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  • Che fine ha fatto? Doni: da eroe a più odiato dell'Atalanta alla Croce bianca

    Che fine ha fatto? Doni: da eroe a più odiato dell'Atalanta alla Croce bianca

    • Alessandro Di Gioia
    Nella letteratura e nel cinema l'antieroe è "il personaggio di un'opera letteraria o cinematografica presentato in contrapposizione con l'eroe tradizionale, privo cioè dei valori convenzionalmente a questo attribuiti, anzi ad essi opposti": di solito l'eroe e l'antieroe sono due personaggi diversi e contrapposti, ma a volte può capitare che coesistano nella stessa persona. Questo è il caso del protagonista del "Che fine ha fatto?" di oggi, l'ex centrocampista di Modena, Rimini, Pistoiese, Bologna, Brescia, Sampdoria, Maiorca ma soprattutto Atalanta Cristiano Doni.

    DA BOLOGNA A BRESCIA: IL MAGO DELLE PROMOZIONI - Doni nasce a Roma il primo aprile del 1973 ma si trasferisce sin dall'età di tre anni a Verona, città dove cresce calcisticamente. Tesserato nelle giovanili del Crazy Colombo, società dilettantistica veronese, viene presto notato dagli scout del Modena, che lo portano nella Primavera dei canarini, allenata all'epoca da Sergio Buso. Non debutta mai in prima squadra ma all'età di 19 anni passa in prestito prima al Rimini, in Serie C2, dove esordisce da professionista segnando ben sei reti e mancando la promozione di un soffio, e poi alla Pistoiese, in Serie C1, dove disputa la prima stagione da titolare. Le buone prestazioni attirano l'interesse del Bologna, ai tempi anch'esso in Serie C1: con la maglia dei felsinei si impone definitivamente, marcando 11 reti in due stagioni e centrando il doppio salto di categoria. Nella stagione seguente scende ancora di categoria, passando in Serie B al Brescia, dove conquista un'altra promozione esordendo il 31 agosto del 1997 nella massima serie, subentrando nel match contro l'Inter: i lombardi retrocedono a fine stagione, anche in seguito a un brutto infortunio occorso a Doni. 

    L''ANATRONE' RIVOLUZIONARIO E GLI ANNI D'ORO: DALLA B AL MONDIALE - Nell'estate del 1998 compie un insolito trasferimento, dal Brescia agli odiati cugini dell'Atalanta: proprio a Bergamo la sua vita cambierà per sempre, passando da essere l'uomo più amato della città a quello più odiato nel giro di pochi anni. La prima esperienza in nerazzurro lo vede militare nella Dea dal 1998 al 2003, gli anni d'oro della carriera del centrocampista romano: soprannominato "Anatrone" per quel suo incedere un po' goffo e a tratti pesante, rivoluziona il ruolo del centrocampista centrale-trequartista di provincia, andando spesso in rete grazie a preziosi inserimenti e ai calci piazzati. Debutta in Serie B, realizzando 8 reti nella sua prima stagione a Bergamo. L'anno seguente il nuovo tecnico degli orobici Giovanni Vavassori gli cambia ruolo, facendolo passare da trequartista ad esterno sinistro nel 4-4-2: Doni si esalta in questa nuova posizione, realizzando la bellezza di 14 gol e trascinando la squadra alla promozione in Serie A. La sua prima stagione in Serie A si conclude con la salvezza e la realizzazione di 7 reti, ma anche con l'accusa di aver truccato la gara di Coppa Italia contro la Pistoiese: Doni venne assolto, solo dodici anni dopo rivelò di avere effettivamente combinato il risultato. La sua migliore stagione nella massima serie è però quella del 2001/2002, che precede il Mondiale in Corea e Giappone: dopo le 16 marcature realizzate viene convocato in Nazionale da Giovanni Trapattoni e diventa un punto fermo degli Azzurri, anche nello sfortunato Mondiale asiatico. Nella stagione seguente il sogno finisce: a causa di un infortunio Doni non riesce a rendere al meglio e l'Atalanta retrocede, dopo lo spareggio-salvezza perso contro la Reggina

