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  • Che fine ha fatto Djalminha, il caccia-Zac

    Che fine ha fatto Djalminha, il caccia-Zac

    • Alessandro Di Gioia
    Oggi la rubrica settimanale di Calciomercato.com, il "Che fine ha fatto?", si prende una licenza poetica, dedicata agli amanti del 'calcio bailado', o del 'freestyle', se preferite: il protagonista della nostra rassegna è infatti l'indimenticabile e indimenticato, almeno da chi ha fatto dei numeri e delle acrobazie sul campo da gioco un vero e proprio stile di vita, Djalma Feitosa Dias, per gli amici Djalminha. Centrocampista offensivo, trequartista, mezzapunta rigorosamente mancino e dotato di un talento fuori dal normale, che però non ha ottenuto il riconoscimento e la fama che avrebbe meritato, a causa di un carattere spesso indisciplinato e polemico. Ma che ci ha regalato momenti di calcio spettacolare in grado di far innamorare di questo sport anche i più diffidenti.

    IL NUOVO 'GARRINCHA' - Nato nel 1970 a San Paolo, cresce, come molti suoi coetanei, giocando a pallone per le strade della metropoli brasiliana: non abbandona mai il suo giocattolo preferito, con il quale arriva persino a dormire. Proprio questa vicinanza con l'attrezzo fondamentale per il gioco del calcio lo porta a sviluppare un controllo e una capacità di gestione della 'bola' degni di nota. Insomma, non gliela porti via mai: dotato di un fisico gracile, 69 kilogrammi per 176 centimetri di altezza anche nel pieno della carriera, ricorda moltissimo uno dei giocatori più amati da tutti i brasiliani, probabilmente anche più di Pelè: il più grande palleggiatore di tutti i tempi, l''uccellino, Manè Garrincha. Soprattutto per via di quel sinistro mortifero, capace di accarezzare il pallone con la grazia di un'artista, ma anche di scaraventarlo in rete con la forza di un granatiere. Gli osservatori del Vasco de Gama se ne accorgono e lo portano a Rio de Janeiro, all'età di soli 14 anni, salvandolo da un futuro che avrebbe potuto essere difficile: Djalminha abbina la poropria tecnica ai consigli che gli vengono dati dagli allenatori del Bacalhau durante tutti gli anni del settore giovanile, e diventa un giocatore di calcio completo. Tuttavia i bianconeri non credono abbastanza in lui da confermarlo in prima squadra, così Djalma passa al Flamengo: nel club rossonero esplode definitivamente, disputando 133 partite in 5 stagioni e realizzando 28 reti, ma soprattutto vincendo i suoi primi trofei (Taça Guanabara, Campionato Carioca e due Taca Rio, oltre al campionato brasiliano del 1992).

    IL LITIGIO CON RENATO PORTALUPPI E IL' DREAM PALMEIRAS' - Dopo cinque anni folgoranti, è costretto a lasciare il Mengao a causa di un litigio con il compagno di squadra Renato Gaucho, meglio conosciuto da noi, soprattutto a Roma, come Renato Portaluppi, un altro che di certo non le mandava a dire: si trasferisce al Guarani, ma il litigio provoca la sua esclusione dalla Copa America del 1993, alla quale avrebbe certamente partecipato. Al Guarani disputa due stagioni ad alto livello, tanto da attirare su di se le attenzioni del Palmeiras, che con l'aiuto della Parmalat stava allestendo un 'dream team', composto, tra gli altri, da Cafù, Flavio Conceicao, Muller, Rivaldo e Luizao: dopo una breve esperienza in Giappone, nello Shimizu S-Pulse, appena arrivato, nel 1996, vince subito il campionato Paulista. Djalminha è il cervello di quella squadra, tanto da tornare ad essere convocato nella Selecao dal ct Mario Zagallo, che nel '97 lo posiziona dietro a Romario e Ronaldo e in questo modo trionfa nella Copa America disputata in Bolivia. Non manca più nulla, ormai Djalma è pronto per l'Europa.

    IL RE DI LA CORUNA, CROCE DI ZAC - Proprio il trionfo boliviano gli vale la chiamata dalla Spagna, dove non possono rimanmere insensibile al talento fulminante di Djalminha: se lo aggiudica il Deportivo La Coruna, all'epoca uno dei club più importanti della penisola iberica, con giocatori del calibro di Songo'o, Fran, Valeron, del "pistolero" Makaay e di Mauro Silva. Il brasiliano dalla tecnica impressionante diventa da subito però il vero idolo della tifoseria del Depor: tipico esponente della scuola brasiliana vecchio stampo, straordinario in tutti i fondamentali, controllo del pallone preciso, dribbling fulminei e assist millimetrici che esaltavano la sua tecnica e creatività. Rimane nei ricordi dei tifosi milanisti per un motivo principale: con l'1 a 1 in casa contro il Milan, ottenuto grazie ad una sua rete, fece qualificare il club spagnolo alla fase finale di Champions, e nel contempo esonerare il tecnico rossonero Zaccheroni, cacciato subito dopo la partita da Berlusconi.  Nella super-squadra galiziana vince un titolo spagnolo, il primo e unico della storia del Depor, arrivando a disputare la semifinale di Champions League, poi persa contro il Porto, dopo aver estromesso dalla competizione Juventus e ancora Milan, con una rimonta storica (da 1-4 all'andata a 4-0 al ritorno). Il bilancio finale con il club spagnolo comprende anche una Coppa di Spagna e due Supercoppe nazionali, oltre a 148 presenze e 40 reti.

    LA 'LAMBRETA' E LA TESTATA - I tifosi galiziani lo tengono nel cuore soprattutto per un gesto tecnico, realizzato contro il Real Madrid, che ancora adesso, quando visto, fa venire i brividi a tutti gli appassionati di pallone: una giocata funambolica, un'indimenticabile 'bicicleta', o 'lambreta' a Madrid nello stadio Santiago Bernabeu, con la quale umilia e 'manda al bar' la coppia di centrali delle merengues, prima della realizzazione di Makaay. Un numero incredibile, difficile anche per gente del calibro di Ronaldinho o Denilson. Purtroppo però il caratteraccio torna a condizionarlo: la sua avventura con il Depor finisce per via di una testata rifilata al suo allenatore Irrureta durante un allenamento, il che gli causò non pochi problemi, in primis l'esclusione dalla rosa nella parte finale della stagione, poi la cessione all'Austria Vienna e la non convocazione per i Mondiali del 2002, sostituito da un giovane Kakà.

    DJALMINHA OGGI - In Austria Djalminha vince Campionato e Coppa Nazionale, ma  è ormai lontano dai grandi palcoscenici: così, dopo una breve esperienza in Messico, nel 2004 decide di ritirarsi dal calcio. La sua passione per questo sport non si è però certamente esaurita: infatti, oltre ad avere diverse accademie di futbol in Brasile, nel quale prova ad insegnare ai ragazzi come asservire il proprio talento ad una fulgida carriera, continua a giocare a FutShow, una versione modificata del Futsal o calcio a 5, sport nel quale ha vinto diversi premi sia a livello di club che di nazionale brasiliana. Uno dei suoi ultimi numeri? Un rigore battuto in rabona.. Segnato? Che domande. Djalminha è il calcio.

     

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