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  • Che fine ha fatto? Nakata, il 'Beckham del Sol Levante' ora produce saké

    Che fine ha fatto? Nakata, il 'Beckham del Sol Levante' ora produce saké

    Hidetoshi Nakata, una vera e propria istituzione per gli amanti del pallone dei quattro angoli del globo: il primo calciatore giapponese di grande successo in Italia, un numero 10 capace di far diventare reali le previsioni del famoso cartone degli anni '80 "Holly e Benji", nel quale la nazionale nipponica riusciva finalmente a confrontarsi con le massime scuole calcistiche di Europa e Sud America. Uno dei più talentuosi calciatori asiatici di tutti i tempi, candidato al Pallone d'oro e al FIFA World Player per 4 anni, campione d'Italia con la Roma dopo l'esplosione nel Perugia di Mazzone, e prima di un buon proseguimento di carriera nel Bel Paese con Parma, Bologna e Fiorentina. Tutto questo è Nakata, personaggio forse a volte fin troppo colto per il mondo del pallone, che ha saputo reinventarsi in differenti campi dopo l'addio al calcio, avvenuto a soli 29 anni.

    L'UOMO DEL DESTINO - Nella Roma di fede giallorossa il nome del giapponese, Nakatino come lo chiamavano nella Capitale, rimarrà sempre indelebile: suo il gol che di fatto consegnò l'ultimo Scudetto alla Lupa, una bomba sotto l'incrocio al Delle Alpi di Torino, il 6 maggio del 2001. Capello lo aveva inserito per un certo Francesco Totti, non proprio l'ultimo arrivato: e Hide lo ripagò con gli interessi, realizzando l'1-2 e propriziando poi la rete dell'Aereoplanino Montella, a centrare il fondamentale 2-2. La Roma rimarrà l'akmè, il punto più alto della sua carriera calcistica, iniziata in Giappone nel Bellmare Hiratsuka ed esplosa nel Perugia di Gaucci. 32 presenze e 10 gol nella prima stagione italiana, con una doppietta alla Juve che fece strabuzzare gli occhi al mondo intero, ancora impreparato all'eventualità di vedere calciatori giapponesi decisivi nel Vecchio Continente (fa ancora scompisciare dalle risate la performance del suo traduttore in un'intervista resa celebre dal programma televisivo della Gialappas Mai dire Gol). I giallorossi se lo accaparrano senza pensarci e, seppur nel ruolo di riserva dell'ottavo re di Roma Totti, Nakata risulta spesso decisivo. Il Parma lo compra al termine di quella stagione per 60 miliardi di lire: il giapponese riesce a conquistare una Coppa Italia in Emilia, segnando nella finale d'andata, ancora una volta contro la Juventus. Termina la carriera senza infamia nè lode, tra Bologna, Fiorentina e Bolton in Inghilterra.

    IN GIRO PER IL MONDO - In modo controverso rispetto alla maggioranza dei giocatori, decide di ritirarsi presto dall'attività agonistica, a soli 29 anni, stufo di un mondo a volte troppo competitivo, per poter viaggiare da solo per il mondo, visitando Asia, Medio Oriente, Sud America e Africa. Nel 2008 a Yokohama, davanti a sessantatremila spettatori festanti, da' l' addio al calcio, e inizia la sua seconda vita. Nulla di consueto per una mosca bianca nel mondo del pallone, uno dei pochi calciatori che prima di scender in campo leggeva: tanti libri, spesso saggi, per "capirne di più sul mondo". Nulla di più lontano da quel soprannome mondano affibiatogli, "il Beckham del Sol Levante".

    TRA ARTE, MODA E SAKE' - Amante dell'arte, del design, della moda e dei i vini, grazie proprio alla permanenza in Italia, single convinto, oggi Nakata è ambasciatore del saké: dopo aver visitato in lungo e in largo il Giappone e averne appreso la ricchezza culturale e artigianale, ha promosso Sakenomy, dove è possibile bere le 30 migliori qualità di questa antica bevanda legata ai templi shintoisti. Difensore della bevanda tipica nipponica, sta promuovendo la salvaguardia di questa specialità, per far sì che ne venga mantenuta la sua tradizione. Nulla di ordinario, al solito, come quei capelli arancioni sfoggiati nel primo anno a Perugia: perchè di fronte a Nakata, sul campo da calcio e fuori, vale solo lustrarsi gli occhi.

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89

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