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Ce l'ho con... la Uefa: amichevoli e Nations League inutili e pericolose in tempo di Covid. E il protocollo è già morto

Ce l'ho con... la Uefa: amichevoli e Nations League inutili e pericolose in tempo di Covid. E il protocollo è già morto

  • Andrea Distaso
    Andrea Distaso
Il protocollo Uefa è morto, a patto che sia mai esistito. E' questa la notizia della settimana sul fronte calcistico, vivacizzata dalla polemica furibonda che sta infuriando tra Juventus, Napoli, istituzioni sportive e quelle politico-sanitarie dopo la mancata disputa del big match dell'ultimo turno di Serie A. E certificata dalla decisione delle autorità islandesi di impedire il regolare svolgimento della partita tra la propria nazionale Under 21 quella italiana a causa dei 5 casi di positività al Covid riscontrati nella delegazione azzurra.

IL PRECEDENTE ISLANDESE - Chi pensava che il pasticcio di Juve-Napoli potesse essere un unicum tipicamente italiano, frutto della sottoscrizione di un protocollo mal scritto e forse non adeguato alla realtà di un Paese con contagi in continua risalita, sarà rimasto sorpreso da quanto è avvenuto in Islanda. Perché si tratterà pure di qualificazioni all'Europeo Under 21, ma la scelta del governo di uno stato di scavalcare un accordo stipulato dalle varie federazioni continentali (con 13 giocatori disponibili si dovrebbe scendere in campo) costituisce un precedente "pericoloso" per il futuro. Un "attentato" al regolare svolgimento e alla possibilità di portare a termine le competizioni, nazionali ed internazionali. Un nuovo scenario che sposta soprattutto l'attenzione su un aspetto sin troppo sottovalutato: risponde a qualche criterio di razionalità la scelta di Uefa e Fifa di dare spazio alle nazionali, con i contagi da Covid in costante risalità in tutto il mondo?

RISCHI INUTILI - Dopo mesi di sacrifici e salti mortali per portare a termine la stagione scorsa e per dare il via a quella appena partita, ogni sforzo rischia di essere vanificato dalla scelta scellerata dei massimi vertici europei e mondiali di sottoporre i calciatori a lunghi viaggi e al rischio di contrarre il virus in giro per il pianeta e di aumentare le possibilità di nuovi focolai all'interno degli spogliatoi dei rispettivi club. Se giustamente in tanti stanno ponendo l'attenzione sulla necessità di far rispettare i protocolli sanitari in maniera molto più ferrea di quanto non sia avvenuto ultimamente, che senso può avere organizzare inutili amichevoli o far svolgere una competizione di cui nessuno sentiva la mancanza come la Nations League? Misteri della fede e del protocollo.
 

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