    SAMP, MAIORCA E IL RITORNO A BERGAMO DA SUPERMAN: RECORD DI GOL E CITTADINANZA ONORARIA - Nel 2003 lascia a malincuore Bergamo, ormai diventata casa sua, per trasferirsi alla Samp. dove però non riesce mai ad essere continuo, nelle due stagioni disputate, anche in seguito ad una serie di infortuni. Due stagioni dopo passa al Maiorca, nella Primera Division spagnola, in quella che sarà la sua unica esperienza estera. Il suo sogno però è ben chiaro, vuole tornare a giocare nell'Atalanta, e lo fa nel 2006, dopo la mitica frase che lo fa rientrare a Bergamo da supereroe: "Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica; forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman". Nella prima stagione dopo il ritorno, vissuta da capitano come quando era andato via, torna a segnare da attaccante, realizzando 13 reti nonostante le assenze per infortuni, giocando da trequartista dietro a Nicola Ventola o Riccardo Zampagna. Il 2008 è un anno storico per Doni a Bergamo: il 4 maggio, nel match contro il Livorno, diventa il miglior marcatore in Serie A della squadra bergamasca, superando Adriano Bassetto, mentre il 4 dicembre diventa cittadino benemerito, titolo assegnato per la prima volta a un calciatore.

    L'ESULTANZA 'A TESTA ALTA' DELL'UOMO DEI RECORD PRIMA DELL'INFERNO - I 12 gol stagionali gli consentono di prolungare ulteriormente il contratto, di modo da chiudere la carriera nell'Atalanta; nasce anche la famosa esultanza con la mano sotto il mento a volerlo sorreggere, come a dire "io ho sempre la testa alta". Raggiunge nel 2010 i cento gol con la maglia nerazzurra e prolunga di due ulteriori anni l'accordo con la Dea, nonostante la retrocessione in Serie B e il cambio di proprietà della squadra, da Ruggeri a Percassi. L'ennesima promozione in Serie A sarà l'ultimo ricordo felice di Doni a Bergamo, prima di iniziare la discesa negli Inferi. Chiude la sua esperienza nell'Atalanta con 323 partite e 112 reti, rimanendo il giocatore più prolifico e il quarto giocatore con più presenze della storia del club.

    IL CALCIOSCOMMESSE: 'NESSUNA PIETA' PER CHI TRADISCE' - L'anno seguente infatti viene coinvolto direttamente nello scandalo del calcioscommesse, indagato nell'ambito dell'Operazione Last Bet: accusato di illecito sportivo e di associazione a delinquere, viene squalificato per tre anni e mezzo, prima di essere arrestato e squalificato per altri due anni, nell'apertura di un'ulteriore inchiesta. Il colpo più duro però per Doni è sicuramente quello che gli assesta la tifoseria dell'Atalanta, in seguito alla diffusione della notizia della combine di alcune partite che avevano portato alla retrocessione in Serie B: da idolo ed eroe l'ex centrocampista diventa un "intoccabile", insultato, odiato e spesso nemmeno più menzionato. Tutto viene riassunto in uno striscione affisso a Bergamo dagli ultras atalantini: "Nessuna pietà per chi tradisce". Doni è condannato alla "damnatio memoriae": tutti i ricordi e le gesta compiute con la maglia della Dea vengono totalmente cancellati.

    DONI OGGI: TRA IL CHIRINGUITO A MAIORCA E LA CROCE BIANCA - Ma oggi l'ex Anatrone che fine ha fatto? Ecco le sue parole rilasciate in un'intervista all'Eco di Bergamo: "All’epoca serviva un capro espiatorio, serviva ai media e alla Procura di Cremona. Mi trovavo in momento delicato, in cui mi sentivo sprofondato. temevo che l’Atalanta rischiasse un’altra maxi-penalizzazione, così ho patteggiato. Io ho pagato per tutti. Pentito? Certo, mi sono distrutto la vita". Oggi Doni gestisce "Il Chiringuito di Palmanova",  un locale sulla spiaggia di Palma de Maiorca da lui aperto nel 2012, ed è tornato a vivere a Bergamo, diventando anche testimonial per il calendario della Croce Bianca, associazione bergamasca di pubblico soccorso: nelle foto il 45enne indossa la maglia giallorossa della squadra di calcetto dell'associazione di soccorso e finge di farsi medicare da alcuni volontari. Una sorta di "espiazione" che potrebbe portarlo, tra qualche tempo, ad essere perdonato dai vecchi tifosi: ma il capitano, l'idolo, l'eroe, quello Doni non potrà più esserlo. Mai più. 
     
    @AleDigio89

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