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  • Cessione Sampdoria, si va verso il no di Ferrero a Vialli: tutti i motivi del rifiuto

    Cessione Sampdoria, si va verso il no di Ferrero a Vialli: tutti i motivi del rifiuto

    • Renzo Parodi
    L’ultimatum scade lunedì 12 agosto, forse non a caso nel giorno del compleanno numero 73 della Sampdoria. Entro quella data Massimo Ferrero dovrà rispondere all’offerta presentata dalla LCC che fa capo a Gianluca Vialli e ai tycoons Usa, Dinan e Knaster: 80-85 milioni di euro (dipende dai bonus legati alle cessioni di Andersen e Praet, già perfezionate con Lione e Leicester). Soldi cash, tutti e subito. Le previsioni inclinano verso il no ed ecco perché. 

    A convincere Ferrero a vendere la Sampdoria non è bastato l’intervento concreto di Edoardo Garrone, che nel 2014 gli aveva regalato la società, garantendo i debiti con una serie di fideiussioni bancarie. Garrone si era offerto di garantire i bonus inseriti nella prima offerta di Vialli (54 mln più 30 di bonus), anticipando i relativi quattrini: una sorta di prestito a favore del gruppo Vialli, che lo avrebbe rimborsato una volta materializzati i vari bonus sulla rivendita di alcuni calciatori (Muriel, Fernandes e altri) e sui piazzamenti in classifica della Sampdoria nei prossimi due campionati. Ferrero però sembra irremovibile.

    Tutti i segnali che provengono dal Viperetta indicano infatti che l’attuale proprietario del club blucerchiato risponderà picche a
    Vialli. E si terrà la Sampdoria. Vuole, anzi pretende 95 milioni e non intende recedere. Neppure Vialli farà un passo avanti. L’offerta presentata formalmente la scorsa settimana è definitiva e non negoziabile. E dunque dopo mesi e mesi di contatti, ambasciate, analisi dei conti, trattative più o meno sotterranee (Vialli muto come un pesce, Ferrero facondo e pronto ad alzare polveroni  per nascondere le proprie intenzioni), si è arrivati alla fine (infausta) della pochade in salsa calcistica. L’ex bomber della Sampdoria, della Juventus e della Nazionale non rilancerà e si ritirerà in buon ordine. Agli americani non piacciono i mercanteggiamenti in stile suq. Probabilmente affiderà lunedì o martedì prossimi ad uno stringato comunicato scritto le proprie buone ragioni. Ferrero invece che farà?

    Per il momento è beato in vacanza ad Ibiza, dove si è fatto ritrarre, senza barba e con sorriso sornione stampato in faccia (tipo: “visto? Ve l’ho fatta”), assieme all’amico-rivale Enrico Preziosi, patron del Genoa. Tra i due spicca una marmorea e lievemente imbarazzata Alba Parietti che non più tardi di una decina di giorni fa, “da tifosa juventina” si era congratulata con l’amico Vialli per quello che pareva ormai un affare concluso. Cosa è successo in quel breve lasso di tempo? Che cosa ha convinto Ferrero, travolto dalla montante contestazione della piazza, a rifiutare i soldi americani di Vialli e del suo socio Fausto Zanetton? In realtà non è successo nulla di particolare. Semplicemente, Ferrero ha tenuto duro su una richiesta – 100 milioni tutti e subito, ma anche 95 alla fine potrebbero andare bene – pur sapendo perfettamente che Vialli non avrebbe raccolto. O forse proprio perché lo sapeva, ha ripetutamente fatto filtrare che l’offerta di Vialli non era soddisfacente e che la Sampdoria valeva di più. Un modo per smontare, agli occhi dei tifosi, la carismatica figura di Vialli, uno degli eroi eponimi dello scudetto vinto nel 1991, con Boskov in panchina e Paolo Mantovani in plancia di comando di quella Samp d’oro. Ferrero insomma si preparava a far ricadere sulle spalle di Vialli la “colpa” del fallimento della trattativa. 

