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  • Che fine ha fatto? Il mito Litmanen

    Che fine ha fatto? Il mito Litmanen

    Geniale. Non servono altre parole per descrivere il protagonista del numero odierno della rubrica 'Che fine ha fatto?'. Massima espressione del ruolo di trequartista, Jari Litmanen è ancora oggi riconosciuto come uno dei giocatori simbolo del calcio anni '90, nonchè vera e propria icona del popolo finlandese. Giocatore estremamente elegante, è riuscito a compensare doti atletiche non eccelse grazie ad una spiccata intelligenza tattica, che gli ha consentito di andare in rete con estrema facilità nel corso della carriera. 

    LA SCELTA GIUSTA - Litmanen nasce a Lathi il 20 febbraio 1971. Il suo destino appare segnato ancora prima di venire alla luce: entrambi i genitori, infatti, militano nella formazione locale del Reipas Lathi. L'infanzia del piccolo Jari si divide tra calcio e hockey, sport nazionale della nazione scandinava, ma ben presto decide di indossare le scarpette con i tacchetti a tempo pieno, e comincia a frequentare il settore giovanile del club cittadino. Influenzato dal DNA dei genitori, il talento non tarda a sbocciare e, appena sedicenne, esordisce nel massimo campionato finlandese. Dopo un processo di maturazione lungo 4 anni passa al più blasonato Hjk Helsinki e conquista il primo titolo nazionale da assoluto protagonista con 16 gol in 27 presenze. La sua classe cristallina inizia stuzzicare l'interesse di diversi club europei che iniziano a farlo seguire costantemente dai rispettivi scout. Nella stagione 1991-1992 si trasferisce al MyPa e risulta decisivo nella finale di Coppa di Finlandia alla presenza di Tom Pronk, capo scout dei Lancieri di Amsterdam, che lo strappa alla concorrenza di Barcellona, Psv e Leeds.

    EROE PER CASO - Il primo impatto con il calcio olandese è tutt'altro che positivo. Litmanen fin da subito paga la sua riservatezza e il suo carattere introverso, che lo fanno sembrare timido e impaurito. Il tecnico van Gaal, che lo analizza nel precampionato della stagione 92/93, lo etichetta come un acquisto sbagliato, e vorrebbe rispedirlo subito a casa. Convinto da Pronk, il Maestro gli concede l'opportunità di rimanere e ambientarsi, anche se lo declassa alla formazione riserve per gran parte della stagione. L'appuntamento con il destino avviene nel momento in cui il titolarissimo Dennis Bergkamp subisce un piccolo infortunio e van Gaal è quasi costretto a schierare Litmanen. Da quel momento il fenomeno finlandese non lascerà più il terreno di gioco del de Meer. A fine stagione la coppia oranje Bergkamp-Jong viene ceduta all'Inter, ma van Gaal decide di non intervenire sul mercato caricando Litmanen di una grande responsabilità. La fiducia del tecnico olandese viene ripagata con 36 gol in 39 presenze che gli valgono il titolo di capocannoniere e giocatore dell'anno e, soprattutto, la prima Eredivise della carriera. 

    SUL TETTO DEL MONDO - La stagione 1994/1995 è un vero trionfo per la squadra di van Gaal che domina in Eredivisie, Supercoppa d’Olanda e, ventidue anni dopo il successo di Cruijff e compagni, trionfa in Coppa Campioni contro il Milan di Capello. Leader silenzioso e autentico trascinatore in campo -27 gol tra campionato e coppe- impiega ben poco a diventare idolo indiscusso della tifoseria biancorossa, tanto che durante la sua permanenza all'Ajax il nome Jari risulta essere il preferito per i nascituri olandesi. I successi dei Lancieri proseguono anche nella stagione successiva quando i ragazzi di van Gaal conquistano Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale, successi che portano Litmanen, ribattezzato Mago Merlino dai suoi tifosi, a piazzarsi al terzo posto nella classifica del Pallone d'Oro alle spalle di Weah e, inspiegabilmente, Klinsamann. L'ultimo atto del grande Ajax di metà anni '90 si compie a Roma il 22 maggio, quando la Juve di Marcello Lippi, dopo i gol di Litmanen (che vincerà la classifica cannonieri con 9 reti) e Ravanelli, supera gli olandesi ai calci di rigore e si laurea campione d'Europa. 

