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  • Che fine ha fatto? Prosinecki, dai gol al Mondiale con due maglie all'Italia

    Che fine ha fatto? Prosinecki, dai gol al Mondiale con due maglie all'Italia

    Con il ritorno di settembre, l'arrivo dell'autunno e la ripresa della stagione agonistica torna la rubrica "Che fine ha fatto?", una delle più amate e seguite dagli utenti di Calciomercato.com: dopo la scorsa stagione, lunga e bellissima, nella quale ci siamo prodigati per riportarvi alla memoria tantissimi calciatori del passato, di tutti i campionati e di tutte le nazionalità, riprendiamo con grande entusiasmo, per continuare a mostarvi come sono andate le vite di alcuni tra i nostri beniamini e di altre meteore del pallone dopo l'addio al rettangolo verde, per mantenere una profonda memoria storica dello sport più bello del mondo.

    Ci sono terre magiche, che sembrano avere qualcosa nell'aria, in grado di conferire una particolare predisposizione per un'arte o uno sport: i paesi Balcanici, e soprattutto la Croazia, tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 hanno dato vita ad una generazione di sportivi incredibile, nel calcio e nel basket, culminate con il terzo posto ai Mondiali di Francia '98, l'argento Olimpico a Barcllona nel 1992 e il bronzo iridato in Canada nel 1994. Il problema degli atleti che componevano queste fantastiche squadre era che spesso erano costretti ad emigrare, a trascorrere la propria giovinezza in cattività. E' il caso di uno dei più grandi calciatori dell'ex Jugoslavia, uno dei migliori giocatori croati di tutti i tempi: Robert Prosinecki.

    INFANZIA NON FACILE - Robert nasce a Villingen-Schwenningen, nell'allora Germania Ovest, il 12 gennaio 1969, il giorno in cui i Led Zeppelin pubblicano il loro primo album: il ragazzo la musica ce l'ha nei piedi, nonostante l'infanzia non facile. Figlio di una coppia di lavoratori alberghieri, Djuro Prosinecki, croato, proveniente da un villaggio nei pressi di Kraljevec na Sutli, ed Emilija Djokovic, serba, nativa di una località vicino Cacak, emigrati dalla Jugoslavia per cercare fortuna in un paese più ricco e meno martoriato dalle differenze etniche. 

    LA PRIMA COPPA DEI CAMPIONI BALCANICA - Il cuore di Robert è però croato, ed è nella squadra più importante della capitale, la Dinamo Zagabria, che vorrebbe tirare i primi calci al pallone in modo serio, dopo essersi fatto notare per l'incredibile tecnica sin da bambino: all'età di soli 17 anni viene però respinto dall'allenatore, Miroslav Blazevic, che prende uno dei "granchi" più grossi della sua carriera, definendo "non pronto" colui che poi diventerà il faro della Jugoslavia e del Real Mazdrid. Prosinecki non si da per vinto, e sceglie di giocare per la Stella Rossa di Belgrado: sotto la guida di Petrovic e al fianco di compagni come Vladimir Jugovic, Sinisa Mihajlovic e Dejan Savicevic vince la Coppa dei Campioni 1990-91, ai rigori, contro il Marsiglia, ed entra nella storia del calcio balcanico. 

    TRA IL REAL E LA GUERRA - Robert vive a 21 anni uno dei momenti più belli della sua carriera: da campione d'Europa arriva la chiamata del Real Madrid, la squadra dei sogni. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma poco dopo scoppia la guerra dei Balcani: con la famiglia tornata a vivere a Zagabria, senza la possibilità di sentirsi tramite il telefono, scendere in campo per Prosinecki diventa molto difficile. Tra l'altro, per uno come lui, croato di passaporto ma molto legato alla Serbia (dove ha giocato e dove farà l'allenatore), sopportare una situazione del genere è ancora pià complicato. Nel Real disputa 55 partite segnando 10 gol in tre stagioni, nelle quali i Blancos vincono però solo una Coppa di Spagna: Robert, spesso infortunato, vede la sua squadra perdere il campionato per due volte all'ultima giornata. Decide quindi di lasciare, e di trasferirisi al Real Oviedo, prima dell'altra grande chiamata.

    IL BARCELLONA E IL RITORNO A CASA - Nel 1994 infatti bussa alla sua porta il Barcellona: è il primo giocatore balcanico a militare per i due club più importanti di Spagna, due tra i più importanti del mondo. Anche in blaugrana le cose però non vanno benissimo: Johann Cruijff non lo vede molto, e Robert si ferma solo una stagione, con 2 gol in 19 presenze. Dopodichè, esclusa una parentesi ancora in Spagna al Siviglia, sceglie di tornare a casa: riesce finalmente ad approdare nella sua amata Dinamo Zagabria dove si rilancia, vincendo da protagonista tre campionati e una coppa di Croazia. Chiude con due esperienze all'estero, in Inghilterra nel Portsmouth, e in Belgio, nello Standard Liegi.

    CAPITOLO NAZIONALI - Prosinecki è l'unico giocatore della storia ad aver segnato ai Mondiali giocando per due squadre diverse: nel 1990, in Italia, segnò agli Emirati Arabi Uniti con la maglia della Jugoslavia, mentre nel 1998, in Francia, segnò alla Giamaica e ai Paesi Bassi con la maglia della Croazia. Nel 1987, ad inizio carriera, viene nominato miglior giocatore del Mondiale Under 20 in Cile. Poi è solo un crescendo di emozioni: miglior giovane del Mondiale 1990, giocato con la maglia della Jugoslavia, ma soprattutto il terzo posto con la Croazia nei Mondiali del '98. Con la soddisfazione, per lui tedesco di nascita, di battere la Germania: "Abbiamo battuto i tedeschi, ma la Francia ha avuto qualcosa in più di noi in semifinale. Peccato, avevamo la squadra croata più forte di sempre. ma purtroppo nel calcio a volte il talento non basta", il suo commento in una recente intervista.

    ROBERT OGGI - Uno come Prosinecki, per l'idea di calcio che proponeva nel mondo, non poteva che fare l'allenatore: inizia la sua carriera di tecnico nel 2006, come assistente di Bilic nella Nazionale croata. Non è fortunato nella sua esperienza alla Stella Rossa, tanto da dimettersi nel 2012. Dopo qualche mese sulla panchina dei turchi del Kayserispor, al posto di Shota Arveladze, nel dicembre 2014 diventa commissario tecnico dell'Azerbaigian, al posto di Berti Vogts. Ad ottobre con la sua squadra affronterà Antonio Conte e l'Italia, nel match che potrebbe consentire agli Azzurri di staccare il pass per Euro 2016: ma con un rivale come Robert Prosinecki, stare in guardia è d'obbligo. Perchè, per lui, nulla è impossibile.

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89


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