Chirico: 'Gravina se ne frega dei meriti della Juve, vuole i playoff solo per prendere voti'

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Il solito vizietto. Quando in FIGC non sanno che pesci prendere, ritirano fuori vecchie formula di successo: ripescare chi sta a 15 o 20 punti di distanza dalla testa della classifica e, magari, fargli pure vincere lo scudetto. Accadde già nel 2006, adesso la Federazione ci riprova di nuovo. Allora ci fu di mezzo Calciopoli, stavolta il covid 19. Ogni scusa è buona per cambiare le regole,vendendola poi alle masse come una soluzione inevitabile e necessaria. A meno di ripensamenti o nuovi blocchi governativi, il 13 o 20 giugno dovrebbe ripartire la Serie A, con la formula tradizionale: si giocano tutte le restanti 12 giornate (e mezza) con una partita ogni tre giorni. Una no-stop di calcio giocato che, se tutto va bene, dovrebbe chiudersi ai primi di agosto, così da consentire poi la disputa delle fasi finali di Champions ed Europa League. Come ne usciranno le squadre da questo tour de force è facile immaginarlo: a pezzi.
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1913 e 1922, Juventus e Inter in Serie B? Ecco come andò veramente
del 28 aprile 2018 alle 11:00
di Alessandro Bassi
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Il Derby d'Italia è partita unica nel panorama calcistico italiano, spesso è stata crocevia di scudetti, coppe Italia, polemiche e incontri memorabili. Curiosamente la sfida tra Inter e Juventus lega le tifoserie delle due protagoniste anche ad una sorta di primato, quello di essere state, fino al 2006, anno della retrocessione della Juve in Serie B per i fatti di Calciopoli, le uniche due a non essere mai retrocesse. Primato che, da quell'anno, spetta solo ai nerazzurri. Eppure, in un'epoca ormai molto lontana, sia l'Inter che la Juventus, in anni differenti, avevano visto molto da vicino lo spettro delle retrocessione. Ben prima di Calciopoli. E questo ne è il racconto.
JUVENTUS
C'è stato un campionato passato alla storia perchè avrebbe potuto essere quello della retrocessione della Juventus in Promozione – l'attuale serie B – retrocessione che avrebbe potuto significare pure la fine e lo scioglimento del club. Insomma una vera e propria sliding door che merita un racconto.
LA RIFORMA VALVASSORI-FAROPPA - I primi campionati di calcio in Italia sono sempre stati giocati da squadre ricomprese nel triangolo Ligure-lombardo-piemontese, soltanto con il 1910 il torneo viene allargato con l'istituzione del girone emiliano-veneto, ma ancora tutto il football del centro-sud viene completamente ignorato dalla Federazione. Con l'estate del 1912 qualcosa di importante accade, l'indomani della rovinosa spedizione azzurra al torneo olimpico in Svezia. Ieri come allora, dopo i dolori svedesi, era tempo di decidere su importanti riforme. L'assemblea federale del 31 agosto 1912 doveva decidere sulla formula del campionato 1912/13 e sempre più società spingevano per poter partecipare al campionato, tanto che proprio in quell'occasione i delegati dovevano decidere su due idee di riforma del campionato. Una favorevole ad un'enorme dilatazione del campionato, quella presentata dai due soci del F.C. Piemonte Faroppa e Valvassori, l'altra, all'opposto, orientata verso criteri restrittivi e presentata dal dirigente genoano Goetzlof. Per farla breve, prevalse il progetto Valvassori-Faroppa che prevedeva di organizzare il campionato di prima categoria suddiviso in gironi regionali composti ognuno da massimo 6 squadre, allargando la base delle partecipanti al maggior torneo calcistico. Dopo numerose discussioni e minacce di scioperi si arrivò a definire meglio il quadro d'assieme in una riunione tenuta nella villa del neo eletto Presidente federale conte Rigon il 12 settembre nella quale si decise di accorpare Liguria e Lombardia in un unico girone e l'Emilia con il Veneto. Così il campionato 1912/13 si caratterizzò per due epocali novità: l'ammissione per la prima volta delle maggiori squadre del centro-sud e l'istituzione del criterio delle retrocessioni, resosi necessario per permettere a nuove squadre di poter accedere al torneo.
