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  • 'Che fine ha fatto?' edizione derby. Bogarde: un flop ricoperto d'oro

    'Che fine ha fatto?' edizione derby. Bogarde: un flop ricoperto d'oro

    In occasione del derby della 'Madonnina', in programma domenica sera, e visto e considerato che lo sfottò è l'anima della stracittadina di Milano, la rubrica "Che fine ha fatto?" di questa settimana è dedicata a due giocatori che hanno fatto la storia delle milanesi, ma all'incontrario. Due meteore, o bidoni che dir si voglia, che ci portino a guardare la misera posizione di classifica attuale di Inter e Milan e ci consolino: "A Milano abbiamo visto di peggio!".

    Dopo aver ripercorso la storia del nerazzurro Vampeta, quest'oggi sarà la memoria dei tifosi milanisti ad essere stuzzicata. Con chi? Con uno dei più grandi bidoni della storia recente rossonera: l'olandese Winston Bogarde. Il gigante originario di Rotterdam, acquistato insieme a Kluivert un anno dopo i connazionali Davids e Reiziger per provare a ripercorrere i fasti dell'era degli olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard, rimane uno dei più grandi oggetti misteriosi transitati da Milanello.

    SUCCESSI AIACIDI - Tredicesimo e ultimo figlio di una coppia originaria del Suriname, colonia olandese che ha dato i natali a gran parte delle stelle recenti del calcio Oranje, Bogarde (foto dnamilan.com) trascorre l'infanzia a stretto contatto con criminalità e delinquenza nella periferia di Rotterdam, un periodo buio come ammesso pubblicamente: “Da ragazzo ero un delinquente, se non ci fosse stato il calcio sarei diventato un criminale. I miei modi di fare erano quelli di un troglodita”. Favorito da un fisico statuario fin dall'adolescenza, si avvicina al calcio militando nelle giovanili del SV Schiedan, club con il quale esordisce in Eredivise sotto la guida di Advocaat all'età di 18 anni. Dopo due anni passa all'Excelsior, ma l'avventura nei rossoneri di Rotterdam dura una sola stagione. L'ultima tappa prima di raggiungere la gloria è lo Sparta Rotterdam, dove rimane per tre stagioni prima di trasferirsi all'Ajax di van Gaal. Con i Lancieri, nonostante fatichi a comprendere i dettami tattici del maestro olandese, disputa 91 partite e conquista due campionati olandesi, due coppe d'Olanda, una Champions League contro il Milan, Una Supercoppa  Europea contro il Real Saragoza e una Coppa Intercontinentale contro il Gremio. Tra i tanti successi dei giovani Lancieri, va infine ricordata la finale di Champions League persa contro la Juve di Lippi nella stagione 95-96.

    SCIAGURA ROSSONERA - Nel gennaio del 1997, l'amministratore delegato rossonero Adriano Galliani cavalcando l'onda lunga degli effetti della legge Bosman, riesce a strappare Bogarde all'Ajax a zero lire. Il mastino olandese, però, per accettare la destinazione rossonera pretende 2 miliardi di vecchie lire all'anno, un ingaggio di tutto rispetto per un giocatore che avrebbe dovuto fare da riserva a Maldini e Ziege. Nel precampionato Bogarde dimostra subito di che pasta è fatto: nella Coppa Centenario contro l’Atletico Mineiro, prima regala palla ad un attaccante avversario, poi lo stende con un intervento da codice penale che gli vale il cartellino rosso. Per la serie: chi ben comincia è a metà dell'opera. Mister Capello, poco convinto delle potenzialità del giocatore, decide di dirottarlo sull'out di destra, ma le prestazioni del gigante olandese non ne traggono beneficio. Lento, macchinoso, impacciato e assolutamente inadatto tatticamente al calcio italiano, Bogarde ci mette poco a combinare la frittata. Nel match contro l'Udinese, sul punteggio di 1-1, si rende protagonista di un assurdo retropassaggio verso Taibi ragalando palla a Bierhoff e la vittoria ai friulani. Dopo una serie interminabile di panchine e tribune, nel gennaio 1998 avviene l'imponderabile: Van Gaal, passato nel frattempo alla guida del Barcellona, rivuole Bogarde. I rossoneri non esitano un secondo, e dopo averlo impacchettato, lo spedisco in Catalogna a far compagnia a Reiziger. Interrogato sui motivi del suo pessimo rendimento in maglia rossonera Bogarde si giustificò scaricando la colpa sul clima meneghino: "A Milano non mi sono trovato bene, fa freddo e c'è sempre la nebbia". Niente a che vedere con il sole caraibico olandese, vero Winston?

