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  • Chievo:| La manita del Diavolo risveglia l'angoscia

    Chievo:| La manita del Diavolo risveglia l'angoscia

    Troppo tenero per essere Chievo, il vero Chievo. Sta diventando una brutta abitudine parlarne ma la realtá - numeri, corsi e ricorsi - é quella che é. Difficile da discutere. I limiti generali - pochi i gol fatti, troppi quelli subiti, andamento discontinuo, classifica d'emergenza - vengono ammorbiditi in casa, drammaticamente amplificati fuori. Attenzione: nessuno chiede miracoli a San Siro e la maggior qualitá del Milan non é un'opinione, ma farsi seppellire come é successo sabato pomeriggio non fa parte del costume dell'undici della Diga. SOTT'ACQUA. Eppure a Milano é finita addirittura peggio di come si era conclusa un mese fa a Palermo, giá una caporetto storica. A Parma il Chievo aveva contenuto i danni (0-2) più meno come a Torino e Napoli, dove però, in termini di occasioni subite, i gialloblù avevano comunque sfiorato altri due terrificanti naufragi. Corini si sforza di ridimensionare il problema. Comprensibile, dal suo punto di osservazione. E gli va dato atto che, per una ventina di minuti, sabato il quadro pareva più dolce, il Chievo quadrato e velenoso come da auspici. Il Milan quasi sorpreso. L'atteggiamento battagliero reclamato dal tecnico alla vigilia, insomma, pareva interpretato al meglio anche sul piano tattico. IL LATO SCOPERTO. Il sogno è evaporato non appena il Diavolo ha messo le corna di traverso. Sono bastate un paio di accelerazioni centrali per scoprire il tallone d'Achille dei gialloblù, troppo slegati per poterci mettere la pezza giusta. Sfortunati, per caritá, ma decisamente troppo esposti alle raffiche di vento. Tre sberle da fuori, un paio di deviazioni maledette, una linea comunque fragile - con poco collante tra la difesa e la mediana - che é andata letteralmente in tilt col passare dei minuti, facendosi travolgere nella ripresa dai maggiori mezzi tecnici, dalla maggior prestanza fisica e dalla maggior cattiveria dei rivali. Anche stavolta Sorrentino si é dovuto inchinare ripetutamente. E la cinquina alla fine sta persino stretta ai padroni di casa. OCCHIO AL CALENDARIO. Considerazione più che sufficiente per attivare l'allarme. E cercare di capire come rimediare, considerato che domenica al Bentegodi passa l'Udinese, avversaria particolarmente scorbutica, e che poi l'undici della Diga si trasferirá in Sicilia, a casa Catania, uno dei teatri più scomodi in assoluto della Serie A. Il rischio di farsi nuovamente rapire dai malesseri della cattiva classifica é reale, così come quello di ritrovarsi tra venti giorni a considerare quello col Siena un altro spareggio da non sbagliare. Con tutte le angosce del caso. Eugenio Corini sabato ha provato a stupire rivoluzionando la disposizionedelle sue pedine. I segnali di crescita, che si sono avvertiti, non bastano a promuovere la scelta. La trappola ordita ai danni dei rossoneri - a dispetto dei buoni propositi del Genio - non ha fatto vittime. PRESENTI & ASSENTI. E inevitabilmente anche la scelta degli uomini innesca processi. A posteriori, ovviamente, la figura migliore l'hanno fatta gli assenti. Luca Rigoni su tutti. E nella ripresa i subentrati non sono stati in grado di modificare un andazzo scolpito. Chiaro che qualche effettivo, poco o mai utilizzato finora da Corini, viva male l'anticamera. Il Genio ha spergiurato di non avere problemi nella gestione del gruppo, che tutti danno la massima disponibilitá nonostante l'abitudine a sedersi in panchina. O addirittura in tribuna. Però cosa ne penseranno i Cofie o i Moscardelli? E cosa ne penserá Rinaldo Cruzado, talento anarchico, discontinuo e magari meno disciplinato rispetto alla media, però spettacolare ed incisivo quando si accende? Uno che da Corini in qua il campo l'ha sempre visto soltanto da fuori? Si ripropone il problema della rosa allargata, una possibile zavorra più che un alleato. Chi stará fuori alla prossima? LA CORSA SALVEZZA. Intanto le altre camminano. Aveva avvertito tre giorni fa Corini: «Neanche il tempo di respirare dopo il Pescara che ci sei ancora dentro. Questo campionato si conferma difficile: vinci e sei a metá classifica, perdi e torni a un passo dalla zona rossa...». Verissimo. L'undicesima di campionato ha rianimato Pescara a Siena, accorciando drammaticamente la distanza dei gialloblù dall'ultimo posto. Soffrono le genovesi - mortificate da una serie di rovesci insospettabili - si schianta il Cagliari, torna sulla terra il Parma e frena il Bologna. In compenso vola l'Atalanta mentre il Toro strappa un punto prezioso a Napoli. E cade - da pronostico - il Palermo all'Olimpico. Inutile dedicarsi a stilare tabelle-salvezza e programmi di sopravvivenza. Ora ci sono cinque giorni per ritrovare energie ed equilibri. Poi sará urgente riprendersi anche il risultato. Soprattutto quello. Il campionato fa selezione e la concorrenza non è disposta a fare troppi omaggi.

     


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