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  • Chiellini: 'Il primo posto non ci basta'

    Chiellini: 'Il primo posto non ci basta'

    Nel corso di un evento, il Randstad PerfectTeam, ha  parlato di tanti argomenti Giorgio Chiellini, in una conversazione con il giornalista Pierluigi Pardo: "Non sono dotato di un talento sopraffino, ma col lavoro ho raggiunto i miei obiettivi. La passione è un fuoco che si alimenta e torna sempre vivo, se non ci fosse sarebbe finita. Spero di restare nel mondo del calcio, però il percorso universitario mi è servito tantissimo. La Juve ti allena ad allenarti, certi valori qui sono incoraggiati. Da adolescente il peso maggiore dei sacrifici e delle rinunce, crescendo capisci la fortuna che hai avuto. Negli ultimi anni è stato rivalutato il ruolo del difensore, ognuno deve essere bravo a capire il suo ruolo. Alla base di tutto c'è il rispetto di tutti in società, al di là della gerarchia che è importante. Non siamo del tutto soddisfatti del primo posto, in dieci giorni può cambiare tutto. Alla base dei nostri successi c'è una società con cultura del lavoro e della vittoria. Alla base dei nostri successi anche un blocco di italiani solido che trascina il resto della squadra. Non bisogna essere per forza amici fuori dal campo, ma aiuta parecchio.

    Questo è stato un anno complicato perchè sono cambiati 10-12 giocatori, famiglia ricreata dopo un po'. Allegri e Conte? Sono diversi, ma ho avuto tanti allenatori forti a loro modo come Capello, Lippi, Ranieri. Leadership fondamentale, senza una guida forte un gruppo va alla deriva. I giovani e i nuovi si aiutano nel quotidiano, con una parola, un consiglio, un rimprovero. A 17 anni ricordo nel Livorno le parole di Iaconi, Protti, Lucarelli e Piovani. L'esperienza ti aiuta a leggere meglio le situazioni e a sbagliare meno a livello comportamentale. La conoscenza dell'avversario è fondamentale, singolarmente oltre che di squadra. Come si marca Cristiano Ronaldo? Si cerca di non farlo partire, di non lasciargli il tiro sul destro... Come si marca Messi? Ci si fa il segno della croce...Nello spogliatoio niente musica prima della partita, ma all'estero invece si usa. Noi non ci riusciamo. Ogni giocatore si concentra a suo modo, c'è chi scherza fino all'ultimo e chi sta muto per un'ora. L'ultima riunione prima di arrivare allo stadio, poi dipende dalle situazioni e dagli allenatori. Dopo un errore bisogna ripartire da cose semplici, poi ripresa la confidenza si può tornare a rischiare. Durante la partita non sento nulla tranne compagni e allenatore, come se il campo fosse ovattato. Non è quantificabile l'importanza della vita privata, una vita felice e regolata aiuta. Siamo andati vicini a vincere la Champions, finita la partita sapevamo che avremmo potuto fare meglio. La finale di Champions ci ha un po' destabilizzato, ci abbiamo messo troppo tempo per ritrovare la retta via".

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