    Le cose stanno diversamente. Al fondo delle cose ha prevalso in Ferrero lo spirito dal giocatore d’azzardo. Soffocato dai debiti nei quali sono sprofondate le sue aziende, Ferrero sa che la Sampdoria è la sua ancora di salvezza. Gli dà visibilità, ruolo sociale, relazioni politiche e non. C’è poi l’argomento personale. Si è innamorato del ruolo di padre-padrone e uscire di scena dal mondo del pallone non è mai stata per lui una vera opzione. Difatti aveva tentato di aggiudicarsi il Palermo, spedito fra i dilettanti dalle note disavventure. Assalto fallito perché il sindaco della città, Orlando, gli aveva preferito l’imprenditore palermitano Mirri. Era stato tentato anche dall’Avellino (che interessa pure a Preziosi, enfants du pays) ma alla fine aveva desistito. La Sampdoria rimane dunque la sua ultima trincea. Secondo Milano Finanza – che non ha ricevuto mai smentite in proposito – la Eleven Finance, società immobiliare e cinematografica di Ferrero, affidata alla figlia Vanessa, a fine 2017 aveva accumulato debiti per oltre 47 milioni di euro, nonché altri 25,4 milioni nei confronti dell’Erario. Tra le esposizioni spiccano i 31,7 milioni del finanziamento ottenuto un anno fa per salvare i suoi cinema dal pignoramento; quattrini che devono essere restituiti entro il prossimo settembre alla Da Bank che aveva acquistato il credito a suo tempo rilevati da Unicredit. Nel 2018 le perdite della Eleven Finance erano state pari a oltre 55 milioni di euro e insomma la situazione delle sue imprese extracalcio è a dir poco delicata. C’è infine la vicenda giudiziaria che vede imputato Massimo Ferrero per presunti intrallazzi che sarebbero costati oltre un milione di euro, prelevati fraudolentemente dal bilancio della Sampdoria. Il gup si pronuncerà il 20 settembre sulla richiesta di mandarlo a processo.

    Di fronte a questo precipizio, chiunque avrebbe accolto con sollievo gli oltre 80 milioni di euro versati pronto cassa da Vialli. Ferrero però non è un personaggio qualunque. Il rischio lo esalta e l’idea di resistere a dispetto dei santi – i tifosi hanno ripetutamente chiesto la sua testa e preparano la contestazione permanente – aggiunge adrenalina al suo temperamento. Quanto ai debiti, lo slogan è: stiamo a vedere che succede. Se c’è qualcuno che perderà il sonno – è il ragionamento del Viperetta - non sarò certamente io. E dunque il testardo testaccino, rimasto tenacemente innamorato della sua Roma (tanto da aver ripetutamente tentato di portare a Genova Totti, per organizzare con lui lo sbarco sul Tevere), si appresta ad iniziare la sesta stagione alla guida della Sampdoria. 

    Nelle more della stucchevole trattativa per la vendita del club il mercato si è impantanato e il neo tecnico Di Francesco manifesta i primi segni di nervosismo. La squadra non è affatto completa. Ha avuto Maroni, Thornsy, Murillo, Chabot, Augello, Bonazzoli ma il suo 4-3-3 è vedovo di due esterni sicuri; almeno uno arriverà, al momento tuttavia le trattative per Emiliano Rigoni con lo Zenit San Pietroburgo e Ben Arfa (svincolato) sono finite sul binario morto. L’ultima idea è il guineano classe 1996 Francois Kamano, esterno del Bordeaux, valutato una quindicina di milioni. Servirà un degno sostituto di Praet, passato quasi fuori tempo massimo al Leicester per 20 milioni di euro, più 1,5 di bonus. Con Andersen venduto  circa un mese fa all’Olympique Lione, (26 mln cash e 4 di bonus) Ferrero ha colmato uno delle tre voci variabili previste dall’offerta di Vialli; ai 50 milioni previsti (che a lui ne frutterebbero dieci) mancano solo i 5,5 milioni dei bonus dei due giocatori ceduti. Questo è a stato il primo inciampo, a quanto pare insormontabile, tra Ferrero e Vialli. Il Viperetta ha chiesto che quei soldi gli venissero versati all’atto della vendita. Secondo ostacolo delineatosi negli ultimi giorni, alcuni crediti che Ferrero sostiene di vantare nei confronti del club e che vorrebbe monetizzare immediatamente. Se gli fossero riconosciute entrambe le voci che reclama, l’attuale proprietario del club otterrebbe i 90-95 milioni che pretende. In entrambi i casi viceversa Vialli ha opposto un netto rifiuto e questo muro contro muro sta conducendo l’affare sugli scogli.

    Ferrero dovrà tentare di riguadagnare qualche posizione nella considerazione del pubblico, ma non sarà facile. E’ andato oltre ogni limite, calpestando la storia della Sampdoria e profondendosi in ripetute dichiarazioni d’amore all’indirizzo della Roma e infine anche del Palermo. Dalla sua ha una situazione di cassa invidiabile (i 50 milioni entrati da Praet e Andersen) e l’obiettiva consistenza del patrimonio immobiliare del club: il nuovo centro di allenamento di Bogliasco quasi ultimato, i lavori allo stadio Ferraris in società col Genoa. Alla fine, come sempre, conteranno i risultati. Quelli ottenuti sul campo, ovviamente. Come si dice a Roma: “Le chiacchiere stanno a zero”.

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