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  • Chievomania: Maran, tra passato e futuro

    Chievomania: Maran, tra passato e futuro

    • Federico Vaccari
    Dalla piccola nuova rivoluzione di inizio torneo, al ritorno alle origini. L’anno zero del Chievo torna ad essere imperversato da un cambio di rotta ineccepibile dopo sei giornate di campionato. Un cambio spietato, per alcuni inaspettato, ma inevitabile dopo la quinta sconfitta stagionale. Se togliamo i tre punti di Napoli, il Chievo ha perso troppi step su cui abbinarci la quota salvezza. Lo scoglio casalingo contro Parma ed Empoli, i progressi non fatti, i cambi repentini di moduli e l’inefficacia con cui non si sviluppava un’alternanza tra tutti i giocatori della rosa sono divenuti tasselli determinanti per il cambio di guida.

    Maran rappresenta il passato ed il futuro del Chievo. Già secondo ai tempi di Baldini in Serie B, quindici anni dopo ritorna alla base sperando che con i rimasugli di quel suo Catania dei record (Izco, Schelotto, Maxi Lopez) non possa ripartire una seconda favola al Chievo.

    Un mister che da tanti anni viene accostato alla città scaligera, ma che per strane coincidenze il matrimonio non fu mai da fare. C’arriva dopo un grande esordio in Serie A, grazie alla piccola grande Catania. C’arriva dopo una gavetta fatta dai sogni di Varese e le temperanze di Vicenza, Bari e Triestina. Ma andare troppo in là col tempo non fa tanto bene al presente del Chievo2.0 che prima di tutto ha bisogno di ritrovarsi.

    Ritrovare una squadra che finora è apparsa un cantiere incolto e all’aria aperta, poco costruttiva e lineare con quelli che erano i programmi della società. Corini, simbolo in campo di un passato che ormai non c’è più, è stato fin dalla sua prima apparizione in conferenza stampa un peso per molti, una scommessa per pochi. L’esordio micidiale con la Juventus, dopo l’eliminazione in Coppa, passando per la coincidenza di Napoli e lo sbarramento tra Parma, Empoli e Milan, non avevano ancora dato segni di ripresa. Anche se qualcosa dallo scacchiere clivense si stava già vedendo. Ma a corrente alternata. Troppo un Chievo ad intermittenza per pensare che bastasse questo per salvarsi in una stagione anomala come questa, in cui perfino Cesena ed Empoli (agnellini di una Serie A statica ad inizio torneo) possono giocarsi le proprie carte fino alla fine.

    Molti vedevano l’esonero di Corini contro la Roma una forzatura poco rispettosa nei suoi confronti. Del resto fare punti a Roma per salvare la panchina diventa fin lì impensabile. Ma sbagliare il trittico di fuoco tra Genoa, Palermo e Sassuolo significherebbe gettarsi da soli nel vortice dell’inferno dantesco.

    Il Chievo svolta pagina, ricomincia prima diventi troppo tardi. Maran sembra la scelta più azzeccata per ricompattare una rosa che ancora deve esprimere totalmente i propri valori. Partendo dalla difesa, svezzata solo in parte dai nuovi e potenzialmente migliorabile, ritoccando un centrocampo che deve ancora scegliere gli interpreti, ritrovando la via delle rete in attacco, in cui Paloschi e Maxi Lopez non sembrano ancora del tutto veri protagonisti. Passando anche da una trequarti che solo elencando i vari Schelotto, Meggiorini, Botta, Birsa e ci mettiamo pure Bellomo, inspiegabilmente ai margini della squadra (non come Puggioni fuori rosa per motivi extra personali), che può semplicemente esplodere da un momento all’altro.

    Tocca a Maran incidere più di tutti grazie a metodo e tatticismo. Corini ormai è acqua passata, anche se deve essergli riconosciuta la diplomazia con cui sempre è riuscito a metterci la faccia. Forse non era ancora il suo momento.

    In bocca al lupo al nuovo tecnico. Ora, potrebbe anche bastare. 
     

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