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  • Carpimania: Lasagna illude tutti ma la Roma 'è impressionante'

    Carpimania: Lasagna illude tutti ma la Roma 'è impressionante'

    • Gabriele Pasca
    Altro turno, altra gara, altro pieno di complimenti, ma ancora a secco di punti. Il Carpi non è bastato neppure stavolta e, dopo Firenze e Napoli, la sconfitta arriva in casa, da una Roma più agguerrita, più propositiva, più quadrata, più costante, insomma, più tutto: di sicuro sempre più spallettiana, per visione di gioco e per cinismo. Eppure questa partita Castori l’aveva preparata quasi maniacalmente, facendo salire tantissimo il ritmo degli allenamenti, già molto alto. Le ragioni erano tante, a partire dalla voglia tremenda di togliersi quel sassolino che alloggiava nella scarpa ormai da troppo tempo, da quel Roma-Carpi 5-1, costata la panchina al mister marchigiano. Poi, naturalmente, c’è il bisogno assoluto di accumulare punti, tanti punti, in qualsiasi modo, perché qui tutti continuano a ripeterlo: “nella salvezza ci crederemo finché la matematica non ci condannerà”.

    Quella traversa di Salah al 43’ ha illuso un po’ tutti, che il Carpi, questa volta, avrebbe avuto la fortuna dalla sua, dopo un primo tempo comunque non emozionante, anche se di assoluta predominanza giallorossa. Anche il gol del pareggio, nato sì dall’ottimo pressing di Mbakogu, ma soprattutto dalla leggerezza difensiva di Rudiger, aveva fatto sperare quei pochi carpigiani al Braglia, comunque a maggioranza giallorossa, che l’impresa, questa volta, sarebbe arrivata. Invece il demone della “zona Cesarini” torna a bussare alla porta, e chiede il conto di una partita giocata, nel complesso, poco. Dzeko e Salah affossano qualsiasi speranza, ma a guardare le statistiche, non c’era storia già da parecchio. Basti pensare che la Roma è riuscita ancora a superarsi: dopo il record personale, stabilito nella gara di andata all’Olimpico, con il 68,1 % di possesso palla, i capitolini si attestano al 73 %. Insomma, difficile riuscire a spezzare le maglie di una trama fitta, intensa e sempre costante.

    Domenica prossima si ritroverà il Torino, all’Olimpico, lieto ricordo di una prima vittoria, storica. La situazione era nettamente diversa, certo. In panchina, nel Carpi, non c’era neppure lo stesso mister. Era però diversa anche per il Toro, che all’epoca viaggiava nella parte alta della classifica, con buone prestazioni e concedendo sempre molto poco. Ora la storia è un po’ cambiata, volendo usare un eufemismo: nelle ultime nove partite di campionato (dieci, contando anche la coppa) i granata hanno imbastito solo una vittoria, quella del 16 gennaio contro il Frosinone. Servirà cinismo e la capacità di saper approfittare di un momento difficile, per una piazza che ora contesta a gran voce tecnico e dirigenza. La salvezza passa anche da questo.

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