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  • Si fanno la guerra, ma Samp e Genoa sono due facce della stessa medaglia

    Si fanno la guerra, ma Samp e Genoa sono due facce della stessa medaglia

    • Renzo Parodi
    Genova ha i giorni tutti uguali. E chi l'ha detto? Paolo Conte che ne sa di calcio? Il pallone rotola infuocato sotto la Lanterna. E ardono di rabbia, delusione e rimpianto le due facce della mela calcistica cittadina. Massimo Ferrero non molla la Sampdoria agli americani di Gianluca Vialli. Enrico Preziosi dice di essere disposto a rinunciare al Genoa ma offerte vere e proprie finora non se ne sono viste. L'ex presidente blucerchiato Edoardo Garrone, che giusto cinque anni fa regalò il club a Ferrero, avverte a muso duro il Viperetta: “E' un buffone e un cialtrone e parla a sproposito. Ha gestito bene la società ma ora deve vendere. Se non lo fa è un pazzo”. E Ferrero, a quanto pare, non vende proprio.

    Un paio d'ore prima delle cannonate di Garrone a Ferrero, Vialli aveva diffuso un algido comunicato nel quale annunciava il ritiro “dopo lunghe ed estenuanti negoziazioni” dalla trattativa per l'acquisizione del 100% del capitale della Sampdoria. Una doccia gelata per tutti i tifosi del club del Baciccia che sognavano il ritorno del bomber dello scudetto, con la carica di presidente e i quattrini da investire di James Dinan e Alex Knaster, proprietari rispettivamente dei fondi di investimento York Capital e Pamplona. Attenzione: niente fondi. Dinan e Knaster avrebbero finanziato l'acquisto del club genovese attraverso capitali propri. Secondo fonti qualificate l'ultima offerta, formulata la scorsa settimana durante un incontro veneziano tra Vialli e Ferrero, sarebbe stata di 70 milioni di euro cash, 8-10 di bonus legati a vendita di calciatori e futura posizione di classifica della squadra, oltre all'accollo dei debiti, stimati in una cinquantina di milioni.

    Ferrero ha ribattuto di aver ricevuto un'offerta assai più leggera: 45 milioni cash più 20 di bonus e un rilancio di appena 2 milioni e mezzo di euro. Per combinazione questa era la stata la primissima offerta del gruppo Vialli, subito rispedita al mittente. “Io non ho aumentato il valore della Sampdoria, semmai l'ho ridotto perché sono rimasto colpito dalla voglia e dall'impegno di Vialli – ha commentato Ferrero – Però più di tanto non posso fare. Un conto è vendere, un altro è svendere”. E a Garrone: “Se vuole se la ricompri, la Sampdoria”. “Dispostissimo a farlo – ha replicato l'ex patron – allo stesso prezzo che Ferrero ha pagato per averla”. Ossia gratis. I tifosi non hanno dubbi. L'ultima offerta di Vialli era non solo ricevibile, ma allettante, soprattutto alla luce del fatto che Ferrero aveva acquisito la Sampdoria gratuitamente da Garrone e non vi aveva mai investito neppure un euro di suo. Non si comprende perché Ferrero si ostini ad alzare il muro dei no. Oltretutto il presidente della Sampdoria deve onorare entro settembre un debito di 31,7 milioni di euro col finanziatore internazionale che nell'agosto 2018 gli consentì di evitare il pignoramento di quattro locali cinematografici romani, tra i quali il prestigioso cinema Adriano. Dove troverà quei quattrini, visto che le banche non gli concedono altri finanziamenti?

