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  • Chievo, Corini:|'Il Chievo non è poi così brutto... '

    Chievo, Corini:|'Il Chievo non è poi così brutto... '

     

    Troppe punture, troppe critiche, appunti troppo severi: Eugenio Corini mette lo scudo, protegge la squadra, difende il lavoro suo e quello della sua truppa. Ribadisce, pur con modi garbati, che il suo Chievo non è così malmesso come a volte si racconta. Che i rovesci, magari, condizionano troppo i giudizi e che anche la prova del Cibali non è stata così negativa. Anzi. Poi guarda oltre, al Siena. E promette riscatto immediato: «Da quando ci sono io questa squadra ha sempre reagito bene alle sconfitte», ricorda. «Dimostrando che ci sono coesione, compattezza e voglia di crescere. Mi aspetto di ritrovare la reazione anche stavolta. A Catania abbiamo incassato un ko secondo me immeritato. Ma è venuto e allora bisogna che riflettiamo sulle cose da migliorare».  Peccato per le assenze, ultimamente numerose e pesanti soprattutto in difesa.  Domani niente campo per Sardo, Papp e Frey oltre ad Hetemaj e Vacek.  Il Genio però non trema. Anche se affronterà un Siena in splendido recupero: «Loro hanno reagito brillantemente alla penalizzazione», spiega il tecnico. «Si sono rimessi al livello delle altre, giocano un ottimo calcio, aggressivo. Sappiamo di affrontare una squadra dura ma cercheremo di fare nostra la partita».
     
    Cosa teme o chi teme di più del Siena?
    «Il Siena lavora con tanti giocatori sotto la linea della palla, contrattacca rapidamente e ha trovato in Calaiò un giocatore che è maturato definitivamente. Lui è molto forte nel gioco aereo e attacca bene la profondità. Il che consente a Valiani, Rosina o Reginaldo, quelli che lavorano dietro, di accompagnare l'azione».
     
    Altri pericoli da segnalare?
    «Penso agli esterni - Angelo, Del Grosso e Rubin - e a centrocampisti forti come Vergassola e Bolzoni. Dietro poi hanno ritrovato uno come Felipe, che nel suo ruolo era ritenuto tra i migliori della A. E hanno questa sorpresa di Neto. Oltre a Pegolo, che a Verona conosciamo bene e sta facendo un campionato davvero straordinario».
     
    La sintesi?
    «Bella squadra, rosa completa. Ma io confido nel nostro lavoro, nella nostra voglia di rifarci».
     
    Si aspetta una rivale votata al catenaccio?
    «No. Loro difendono sotto la linea per contrattaccare rapidi. Perché hanno corsa, hanno qualità. Li ho visti anche a Parma e credo che il canovaccio sarà questo».
     
    Parliamo di Chievo: che settimana è stata dopo la sconfitta di Catania?
    «Io penso che la mia squadra, da quando sono arrivato, sia migliorata. Sento parlare di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: io credo che questo bicchiere dobbiamo riempirlo. Ma credo anche che in un percorso di crescita serva tempo e che i miracoli non li sappia fare nessuno».
     
    E?...
    «E che questa squadra abbia dato segnali di grande ripresa tornando al livello delle altre. Non vorrei ci dimenticassimo che con l'Udinese stavamo vincendo a un minuto dalla fine. E che dimenticassimo che il Catania in casa ha battuto tutte le squadre che ha affrontato a parte la Juve, che però ha vinto in maniera non troppo pulita. Secondo me siamo stati comunque al loro livello e che potevamo portare a casa comunque qualcosa anche dal Cibali».
     
    Ma non è successo.
    «Dobbiamo fare di più e dare di più. È necessario per salvarci. Grazie anche alla grande disponibilità dei ragazzi che giornalmente lavorano per migliorarsi cercheremo di fare altri passi, uno alla volta. Ci siamo preparati bene e vogliamo battere il Siena. Consapevoli che serve dare sempre qualcosa in più».
     
    Dove è necessario chiedere di più alla squadra?
    «Il mio rammarico nasce dal fatto che tutti lavorano con grande intensità ma a volte molliamo qualcosa in partita. Con un pizzico di rabbia e di attenzione in più potremmo limare quei dettagli che fanno la differenza tra perdere, pareggiare e vincere».
     
    Dettagli decisivi al Cibali.
    «Ho rivisto la partita e ripeto che nel complesso la nostra è stata una buona prestazione. È che non sempre questo basta per fare risultato in Serie A. E io per i ragazzi sarò sempre quel pungolo che deve obbligarli a dare qualche cosa in più per l'obiettivo».
     
    Il suo Chievo, quando giocava, si era abituato a volare ben oltre l'obiettivo minimo...  «Ma nella mia carriera mi è capitato spesso di lottare per la salvezza. È il presupposto dal quale partiva anche il Chievo dei miracoli. C'è la grande consapevolezza che le cose si conquistano giorno per giorno, lavorando duro. Per conquistare quel centimetro in più che ti permette di fare dei risultati».
     
    Qual è la critica che finora l'ha infastidita di più? Quello sulla peggior difesa, sulle cadute in trasferta? O cos'altro?
    «Sui numeri della difesa ho lavorato anch'io. E ho visto che - togliendo due partite particolari come quelle di Palermo e Milano - avremmo la sesta della A. Magari, calcolando un paio di gol presi anche in quelle gare, saremmo comunque tra la decima e la dodicesima. E se guardo alla mia gestione dico che la gara di San Siro ha una lettura molto particolare. Di sicuro possiamo fare meglio ma togliendo quelle due gare i numeri sarebbero diversi».
     
    Perdere in goleada però è sempre brutto.
    «Ma quando sei sotto è giusto che ti esponi. Lo vedete anche su altri campi: piccole che rischiano per recuperare sul campo di una grande e poi magari ne prendono tre o quattro in un attimo. In A è così. A noi è capitato due volte, non deve più capitare».
     
    Il Chievo c'è, insomma.
    «Nel complesso si può migliorare ma non siamo così brutti come ci si dipinge».
     
    Da qui a Natale tanti scontri diretti: come può cambiare l'ottica della squadra? «Pensiamo una gara alla volta. Una riflessione l'ho fatta anch'io sul calendario ma so che per fare bene bisogna affrontare le cose una alla volta. Pensiamo a battere il Siena e poi penseremo alla doppia trasferta successiva. Con equilibrio. In A ci sono squadre che perdono anche sei, sette partite di fila, poi magari infilano tre, quattro risultati buoni. E noi siamo tra quelli che sanno reagire. L'abbiamo già dimostrato. Succederà ancora»

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