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  • Chirico: 'Rosa mediocre e infortuni a catena gli unici alibi di Allegri. Ma progressi dove li vede?'

    Chirico: 'Rosa mediocre e infortuni a catena gli unici alibi di Allegri. Ma progressi dove li vede?'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    “Prima di tutto bisogna fare i complimenti ai ragazzi”. Iniziano quasi sempre così le conferenze post partita di Massimiliano Allegri, soprattutto se la squadra non perde. Lo aveva detto anche dopo il deludente pareggio interno col Bologna, non poteva non ripeterlo lunedì sera dopo avere incassato insperatamente i 3 punti col Sassuolo. Una partita dominata dalla squadra di Dionisi ma vinta dalla Juventus di Allegri. This is football, baby.

    Certo, ma non esageriamo coi complimenti , soprattutto quando le vittorie arrivano dopo una prestazione parecchio discutibile. Prima di tutto il risultato, certo, però non bisognerebbe nemmeno esagerare col pragmatismo. Perché se in un campionato come questo, ancora indeciso a 4 giornate dalla fine, una s quadra come la Juventus è fuori dai giochi significa che, nella mediocrità generale, gli avversari hanno fatto tutti meglio. Non solo: quando avrebbe potuto recuperare posizioni, non ha sfruttato nemmeno una delle opportunità che gli si sono presentate per tornare in corsa. La stagione, caro mister, resta deludente lo stesso, anche se dopo Sassuolo e – soprattutto – i risultati delle dirette inseguitrici, il quarto posto (ovvero: qualificazione alla prossima Champions) dovrebbe ormai essere blindato.

    Resta il fatto che la squadra resta inaffidabile e poco convincente lo stesso. Piace solo al suo allenatore, il quale sostiene di vedere dei progressi e che esistono buone basi da cui ripartire la prossima stagione. Dove li abbia visti questi progressi lo sa solo Allegri, convinto della bontà del proprio lavoro. Con Bologna e Sassuolo più che di progresso si dovrebbe parlare di involuzione sul piano del gioco, ridotto ormai ad uno scarno copione: blocco basso e lancio lungo. Nella totale mancanza di idee e soluzioni alternative, in fase offensiva ci si affida alle giocate dei singoli. In assenza anche di queste, ci si accontenta di non prenderle. Proprio quello che, ad un certo punto, ha fatto la Juve anche al Mapei, per ammissione dello stesso Allegri “perché – testuale – il pareggio era un altro risultato importante”. E per come si stavano mettendo le cose in campo, con un Sassuolo stabilmente ad operare all’interno della ¾ bianconera , di sicuro si sarebbe accettato anche il pari. Poi una giocata di Kean ha scombinato tutto.

    Do ragione al mister solo su una cosa: più di così questa Juve non può fare. È vero. La rosa è già mediocre di suo, se perde pure pezzi per strada tutto diventa ancora più complicato e costringe l’allenatore a fare il “gioco delle 3 carte” (parole sue) con quelli che ha. E al Mapei aveva di nuovo gli uomini contati. A parte però gli incidenti gravi di Chiesa e McKennie, una riflessione seria andrebbe fatta in casa Juve proprio sulla mattanza no stop degli infortunati: ogni settimana c’è un giocatore che si ferma per problemi muscolari (l’ultimo è stato Cuadrado) e i lungo degenti post trauma vengono recuperati col lanternino. L’ultima notizia riguarda Locatelli: fermo da quasi un mese per una distorsione, rischia di chiudere in anticipo la stagione perché il recupero appare molto lento. Così come quello di Arthur, pure lui vittima di un trauma distorsivo. In genere, da infortuni di questo tipo se ne esce dopo 2/3 settimane di terapie. Alla Continassa no. Il perché dovrebbero spiegarlo medici e preparatori atletici, considerando l’anomalia. Mediocrità della rosa e infortuni a catena sono gli unici alibi per Allegri, per il resto faccia outing.

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