    QUASI GIALLOROSSO - Nell'estate del 1996, grazie anche alla sentenza Bosman, avviene la diaspora in casa Ajax che, dopo aver perso Seedorf passato alla Sampdoria, deve rinunciare a Davids, Reiziger, Finidi e Kanu. Litmanen viene a più riprese accostato al Milan, ma verso la fine dell'estate sembra la Roma la squadra più vicina ad aggiudicarselo. Dopo trattative serratissime il compianto presidente Sensi arriva alla sentenza: troppi i 20 miliardi chiesti dai Lancieri per uno dei giocatori più forti del panorama internazionale. Litmanen rimane quindi in Olanda, ma inizia ad essere tormentato da una serie infinita di problemi fisici che ne limitano l'utilizzo e il rendimento. Nei successivi 3 anni, nonostante le caviglie non gli diano pace, riesce comunque a realizzare 45 gol in 92 apparzioni e a conquistare un'altra Eredivise.

    OCCASIONI FALLITE - Nel 1999 raggiunge il mentore van Gaal e i compagni  Kluivert, Ronald e Frank de Boer, Reiziger e Bogarde a Barcellona, ma l'ambientamento risulta essere più complicato del previsto. Il primo anno passa più tempo ai box che in campo, mentre il secondo anno, con l'addio di van Gaal e l'insediamento di Ferrer sulla panchina blaugrana, perde maglia da titolare e il numero 10 a vantaggio del brasiliano Rivaldo. Nel gennaio del 2001 viene lasciato libero di trovarsi una nuova sistemazione, e corona il sogno di giocare nel Liverpool, squadra per la quale ha sempre tifato fin da bambino e nella quale ha militato il suo idolo Kenny Dalglish. Il promettente avvio di stagione viene interroto da una frattura al polso che si procura in nazionale, ma nonostante ciò riesce ad aggiudicarsi Worthington Cup (l'attuale Capital One Cup), FA Cup e Coppa Uefa contro l'Alaves. Al termine della stagione successiva, passata più a lottare con gli acciacchi fisici che con i difensori avversari, viene liberato dal Liverpool

    IL DECLINO - Al suo ritorno all'Amsterdam Arena viene accolto da eroe, e riesce a trascinare nuovamente i Lancieri fino ai quarti di finale di Champions persi contro il Milan. Nell'aprile del 2004, tormentato dagli infortuni decide di dire definitivamente addio al suo grande amore e tornare in patria. Lascia l'Ajax dopo  260 apparizioni e 140 gol, 24 dei quali in competizioni Uefa che gli valgono il record di miglior marcatore della squadra nelle coppe europee. La squadra di Amsterdam, per celebrare il suo enorme talento e il suo attaccamento alla maglia, inizia a proiettare le sue gesta nell' Ajax Museum insieme a quelle di due mostri sacri del calibro di Marco van Basten e Johan Cruyff. Dall'aprile 2004 inizia un interminabile girovagare tra Germania (all'Hansa Rostock), Malmoe, Fulham (dove gli viene riscontarto un probelma cardiaco) e nuovamente al Lathi, dove guida la squadra della sua città natale ad una storica qualificazione in Coppa Uefa, prima di concludere la carriera al Hjk Helsinki. Nell'aprile del 2011 disputa la sua ultima partita da professionista, entrando nel gotha dei giocatori ad aver giocato in 4 decenni differenti. 

    FUTURO DA SCRIVERE - La personalità riservata di Litmanen diventa ancora più evidente dal momento del suo ritiro, sono infatti molto sporadiche le sue apparizioni in pubblico. Alla luce dei riflettori ha preferito l'intimità delle mura domestiche della sua casa in Estonia, dove vive con la moglie e due figli. Come già anticipato, Litmanen in patria è considerato una vera leggenda, tanto che nel 2010 i tifosi del Lathi gli hanno dedicato una statua posta fuori dal centro sportivo del club. Per celebrare il mito, inoltre, è stato girato un documentario intitolato The King. Attualmente collabora con una tv Finlandese nella veste di commentatore, e con un giornale in veste di analista e tattico, ma il richiamo del campo da gioco continua a farsi sentire, e Litmanena continua a deliziare i suoi fan partecipando alle partite di beneficenza organizzate dalle vecchie glorie del Liverpool.

    Massimiliano Cappello

     


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