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  • Chi è davvero il Prefetto D'Angelo, il nuovo 'pretoriano' di Claudio Lotito?

    Chi è davvero il Prefetto D'Angelo, il nuovo 'pretoriano' di Claudio Lotito?

    • Luca Capriotti
    Il piano di Lotito continua, si ramifica, cresce: approfondire la dirigenza, piazzare uomini di assoluta fiducia nei punti-chiave della Lazio. Dopo l'innesto di Angelo Peruzzi come club manager, stavolta tocca a Nicolò D'Angelo, il nuovo "pretoriano" di Lotito. La sicurezza passerà tutta nelle sue mani.  Nicolò D'Angelo sarà il security manager del club biancoceleste

    CHI È D'ANGELO - Sarà il nuovo volto della sicurezza della Lazio. E se ne intende. Ad un passo dalla meritata pensione, è arrivata la chiamata di Lotito: i due vantano un'amicizia trentennale, la proposta del n.1 della Lazio lo ha convinto, prenderà in mano la protezione di Formello, la gestione degli steward dell'Olimpico, con un occhio attento anche alla cybersecurity (il caso de Vrij insegna). Ha 65 anni, il suo curriculum parla da solo, stiamo raccontando uno dei massimi funzionari dello Stato per prestigio e incarichi: squadra mobile, direttore centrale della Polizia Criminale, vice direttore della Pubblica Sicurezza. Un nome dorato, un pilastro dei piani alti è quello che entra dalla porta principale di Formello. 

    I SUOI EUROGOL PRESTIGIOSI - In carriera il suo nome è legato ad operazioni che sono dei veri e propri "eurogol" nella porta del crimine. Grazie a D'Angelo, e non solo, sono stati sferrati colpi durissimi alla banda della Magliana: nel 1975 200 arresti con l'operazione "Sicilia", che di fatto scoperchiò il vado di Pandora e gli intrecci del crimine organizzato romano. Non si chiamava ancora "Banda della Magliana". A Roma e non solo tutti la conoscevano, senza saperne davvero il nome. In seguito, anche grazie all'industria cinematografica e alla fortunata serie televisiva, i crimini della Banda sono stati ammantati di aura leggendaria. Vi presentiamo uno di quelli che ha contribuito a smantellarla con forza.

    RAPIMENTI E OMICIDI - Non solo: ha partecipato anche alla cattura dei responsabili dei famosi rapimenti Belardinelli e Caponeri. Il primo è stato sequestrato nel 1989 da una banda di sardi. Il "re del caffè" era tenuto in ostaggio in un casolare vicino Grosseto: il pugno duro della polizia e dei NOCS portò ad una sparatoria selvaggia di 3 secondi, con più di 100 proiettili a terra, 3 morti (tra cui uno dei capi della banda), tra i rapinatori e 3 feriti gravi tra le forze di polizia. Alla fine, barba lunga e occhiaie, Belardinelli è stato liberato.

    BLITZ CAPONERI E MARTA RUSSO - La 26enne Antonella Caponeri, praticante nello studio legale romano dello zio, era invece la figlia del direttore dell'Hilton di Roma: la polizia riuscì a liberarla in 48 ore proprio a Formello, una specie di segno del destino. 50 poliziotti, D'Angelo con uno stratagemma si fa aprire la porta della villa con un espediente e a liberare con un blitz la ragazza. Ha anche contribuito alla risoluzione di un omicidio romano noto e dibattuto, complesso, quello di Marta Russo. All'allora capo della Squadra mobile Nicolò D’Angelo e al commissario Francesca Monaldi la supertestimone Lipari spiega come si sono mossi i complici dell'omicidio, cosa è successo anche dopo lo sparo che uccide la studentessa nel cortile della Sapienza. Interroga Scattone e Ferraro, alla fine si arriva alle controverse condanne, coperte da incredibile copertura mediatica, anche per la difficoltà di ricostruire un movente. Un lavoro lungo, complesso, uno scavo nella memoria frammentaria della testimone che convince gli inquirenti della freddezza dell'omicida, inizialmente, poi del colpo sparato per errore. 71 udienze e 15 mila pagine di atti e verbali, una mole immensa di fatica e sudore per arrivare a ricostruire una frammentaria verità, difficile, andando parzialmente a riscattare la lunga lista di clamorosi ed insoluti omicidi di donne nella capitale. 

    ULTIMO COLPO - L'ultima firma prestigiosa D'Angelo la mette sull'arresto di Cesare Battisti in Bolivia. Il 28 febbraio ha ultimato i suoi incarichi di vice direttore generale della Pubblica Sicurezza e di direttore centrale della Polizia Criminale, dopo una lunghissima e onorata carriera tra Mobile, Antimafia, Questura. Sempre ai piani alti, sempre al  top. Dalla carriera al ruolo alla Lazio: Lotito gli ha chiesto di prendere in mano la sicurezza dell'Olimpico. Sa benissimo che, da questore di Roma, tra il 2014 e il 2016, era stato strenuo oppositore dell'eliminazione delle barriere nelle curve dello stadio. 

    LA BARRIERA - Una barriera, come in Games of Thrones, a difesa della Lazio e di Lotito. Già, le barriere: una frattura quasi insanabile tra società romane e tifo organizzato. E Lotito si è messo in casa uno dei più appassionati difensori di quel meccanismo di prevenzione: magari, tra le altre innumerevoli novità, è anche un messaggio agli ultras, di recente saliti agli onori, o disonori, della cronaca per il coro razzista contro Bakayoko. Le malelingue sussurrano di una pensione dorata ad un fidatissimo pilastro del sistema di potere di Lotito, ma forse c'è molto altro, e di più, sotto. Un innesto di valore che contribuisce alla campagna acquisti-ombra per portare profili di peso nella Lazio, finalmente tolta da una certa idea di "società di famiglia". D'Angelo contribuirà a prevenire quelle infiltrazioni illegali che hanno causato e continuano a creare pustole d'illegalità nel mondo del calcio. Uno dei pilastri dello Stato ora difenderà la Lazio, entra direttamente in organigramma. C'è di nuovo uno sceriffo in città, e la stelletta se l'è guadagnata sul campo: sono tutti avvertiti, ultras compresi. 

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