    Ferrero ha perso la sua carta vincente, il vicepresidente Antonio Romei. I due hanno litigato quando Ferrero ha scoperto che Romei sarebbe rimasto in carica nel nuovo cda di Vialli e la rottura finale è avvenuta a causa del blitz del Viperetta a New York per incontrare Dinan e strappargli un accordo migliore di quello che stava negoziando Romei. Il quale è stato tagliato fuori dalla trattativa con gli americani. Con l'esito che si è detto: fallimento. Qualcuno ipotizza una mossa strategica da parte di Vialli. Uno choc calcolato per ridurre Ferrero a più miti consigli. Tra costoro l'ex presidente Enrico Mantovani che ha twittato: “Mai dire mai. Nelle trattative spesso ci sono degli stop and go. Calma e sangue freddo”. Fra un colpo di scena e un attacco ad personam la Sampdoria è un cantiere. Ferrero non ha ancora liberato Giampaolo, atteso dal Milan, e traccheggia sul nome del nuovo tecnico. Ha bloccato Pioli, tre anni fa gli aveva preferito Giampaolo perché – confidò – Pioli non i ha trasmesso niente”. Aspira a convincere Di Francesco che ha avuto un lungo colloquio con Osti. La Sampdoria gli ha offerto due anni di contratto a 1,8 milioni a stagione, l'ex tecnico della Roma (a cui è legato da un anno di contratto a 3 milioni di euro) chiede garanzie tecniche per accettare l'incarico. Sa che Andersen e Praet saranno ceduti ma desidera capire come verranno sostituiti e quale sarà l'ossatura della squadra. Ferrero si era illuso di riportare a casa Daniele Pradè che ha divorziato dall'Udinese. Ma l'ex capo dell'area tecnica ha scelto la Fiorentina e allora il buio resta al di qua della siepe blucerchiata.

    Nella querelle tutta sampdoriana tra Garrone, Ferrero e Vialli si è inserito il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, offeso dai giudizi di Garrone. L'ex proprietario del club si è lasciato scappare, incontrando in una piazza genovese alcune centinaia di tifosi blucerchiati e quindi ospite dell'emittente tv Primocanale, frasi al cianuro sui conti del Genoa. “C’è un’altra società a Genova che nessuno vuole comprare perché è piena di debiti e non è la Sampdoria. Da quel che so il suo bilancio è alquanto complicato”. A Preziosi queste parole hanno fatto saltare la mosca al naso. Ha inviato alcuni sms a Garrone mentre si trovava ancora in trasmissione e quindi ha dichiarato: “Mi spiace sentire certe cose, perché i conti del Genoa non sono sani, ma sanissimi. Forse a Garrone brucia ancora l’ultima retrocessione (propiziata da un gol al 92' del genoano Boselli, ndr)… Spero che adesso lui abbia il coraggio di ripetermi certe cose in faccia, visto che frequentiamo la stessa spiaggia. Nel frattempo, però, lo querelo”. Oddio, conti sanissimi...

    L'ultimo bilancio, al 31 dicembre 2018, segnala un miglioramento della situazione debitoria complessiva che tuttavia resta ancora assai pesante: 203 milioni di euro di debiti, parzialmente compensati da 103 milioni di crediti. Troppo alto il monte ingaggi (oltre 48 milioni di euro) a fronte di 43 milioni di diritti televisivi. Anche Preziosi è alle prese come Ferrero con la contestazione popolare, esplosa nella tormentata coda dell'ultimo campionato, concluso con una salvezza all'ultimo istante a spese dell'Empoli, retrocesso a causa degli scontri diretti. Si parla di un interessamento per il Genoa del fondo York, lo stesso di proprietà di Dinan. Vialli nel comunicato sul fallimento della trattativa con Ferrero, ha escluso che la CalcioInvest LLC abbia in corso valutazioni su altri club italiani di calcio, Nel caso del Genoa però potrebbe trattarsi del fondo vero e proprio. Si tratterebbe di un primo approccio suscettibile di approfondimenti. Preziosi confida di sentirsi un po' stanco e promette di valutare benevolmente offerte serie e referenziate. Il timore dei tifosi del Genoa è di ritrovarsi di fronte all'ennesimo teatrino, concluso con Preziosi “costretto” a restare in plancia per mancanza di acquirenti. Una pièce già più volte recitata in casa del Grifone.

    Per ora dunque Preziosi resta signore e dominus. Ha liquidato Prandelli (contratto fino a giugno 2020 a un milione di euro, che sarà transato) e pensa ad Aurelio Andreazzoli come inquilino della panchina rossoblù. Mantiene a libro paga ancora per un anno sia Juric (se non firmerà per il Verona) che Ballardini, e deve sfoltire un organico costoso e pletorico. Ha promesso Romero alla Juve ma potrà trattenerlo almeno un altro anno e riavrà in prestito dall'Inter il portiere Radu. I giorni di Genova in questo scenario sì, sono tutti uguali.

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