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  • Chievo:| Sconfitta che non fa male

    Chievo:| Sconfitta che non fa male

    Brucia un po', ma passerà. "Non siamo stati quelli delle prime due giornate" ammette Stefano Pioli. Succede. Non è la prima volta, non sarà neppure l'ultima che una squadra celebrata per una settimana finisca poi per pagare un prezzo comunque alto. "Forse ci è mancata un po' di cattiveria" ammette a sua volta Luciano, che un'idea precisa se la deve essere fatta guardando (purtroppo) da fuori. Il Chievo incassa e mette via, si dice sempre che le lezioni servono e qualche sberlone ancora di più, anche se ne faresti volentieri a meno. Difficile dire se esistono sconfitte salutari. Di sicuro, diciamolo, questa non fa troppo male e non solo per via di chi ce l'ha "regalata", cioè Beppe Iachini. Non tutto è da buttare, insomma. E il rischio più grave, adesso, è quello di vedere troppo nero, com'era esattamente un rischio, sette giorni fa, vedere tutto troppo rosa.

    LUCI E OMBRE. Qualcosa è mancato, questo è sicuro. "Ma anche il Brescia ci ha messo del suo" ha spiegato Pioli. Vero anche questo. Il Brescia di Iachini ha avuto il "piglio giusto" fin dal via. Organizzazione, carattere, ma anche grande qualità, soprattutto da Diamanti in poi. Il resto l'ha fatto, nettamente, l'uscita di Luciano. Oggi come oggi, quasi insostituibile, negli schemi del Chievo. Quando lui ha alzato bandiera bianca, è cominciata un'altra partita. Il Chievo ha smarrito certezze, ma ha perso soprattutto un'arma letale. Le accelerazioni di Luciano ne rappresentano infatti una variante tattica fondamentale. Quando parte, rompe gli schemi. "Crea superiorità", come dicono quelli che parlano bene di calcio. Senza di lui, sarà anche un caso, il Chievo è diventato più prevedibile, schematico, generoso ma decisamente più sterile di quello visto nelle prime due uscite. Fateci caso, col Brescia le occasioni da gol sono state soltanto due. Una miseria, rispetto al Catania e al Genoa.

    UNA QUESTIONE DI TESTA? Troppi complimenti, a volte, fanno più male che bene. S'è sempre detto, il pericolo c'era, ma sarebbe riduttivo spiegare il ko col Brescia soltanto con un problema mentale. Diciamo che c'è stato anche quello, come quando ti siedi a tavola e non hai troppa fame. Qualcosina finisci per concedere, ma è una questione inconscia. Ti ritrovi dentro con un po' meno adrenalina, non sei appagato (dopo due giornate, ci mancherebbe...) ma senti che l'interruttore non scatta come sempre. E quando la partita prende una brutta piega (l'infortunio a Luciano e la prodezza di Diamanti) diventa dura raddrizzare la baracca. Erano segnali di un pomeriggio nato storto, come la palla gol di Bentivoglio, sullo 0-0. Pioli non ha cercato alibi. "Ma se fosse entrata quella palla, magari, avremmo commentato un'altra storia...".
     

    I REBUS DA RISOLVERE. Sulla strada di Napoli, Pioli se ne ritrova alcuni sui quali lavorare. Il primo, il più urgente, riguarda ovviamente il sostituto di Luciano, che non può essere Fernandes. Lo svizzero è parso completamente fuori partita, diciamo pure fuori sintonia col resto della squadra. L'ipotesi più logica, oggi, sembra quella di Bentivoglio "abbassato" e Bogliacino trequartista. Ma Pioli ha altre carte da giocare: Guana, ad esempio, per non parlare di Constant, che forse ha bisogno di tempo per capire a sua volta il Chievo. A proposito di Bentivoglio, è finito sul banco degli imputati, più per le due occasioni sciupate che per altro. Non ha giocato bene, ma non è stato comunque peggio di altri. Di sicuro, ammesso sia un equivoco, è a sua volta al centro di un equivoco tattico che va risolto. Siccome parte come trequartista, gli si chiedono (e la gente si aspetta) cose che in realtà non gli appartengono. Ha il passo della mezzala, non del fantasista (lì, è meglio Bogliacino, non c'è dubbio). E sembra soffrire, soprattutto in casa, un pubblico col fucile puntato. Al minimo errore, i mugugni si avvertono. Prima che sia troppo tardi e che si ripeta il ritornello delle ultime stagioni, gli serve un colpo d'ala per vincere la scommessa. Per uscire dal limbo nel quale è finito. Sempre invocato, sempre atteso, non sempre pervenuto. Si va al San paolo aspettando segnali...


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