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  • Ciak Juve:| Natale in alta quota

    Ciak Juve:| Natale in alta quota

    Punto primo: gli allenatori (in generale) hanno un bel dire, ma non si può riconoscere la stessa importanza a tutte le partite. D’accordo, tre punti sono sempre tre punti, ma il calcio non è solo una questione aritmetica, anche se prima o dopo tutti si ritrovano a far di conto. Intendiamoci, non vogliamo sostenere il primato del bel gioco o altri concetti ameni. In Italia conta solo vincere, il come per lo più è considerato un dettaglio. A fine settembre, però, particolari come l’autostima, l’organizzazione di gioco, la corretta valutazione della propria rosa, non vanno considerati necessariamente acquisiti. Il concetto vale soprattutto per le squadre in costruzione. Per questa ragione la doppia trasferta di Manchester e Milano si presentava come un passaggio cruciale nella stagione di Del Piero e compagni. Due esami che si potevano sintetizzare in un’unica domanda: quanto vale davvero la nuova Juve? Parecchio per quanto si è visto all’Eastlands e poi a San Siro. Gigi Del Neri in tre mesi scarsi è riuscito a dare un’identità a una gruppo che qualche mese fa si presentava totalmente allo sbando e privo di una credibile leadership. Il che - per il momento - consente di spendere un giudizio assolutamente positivo sul suo lavoro, nonostante la classifica (comunque corta) non risulti così premiante. Ma non è il caso di spaccare il capello in quattro, perché idealmente proprio a San Siro si è chiusa la prima fase, quella che potremmo definire di rodaggio. 


    IL PREZZO - Secondo: quando alleni la Juve (e qui per forza di cose il riferimento è a un allenatore solo, cioè allo stesso Del Neri) non puoi cavartela con formulette tipo «Dobbiamo fare la corsa su noi stessi», piuttosto che «Non abbiamo limiti» (senza stabilire però quali siano i paletti, nel bene e nel male). Il primo a saperlo è il tecnico di Aquileia, il privilegio di sedere sulla panchina bianconera comporta un prezzo: bisogna viaggiare alla stessa velocità delle aspettative dell’ambiente - inteso come tifosi, ma pure media cioè puntare a vincere. Infatti alla ripresa del campionato, alla Juve non si chiederà soltanto di giocare bene, di dimostrarsi coesa e determinata. Dalla sfida con il Lecce in poi quei presupposti non saranno più argomento di discussione. Verranno, cioè, considerati scontati. E conterà un solo argomento: il risultato. Anzi, il massimo risultato. Perché ha ragione Gianluca Vialli quando racconta che questo è un campionato anomalo, in cui nessuno degli allenatori dei club di vertice ha mai vinto il campionato italiano. Vincerà chi sarà bravo a trovare in fretta i giusti equilibri e finora nessuno ci è riuscito del tutto. Lo stesso Rafa Benitez deve dimostrarsi attrezzato, nonostante nel curriculum esibisca una Champions e due titoli spagnoli. Infatti l’impressione, a leggere certe reazioni dei giocatori nerazzurri nei confronti del compostissimo Rafa, è che a Milano qualche problema ce l’abbiano. E la Juve, al pari del Milan, ha il dovere di sfruttare il complesso dopo Mourinho per ristabilire le gerarchie del calcio italiano. 

    PASSI AVANTI - Anche la Juve di manchevolezze ne ha, beninteso, ma le due ultime partite consentono di dire che alcune tra queste sono in via di soluzione. Per esempio la coppia centrale Bonucci-Chiellini è uscita bene dall’ultima settimana, dopo che i passaggi a vuoto nelle precedenti uscite - anche a livello di rendimento individuale - non erano mancati. E dallo stesso Paolo De Ceglie sono giunti segnali incoraggianti, anche se nel suo caso dovranno arrivare parecchie conferme prima di poter sostenere che il problema di reperire un terzino sinistro sul mercato non è più attuale. A destra, invece (ne parliamo in altra pagina) qualcosa a gennaio bisognerà fare e non dubitiamo che Beppe Marotta e Fabio Paratici abbiano già qualche idea al proposito. 

    RAMPA DI LANCIO - Ma qui ci interessa focalizzare i molti aspetti positivi di questa Juve. La ricchezza di soluzioni offensive infatti è una risorsa assoluta dei bianconeri, ma anche il centrocampo con la crescita di Alberto Aquilani si dimostra assolutamente attrezzato per puntare molto in alto e Marco Storari soltanto con il Palermo ha abbassato il suo - altrimenti ottimo standard di rendimento. Insomma, aver esaurito la fase di rodaggio pagando appena tre punti di dazio nei confronti dell’Inter e del Milan consente di dire che la Juve può puntare a regalarsi un Natale in alta quota. Delle prossime cinque partite, solo la trasferta con il Milan del 31 ottobre si presenta davvero insidiosa. Le altre quattro sfide con Lecce, Bologna, Cesena e Brescia rappresentano invece un’ideale rampa di lancio. Porsi com modestia davanti a ogni avversario è saggio, ma non si può dire lo stesso quando si parla di obiettivi. Anche perché, San Siro l’ha dimostrato, parlare di gap rischia di essere demodé e soprattutto fuorviante.


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