IL CAMPIONATO 1912/13 - La formula prevedeva una fase eliminatoria regionale composta da un girone piemontese, uno lombardo-ligure e un terzo emiliano-veneto: le prime due di ogni girone si sarebbero scontrate in un girone finale la cui vincente si sarebbe giocata il titolo di campione d'Italia contro la vincente del centro-sud. Regola ben più importante, per ciò che qua ci preme, quella che prevedeva che l'ultima classificata di ogni girone sarebbe retrocessa in Promozione. E a questo punto entra in ballo la Juventus. I bianconeri sono protagonisti di un campionato molto difficile, le sconfitte si susseguono in serie, addirittura umiliante la 0-8 subito dai granata del Torino. La Juventus arriva all'ultima giornata a pari punti con il Novara, ma mentre questi ultimi in casa riescono a conquistare un punticino con il già qualificato Casale, gli juventini perdono 3-0 a Vercelli. La Juventus chiude il campionato con soli 3 punti conquistati in 10 gare, all'ultimo posto in classifica. All'orizzonte anche un'idea estrema: lo scioglimento del club!
L'INTERVENTO DI UMBERTO MALVANO: LA JUVENTUS E' SALVA - La squadra bianconera di quegli anni viveva un periodo molto difficile, dopo la vittoria del campionato nel 1905 e la scissione dell'anno dopo dei dissidenti che andarono a formare il Torino la società non era più riuscita a risollevarsi e aveva vissuto anni di transizione sino al tracollo e all'onta della retrocessione. I fondatori, che nel frattempo si erano fatti uomini, in quei giorni colmi di tristezza pensarono anche a sciogliere il club e far scomparire per sempre la Juventus. Nella mentalità dell'epoca, infatti, molto meglio era smettere che dover ricominciare con il peso della vergogna di una retrocessione. La via d'uscita per salvare il club e la sua storia venne proprio dal regolamento del campionato, da quello stesso regolamento che aveva previsto la retrocessione. I dirigenti juventini, passato il momento della disperazione, si danno da fare diplomaticamente e a livello di politica federale perorando la loro causa all'ex Malvano ora in rapporti d'affari con l'ingegner Mauro, importante dirigente federale. Tutto viene deciso nell'assemblea federale in programma a Torino per fine agosto 1913. molte le istanze avanzate e i malumori palesati, tanto che il dibattito è fitto e serrato, tutto ruota attorno all'allargamento delle partecipanti al massimo campionato e alla divisione geografica dei gironi. Vengono alla fine presentati due ordini del giorno. Per quel che qua ci interessa, il primo ordine del giorno, su progetto Minola, – succintamente – prevede al primo punto l'aumento delle squadre di prima categoria per ogni regione geografica da sei a otto e al secondo che Juventus e Savona facciano parte integrante del campionato di prima categoria come appartenenti alla regione Liguria. Il secondo ordine del giorno, proposto da Baraldi e Bucciarelli, prevedeva la suddivisione dell'Italia settentrionale in tre gruppi, uno ligure-piemontese, un altro lombardo e un terzo veneto-emiliano, composti da tutte le squadre partecipanti al torneo 1912/13 – quindi con neutralizzazione delle retrocessioni – e le vincenti dei campionati di Promozione. Punto cardine era però il seguente, come bene si legge da La Gazzetta dello Sport del 28 agosto 1913:
“(...) Lascia facoltà alla presidenza federale di aggregare (…) qualche società, specialmente in considerazione della sua posizione geografica, ad un gruppo finitimo.
Per la stagione 1913-14 è però deliberato fin d'ora che due posti della Lombardia siano occupati da due squadre della nazione ligure-piemontese e precisamente dal Novara e dalla Juventus (…).”
Il secondo ordine del giorno fu quello che venne votato dalla maggioranza con 53 voti a favore, 9 astenuti e 7 contrari. La Juventus, dunque, veniva assieme a tutte le altre retrocesse ripescata nel massimo campionato e veniva anche per sempre allontanato lo spettro dello scioglimento della società.
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