
Che fine ha fatto? Stoichkov, il "Dio bulgaro": dai furti sfiorati al Pallone d'Oro
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L'INFANZIA DIFFICILE, L'ESERCITO E L'ARMATA ROSSA - I genitori Stoichko e Penka, operai bulgari, decidono di chiamarlo come il nonno, Hristo, in onore del profeta del Cristianesimo, anche se in futuro i suoi soprannomi saranno Ayatollah, per l'esultanza con le mani al cielo, o Kamata, ovvero "pugnale": la sua infanzia però non è affatto semplice, tra povertà e stenti. Riesce però ad arruolarsi nell'esercito, raggiungendo il grado di maresciallo per mantenersi. Ma sarà solamente con il calcio che riuscirà a mettere su famiglia, grazie ai mille euro al mese che gli vengono garantiti dal CSKA Sofia, squadra dell'Armata Rossa dove approda dopo gli esordi tra Maritsa Plovdiv e Hebros: si sposa così con Mariana, dalla quale ha due figlIe, Hristina e Mihaela,
PUPILLO DI CRUIJFF: LA CHAMPIONS E IL PALLONE D'ORO A BARCELLONA - Il tempo per lui in Bulgaria è però scaduto: l'allora tecnico del Barcellona Johann Cruijff lo nota in Coppa delle Coppe, dove Stoichkov incontra proprio i blaugrana, se ne innamora e decide di farlo acquistare per l'anno seguente. In Spagna il bulgaro ha qualche difficoltà di ambientamento, in tutti i sensi: nella finale di Supercoppa, in seguito all'espulsione del proprio allenatore, interviene con un pestone sull'arbitro, che deve essere medicato, azione che provoca la sua squalifica per sei mesi. Non basta: pedinato giorno e notte dal compagno Bakero, per evitare che si metta nei guai, viene scoperto a rubare nello spogliatoio dei suoi stessi compagni. Tuttavia in campo è un'altra musica: leader tecnico e comportamentale della squadra, segna sempre, tanto da portare il Barcellona in finale di Champions League contro il Milan e sfiorare il Pallone d'Oro, vinto poi l'anno seguente. Vince una Champions e quattro campionati, prima di incrinare i rapporti con CruIjff e decidere di trasferirsi al Parma, per la miseria di 12 miliardi di lire, dove diventa sponsor della Parmalat.
IL FLOP NEL PARMA E IL PELLEGRINAGGIO TRA ARABIA, USA E GIAPPONE - A Parma però non sfonda: a causa di alcuni infortuni e del rapporto non idilliaco con Nevio Scala, Stoichkov diventa la riserva di Filippo Inzaghi e Zola. A fine stagione conta 23 partite e 5 gol: una stagione incolore e sotto le aspettative, che lo spinge a criticare la società e il calcio italiano, prima di essere ceduto nell'estate del 1996. Può così tornare a Barcellona, dove dopo aver giocato con Romario si integra alla grande anche con Ronaldo, anche se non si afferma come nella prima esperienza. La carriera di Stoichkov è ormai in fase discendente: dopo un breve ritorno in patria al CSKA Sofia e tre esperienze tra Arabia Saudita, Giappone e Stati Uniti, tra Al Nassrm Kashiwa Reysol, Chicago Fire e DC United, utili più che altro a riempire le tasche, il "Dio" bulgaro appende le scarpette al chiodo.
L'EPOPEA IN NAZIONALE: TERZO A USA 1994 - Un capitolo a parte va però dedicato alle imprese di Stoichov nella nazionale bulgara, della quale è alfiere e capitano, tanto da condurla al miglior risultato di sempre: nel Mondiale di USA 1994 centra infatti uno storico quarto posto con la Bulgaria realizzando sei reti, dopo aver eliminato la Francia nelle qualificazioni. Chiude la sua epopea con la maglia bulgara con la bellezza di 36 reti in 81 partite.
STOICHKOV OGGI E LA CRIMINALITA' SFIORATA - Ma cosa fa un monumento del genere quando si ritira dal calcio giocato? Ma certo, l'allenatore: prima le giovanili, poi l'assistente tecnico del Barcellona, infine il ct della Bulgaria, sempre con scarsi risultati, come sulla panchina del Celta Vigo e su quella dei sudafricani del Mamelodi Sundowns e su quella del Litex Lovech, che prova anche ad acquistare. Nel mentre fonda un istituto di credito e pubblica un'autobiografia, i cui proventi vengono devoluti in beneficenza, e diventa commentatore televisivo. Ecco alcune dichiarazioni rilasciate ultimamente sulla propria carriera: "Se non fossi diventato un calciatore, sarei diventato un ladro o un criminale. Ad un certo punto stavo pensando di lasciare il paese senza chiedere l’autorizzazione. Mi sono detto che dovevo andare in un altro paese, prendere un passaporto e giocare lì. Avevo due opzioni: essere un bandito che rubava e commetteva crimini o diventare un calciatore. Ho scelto di diventare un calciatore”. Non un calciatore, Hristo: un "Dio". Oggi a Parma per il raduno di Operazione Nostalgia.

