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Caso Benfica, più di uno stato: il giudice ultrà sorteggiato due volte

Caso Benfica, più di uno stato: il giudice ultrà sorteggiato due volte

  • Pippo Russo
    Pippo Russo
Per rendere evidente l'anomalia è stato necessario che a denunciarla fosse un'altissima fonte di stampa internazionale. È ciò che ha fatto il New York Times con un articolo del suo giornalista di punta in materia d'inchiesta sullo sport, Tariq Panja. Pubblicato in data 22 aprile 2020, il testo è accompagnato da un titolo eloquente: “Il club calcistico come uno Stato Sovrano”. 

Il club in questione è il Benfica, che in Portogallo è un'istituzione più potente di qualsiasi governo in carica, la nazione trasversale che taglia le divisioni politico-culturali in patria e si espande all'estero come il più forte elemento identitario presso la vasta diaspora lusitana. Una forza che i concorrenti calcistici in patria descrivono come intoccabile. Del resto, di quale sia il rapporto fra il club encarnado e le istituzioni del suo paese è data testimonianza fin dall'incipit dell'articolo firmato da Panja.

Vi si riferisce infatti l'aneddoto riguardante il giudice Paulo Registo. Questi è un tifoso dichiarato del Benfica, come facilmente si apprende dalle foto che egli pubblica nei propri profili social. Il giudice si fa ritrarre in tribuna allo stadio Da Luz o per strada mentre esibisce la sciarpa del Benfica, con una maglia rossa che in entrambe le immagini s'intravede sotto il giubbotto e sembra proprio quella indossata in partita dalle Aguias. E non è ancora tutto. Perché altre foto, opportunamente collezionate in una galleria pubblicata dal sito web del settimanale Sabado, mostrano alcuni post con cui il giudice commenta i fatti del campionato portoghese. Considerazioni da tifoso acceso, come quelle fatte a margine di un Porto-Benfica perso dagli encarnados al termine di una gara caratterizzata da episodi contestati. In quei post il giudice parla di un ritorno ai tempi di “Apito Dourado” e della “fruta”.

I riferimenti sono chiari. Lo scandalo “Fischietti Dorati”, una fra le più gravi vicende di presunta corruzione nella storia del calcio portoghese per la quale il Porto venne condannato dalla giustizia sportiva assieme al Boavista (i due club verranno in seguito riabilitati). E la “frutta”, che nel codice ricavato dalle intercettazioni telefoniche indicherebbe le prostitute, offerte agli arbitri secondo quanto sostenuto dagli inquirenti (“fruta para dormir”). Insomma, commenti che se espressi da un tifoso qualsiasi non desterebbero interesse, ma che se scritti da un giudice segnalano una grave questione di opportunità.

Ma a proposito di opportunità dei comportamenti via social del giudice Paulo Registo, quello che più di tutti desta perplessità è un like. Viene aggiunto a un post in cui si parla di Rui Pinto, il whistleblower che ha avviato l'operazione Football Leaks. Il commento postato da un utente Facebook fa riferimento a “Rui Pirata Pinto a Bisbilhotar”. Che tradotto significa più o meno “Rui pirata Pinto il ficcanaso”. E il fatto che Paulo Registo metta un like a questo commento è inopportuno non soltanto perché egli è un giudice, ma anche e soprattutto perché egli è il giudice chiamato a presiedere il collegio del processo in cui Rui Pinto è imputato. Sarebbe questa la sua terzietà di giudizio? Fra l'altro, quello intentato a Rui Pinto è un processo che i dirigenti del Benfica seguono con grande attenzione. Sia perché molte rivelazioni di Football Leaks hanno coinvolto il club encarnado, sia perché non è mai stato del tutto chiarito se Rui Pinto sia dietro un'altra grande operazione di divulgazione di materiali segreti, che in questo caso ha il Benfica come unico oggetto d'interesse: l'operazione “Mercado do Benfica”. 