    BACIATO DALLA FORTUNA - Seppur venga impiegato con frequenza all'inizio della sua avventura catalana, il mentore van Gaal, vero e proprio benefattore dei rossoneri, deve arrendersi all'evidenza dei fatti e, complice anche un infortunio alla caviglia, Bogarde viene relegato ai margine della rosa. Con il passaggio di van Gaal alla guida della nazionale olandese finisce anche l'avventura di Bogarde al Barcellona. Due campionati spagnoli, due coppe di Spagna e una Supercoppa Europea vinta contro il Borussia Dortmund gli valgono un bottino di tutto rispetto. Liberatosi nuovamente grazie alla legge Bosman, in Inghilterra si scatena inspiegabilmente una vera e propria asta per aggiudiscarselo. Ad uscirne vittoriosi sono i Blues del Chelsea, che gli offrono un quadriennale da 3 milioni di euro. Un'operazione da 12 milioni complessivi. Al tecnico Claudio Ranieri bastano un paio di mesi per accorgersi dell'abbaglio preso in sede di mercato, così l'olandese inizia a fare la spola tra panchina e tribuna. L'allenatore testaccino esorta la società a cedere Bogarde, sia per l'apporto nullo in campo, sia per i suoi atteggiamenti da spaccone ed inizia così una battaglia tra il centrale e la società londinese. Per spingerlo ad accettare la cessione i Blues lo retrocedono prima nella squadra riserve, poi nelle selezioni giovanili, umiliazioni che non scalfiscono la dignità di Bogarde che ribadisce a più riprese di voler onorare il ricco contratto fino all'ultimo giorno. "Potrei giocare titolare in altre squadre, ma qui mi pagano profumatamente, perchè andarmene?". Il neo presidente Abramovich, pur di liberarsi di lui, arriva a farlo pedinare da un investigatore privato, ma il comportamento dell'olandese cambia radicalmente, e vengono meno i presupposti per un licenziamento motivato. La sua avventura a Londra si conclude nell'estate del 2004 dopo appena 9 apparizioni per un totale di più di un milione di euro guadagnato per ogni gettone presenza. Umiliato dalla stampa inglese e olandese, accusato di aver guadagnato una montagna di soldi senza esserseli mai guadagnati, torna ad allenarsi con l'Ajax, senza riuscire però a farsi mettere sotto contratto. Non è mica sempre domenica....


    PERSONAGGIO POLIEDRICO - Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, intraprende la carriera di scrittore e si cimenta nella stesura della sua autobiografia per raccontare "le sue verità". In "This Negro Bows for No One” (“Questo negro non si fa piegare da nessuno”), Bogarde accusa il mondo del calcio di razzismo e ipocrisia, denunciando di essere stato giudicato dagli allenatori più che per le sue doti calcistiche, per il colore della sua pelle: “Ovunque ho giocato, sapevo che prima di essere considerato un giocatore ero un negro”. Nessun pentimento, invece, per l'avventura londinese: “Probabilmente sono uno dei peggiori affari nella storia del campionato inglese, ma chi sene frega”. Per diversificare le attività e meglio investire i soldi guadagnati, ha fondato la Global Music Entertainment, agenzia specializzata nell'organizzazione di concerti rock nei Paesi Bassi e nel lancio di giovani talenti della musica olandese, attività meno redditizia del previsto considerando che nel 2011 gli viene pignorata la casa per debiti non pagati.

    SOGNO NEL CASSETTO -  A dispetto di una carriera non certo brillante, seppur coronata da diversi trofei, il sogno di Bogarde è insegnare calcio. La carriera da allenatore, però, inizia in salita . Anzi, non inzia proprio. Bocciato al corso allenatore in Olanda, l'ex difensore Oranje (per lui 20 presenze con la nazionale maggiore) emigra fino in Irlanda del Nord per superare il corso da tecnico. Attualmente collabora con il settore giovanile dell'Ajax ed è stato molto vicino all'approdo sulla panchina dell'Oldham Athletic, società inglese di terza divisione. Per restituire quanto la fortuna gli ha regalato nel corso della carriera il corazziere oranje prende parte alle partite di beneficenza di una selezione composta interamente da giocatori di origini surinamesi.

    Massimiliano Cappello

     


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