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  • Che bel Clásico, e che bel Real! Zidane vince con merito, al Bernabeu è spettacolo puro
Che bel Clásico, e che bel Real! Zidane vince con merito, al Bernabeu è spettacolo puro

Che bel Clásico, e che bel Real! Zidane vince con merito, al Bernabeu è spettacolo puro

  • Francesco Marolda
    Francesco Marolda
Cambia padrone la Liga. Il Real che s'era visto sfilare dal Barcellona il primo posto, torna re di Spagna del pallone a capo d'uno scontro diretto da tenere registrato e da rivedere quando il calcio sembra non regalare più emozioni. Vince il Real Madrid e non c'è nessun dubbio sulla sincerità del risultato. Vince con un gol d'un brasiliano di vent'anni, Vinicius, e il secondo d’un giovanotto del quale Zidane non si ricorda mai: Mariano Diaz. Ma questo conta poco, perché non delude, il Clasico. Il numero 180 di una storia che tra un po' sarà pure centenaria. Non delude. E non solo perché sul prato porta gente che ha grande amicizia col pallone e parentela stretta con la qualità. Non delude anche perché c'è troppo in gioco. C'è una fetta di scudetto alla quale nessuno può e vuole rinunciare. Per questo il Real e il Barça ricamano il loro miglior calcio degli ultimi tempi. Non si studiano. Non ne hanno bisogno. Si conoscono troppo bene e tutto sanno l'uno dell'altro per stare là a perdere tempo con la ricerca del tatticismo giusto. No, nulla di questo.

Si comincia ed è subito calcio come ai vecchi tempi. Lasciati chissà dove i problemi, i timori, le fatiche e i brutti pensieri, il Real e il Barcellona la mettono subito sul piano del confronto vero, entusiasmante. Sì, si capisce subito che questo Clasico regalerà emozioni. E' calcio ben organizzato, quello che si vede. Ed è confronto tra due filosofie diverse. Il Real cerca subito la velocità, la verticale tagliente, la ripartenza feroce; il Barça, invece, ha un calcio un po' più compassato, un calcio d'agguato fatto d'un palleggio fitto in attesa dell'imbucata giusta o del sinistro della sua "luce" là davanti. Però mai lento, quel palleggio. Sia il Real che il Barça, infatti, fanno correre il pallone, lo giocano ad uno o due tocchi al massimo. Certo, sono scelte, queste, che mettono nel conto anche errori di misura e pericolose ripartenze, ma che volete che siano a fronte di un calcio corso a cento all'ora, aperto, sempre assai propositivo, legato all'imprevedibilità d'una giocata e con il gol che non puoi sapere a chi sorriderà.

Sì, nessun dubbio: questo Clasico è uno dei migliori degli ultimi tempi. Con Zidane che all'ultimo momento preferisce Marcelo a Mendy basso a sinistra e Vinicius a Bale alto a destra e che, come gli piace fare, sistema Isco alle spalle delle punte. Quique Setien, invece, recupera Jordi Alba in difesa e non rinuncia a Vidal falso trequartista e uomo tuttofare tra centrocampo e attacco. Bene, spinto anche dallo stadio di famiglia, parte subito forte, il Real Madrid, ma Benzema e due volte Kroos hanno il piede non in gran serata. Non corre rischi, Ter Stegen. Ne corre e come, invece, Courtois quando il Barcellona comincia a far sul serio anche dalle parti dell'area di rigore. Infatti, deve dar fondo a tutta la sua esperienza per "raffreddare" prima Arthur (34') e poi negare il gol a Messi quattro minuti dopo. Due tentativi di passare che ricordano al pubblico Real che non farebbe male un poco di prudenza, visto che negli ultimi quattro anni per il Barça il loro prato è stato sempre terra di conquista. Sì, è vero, per la bellezza e la velocità del gioco poche sono le conclusioni e non ci sono gol, ma succede quando, come stavolta, sono di fronte la miglior difesa (Real) e il miglior attacco (Barcellona) della Liga. E non ci sta, il Real Madrid, che, oltretutto, sa di non poter sprecare l'occasione, infatti, e per riprendersi quel primato che il Barcellona da poco gli ha sfilato.

Non ci sta, il Real e, infatti, dopo il riposo torna in campo indiavolato. Chiude il Barça, l'assedia, lo tiene inchiodato davanti al suo portiere. E che portiere! Miracoloso, Ter Stegen, quando (55') vola sino all'angolo alto alla sua sinistra per buttare fuori dalla porta chissà come un destro di Isco da tutti già battezzato come gol. E se non c'è Ter Stegen c'è Pique a salvare tutti. Come quando (61') cattura sulla riga un pallone sfuggito al portiere messo in difficoltà da Isco, Con la testa, questa volta. Non corre, vola, il Real. Non attacca, aggredisce in questo avvio di secondo tempo. E s'infiamma il Bernabeu. Che calcio, signori! E che Clasico questo Clasico! E che Real, questo Real che, com'è nell'aria, il gol lo fa. Con Vinicius, con questo giovanotto del Duemila arrivato dal Flamengo e nonostante la giovane età già pagato caro e amaro. E' Carvajal a metterlo in moto sulla fascia di sinistra. Se ne va da solo, Vinicius, entra in area e, defilato, cerca con il destro il secondo palo. Ter Stegen forse ci sarebbe anche arrivato, ma Pique tocca e lo tradisce. Real Madrid sopra d’un gol e sopra anche d’un punto nella classifica di Spagna.

Il Barcellona? Da quando il Real va a duecento all'ora s'è come smarrito. Perso. Finito nella confusione. O, forse, molto più semplicemente non ce la fa a tenere a bada un avversario assai più veloce, motivato, generoso. E che sino all'ultimo momento ha un fuoco dentro che lui invece non ha più, se è vero come è vero che in fondo alla partita prima Messi si fa recuperare in contropiede da Marcelo e poco dopo Pique di testa offende un assist di Messi su calcio piazzato. Brividi che il Real spegne quando il Clasico è già praticamente spento. Ci pensa Mariano Diaz, riserva delle riserve per Zidane, appena entrato al posto di Benzema, ma più per rubare una manciata di secondi che per necessità. Suo il secondo gol. Sua anche una insperata gloria. Vince il Real, dunque. Ed è giusto così.

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