Dopo essersi accorto di averla combinata grossa Registo chiede di essere dispensato dal procedimento. Non altrettanto fa un'altra componente del collegio giudicante, Helena Leitão. Che si limita a mettere il proprio mandato a disposizione. Motivo? Dopo essere stata inserita nel team ha scoperto una condizione di possibile incompatibilità. Una delle presunte parti lese nel processo è infatti l'avvocato João Medeiros, il cui computer sarebbe stato violato da un'incursione di Rui Pinto. Stando a quanto dichiarato dalla giudice Leitão all'organo giudiziario competente, Medeiros è il suo avvocato in un altro processo. Ciò che costituirebbe un rischio di conflitto d'interessi. E a questo punto, con un collegio in cui due giudici su tre hanno chiesto dispensa, resta da capire come si comporterà l'autorità giudiziaria portoghese chiamata a sciogliere il nodo. Di sicuro i tempi del processo dovranno slittare. 

Questioni procedurali che troveranno una soluzione. Non trovano invece soluzioni le questioni legate al peso politico che il Benfica esercita in Portogallo. Una situazione che dai tifosi delle rivali si è vista assegnare un nome: Benfiquistão. Il Portogallo sarebbe il Benficastan e ciò va perfettamente in armonia con quanto sostenuto nell'articolo del New York Times firmato da Tariq Panja. E per rendersene conto basterebbe guardare chi popola la tribuna autorità in occasione delle partite giocate al Da Luz: magistrati e banchieri, parlamentari tanto maggioranza quanto d'opposizione e finanzieri, avvocati di grido e funzionari di polizia.

Non ne è un grande frequentatore Jorge Mendes, che pure col Benfica ha stretto un patto d'acciaio negli anni più recenti. Invece non mostrano remore a farsi fotografare su quel palco i due politici più potenti di questo scorcio di storia portoghese: il primo ministro António Costa e il ministro delle Finanze, nonché presidente dell'Eurogruppo, Mário Centeno. Difficile riscontrare una concentrazione altrettanto elevata non soltanto in Portogallo (dove pure le tribune autorità di Porto e Sporting sono ottimamente frequentate), ma anche all'estero. E nell'osservare certi quadretti rimane irrisolto il dilemma: è il Benfica a beneficiare del fatto di avere così tanta parte delle élite portoghesi nell'esercito dei tifosi, o sono le stesse élite portoghesi a fare del Benfica il circolo privilegiato per la costruzione delle relazioni? 

Probabile che la verità stia nel mezzo. Ma al di là di quale possa essere la risposta al dilemma rimane il fatto che il club encarnado sia davvero qualcosa di molto simile a uno stato-nazione. Che accoglie con disappunto il fatto di vedere tale status dichiarato attraverso le colonne del quotidiano più influente al mondo. Agli avvocati del Benfica tocca pure rispondere alla lista di domande che Tariq Panja fa pervenire al club. E il tono della risposte è costantemente polemico, a tratti malmostoso. Magari sarà anche a causa di uno stato d'animo emotivamente alterato che gli avvocati, nel testo, si lasciano scappare una formulazione sulla quale tocca intervenire e correggere

Il passaggio che richiede correzione riguarda Paulo Gonçalves, l'ex consulente giuridico del club allontanato per il ruolo rivestito nello scandalo “e-tuopeira” (talpa elettronica). Uno scandalo che richiede un racconto a sé. Provvederemo nel prossimo articolo. Per il momento basta dire che Gonçalves ha preso tutte le colpe su di sé e per questo andrà a affrontare un processo dal quale invece il Benfica è stato escluso. Il processo si terrà nei prossimi mesi ma intanto si sa da chi è composto il collegio dei giudici. Indovinate un po' chi ne fa parte? Nientepopodimeno che Paulo Registo. Per la cronaca, in Portogallo i giudici vengono designati per sorteggio. Forse ancora col metodo delle palline. 

(1. continua)

@pippoevai

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