qualcuno deve scendere e, tra quelle che hanno tentato di scrollarsi di dosso questa amara sorte, il Carpi è stata la meno abile.

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