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  • Chirico: 'La situazione della Juve grave e deprimente: aveva ragione Sarri, è inallenabile. Ma il superego di Allegri...'

    Chirico: 'La situazione della Juve grave e deprimente: aveva ragione Sarri, è inallenabile. Ma il superego di Allegri...'

    Bene abbiamo fatto a non esaltare troppo la Juventus trionfante di Malmoe. Appena l’asticella è tornata a rialzarsi, sono riaffiorati puntuali i soliti difetti. Quelli già individuati nei  precedenti tre turni di campionato  e rivisti identici col Milan. Risultato finale: 2 miseri punti in classifica. La Juve è terzultima in Serie A, non per caso ma per evidenti demeriti propri. 

    Al netto degli stucchevoli proclami dei giocatori su Instagram (“col lavoro duro ci risolleveremo”) e degli slogan dei tifosi (“i conti si fanno alla fine”) la situazione è grave. Oltre che deprimente. Ritenere che momenti del genere alla Juventus, proprio in quanto tale, possano essere soltanto passeggeri, significa non aver  preso coscienza di quanto sta realmente avvenendo, e del perché accade.

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    La Juventus attuale in campionato non vince più , subisce troppi gol (da 18 gare di fila,spesso su palle inattive) e segna col contagocce, possiede una tenuta atletica ridotta ad solo tempo (si è fatta rimontare 3 volte su quattro) e appena subisce una rete va in cortocircuito. Bisogna lavorare sulla testa, dicono, ed è  quello che sta provando a fare Allegri in allenamento, con urla e rimproveri. Eppure non sembra bastare, quando la squadra scende in campo il prodotto è quasi sempre il medesimo. 

    Non è che avesse ragione Sarri?  Questa Juve sembra davvero inallenabile. Quando a scuola il professore spiega la lezione ma l’alunno non l’apprende, si dice che è un asino. Mutatis mutandis, la stessa cosa pare stia accadendo  alla Continassa: Allegri spiega, ma i giocatori non mettono in pratica ciò che gli dice di fare. Una delle due: o gli parla in labronico stretto e i calciatori (specie gli stranieri) non lo capiscono, oppure sono capoccioni di loro. Oltre che tecnicamente limitati. 

    Col Milan, ad un certo punto, si è visto un Max furibondo: la squadra non riusciva a disporsi in campo come gli stava chiedendo di fare l’allenatore. Eppure lui si sbracciava, sbraitava, diventava paonazzo, ma niente. Non c’era verso. 

    Ricordate quando il pueblo juventino era convinto delle doti taumaturgiche di Allegri (“trasformerà questa squadra”) ed il sottoscritto scriveva che il livornese non era la Fata Madrina e che le zucche non sarebbero diventate carrozze?  Perché Rabiot  resterà  quello già visto nelle scorse stagioni, come lui Bentancur, nonostante l’ottimo primo tempo contro i rossoneri e così pure Kulusevski, che non migliora mai, e il fantasmatigo Kean, riportato a Torino nonostante l’allenatore chiedesse altro (motivo vero: serviva un prodotto del vivaio, con un briciolo d’esperienza,  da inserire nelle liste Uefa/ campionato). Ho citato loro, ma ce ne sono pure altri.  

    Forse nemmeno Allegri, dopo averla vista in tv per due anni, immaginava di dover avere a che fare con una Juventus così inallenabile. Magari ne era consapevole ma riteneva di poterci riuscire. Talvolta il super-ego ti frega. O, probabilmente, non sta riuscendo ad allenarla per bene manco lui col suo staff, se la tenuta fisica del gruppo regge per 45 minuti e, puntuale, nei secondi tempi è alla mercè degli avversari. La riprova c’è stata proprio col Milan, pur avendo beneficiato la squadra di 24h di recupero in più rispetto a quella di Pioli. 

    Aggiungici  i cambi non azzeccati, sui quali ha fatto mea culpa pure Max, e l’ennesima frittata è stata bella che confezionata pure domenica scorsa. E poteva finire pure peggio, se Szczesny non si fosse ricordato di essere un portiere e non avesse deviato, sa manco lui come, quel tiro di Kalulu nel finale di partita.

    Troppe cose che non vanno, troppi problemi da risolvere, ad Allegri servirà tempo. Anche altri giocatori, ma quelli potrebbero arrivare solo a gennaio (forse) o la prossima estate (forse). Per adesso bisogna arrabattarsi con quello che c’è e resettare le ambizioni. Per tutto il resto non c’è Mastercard, considerati i 209 milioni di rosso a bilancio, ma la Provvidenza. 

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