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  • Coco: 'L'Inter una giungla. Foto nudo? Per me potevano uscire ma Galliani...'

    Coco: 'L'Inter una giungla. Foto nudo? Per me potevano uscire ma Galliani...'

    La maglia del Milan, poi quella del Barcellona, infine quella dell'Inter nel famoso scambio con Clarence Seedorf. Francesco Coco, ex terzino anche della Nazionale, è entrato nella storia del calcio tricolore come primo giocatore italiano a indossare la maglia storica del Barça. E oggi, Coco, si racconta a la Gazzetta dello Sport: "Perché lasciai il Barcellona dopo solo un anno? Potrei dire che si chiudeva un cerchio: l'Inter mi aveva preso a 12 anni, ma una settimana dopo aveva vinto un provino con il Milan. Potrei dire 'Io sono così, non c'è sempre un perché in quello che faccio'. Ma forse la risposta sta nel pranzo del 5 maggio a casa di Gerard - io, lui, Puyol e Xavi - fatto apposta per vedere Lazio-Inter. Lo scudetto all'Inter: non dico che tifavano ma era una bella novità anche per loro tre, poi quasi più basiti di me. Alla Pinetina dopo quella botta trovai una giunga, ma avevo detto sì già a marzo. Anche se Gaspar, il presidente, provò a chiedermi perché... Mi chiamavano el siciliano perché gli raccontavo storie di mafia, e la stampa voleva sempre me in conferenza: era come stare al bar, finivo che ero io a fare le domande a loro. Sentivo libertà e spensieratezza: quella mai avuta a Milano, con l'ansia di giocare nella mia città". 

    AMICIZIA CON CORONA E LE FOTO - "Corona ha fatto molto male, ma è stato in carcere abbastanza: non so neanche quanto, ma per cose più gravi c'è chi ne fa meno. Io quelle mie foto nudo in barca non le ho mai viste, non so quanto le pagò Galliani, so che mi tolse dallo stipendio 36 milioni e gli avevo detto: 'Per me possono uscire'. Ma Fabrizio non l'ho odiato, mi è solo caduto in basso: eravamo amici, così diceva". 

    SU GATTUSO - "Rino lo chiamavo 'il mio fratellino'. Sa cosa gli dicevo sempre? 'Che bello che sei'. Mica perché è bello fisicamente, eh? Lui è bello dentro: persona vera che si mostra per quello che , e dice sempre la verità. La dico anche io: non mi aspettavo che facesse subito così bene nel Milan. Nessuno se lo aspettava e invece si è dimostrato pronto per allenare pure in A, anche se non lo aveva mai fatto. E sta costruendo una squadra a sua immagine e somiglianza: per buttarla giù ce ne vuole e gioca col sorriso sulle labbra. Lui finge di avercelo poco: fa il burbero, ma ne ho conosciuti pochi così cazzari". 

    IL PIU' FORTE AL MONDO - "Tardelli mi disse: 'Il tuo più grande nemico sei tu'. Aveva ragione: nel mio ruolo potevo essere uno dei più forti al mondo. Costacurta me lo disse prima, avevo 18 anni: 'il tuo fisico e la mia testa: saresti da Pallone d'Oro'". 

    VITA PRIVATA - "Il calcio è come una donna, sì: non ce l'hai e ti accorgi che ti manca. Ma io non volevo lasciare il calcio, fu una liberazione necessaria da dolore e sacrifici anche se sentii un mare di scemenze: la sera ero un puttaniere e la mattina dopo gay, cosa aspettarsi? Con Elodie non perché ci lasciammo, ma se provi il caviale poi mangiare il resto è dura. Però spero che la dona della vita da qualche parte ci sia: a 41 anni anni non posso aspettare che nasca e se non l'ho trovata finora è perché l'ho cercata perfetta, che mi emozionasse in modo imparagonabile come ho fatto col calcio". 

    RIMPIANTI - "Non ho rimpianti per tutto ciò che ho fatto: facile dire 'se tornassi indietro non rifarei..." con la testa che hai vent'anni dopo. Se l'ho fatta, è perché pensavo fosse la cosa giusta, anche dire che i gay hanno una marcia in più, sì: lo penso tuttora, ho tanti amici gay e sono persone emotivamente più complete. Molte erano cose sbagliate? Pazienza, sono quelle che mi hanno insegnato di più. Sa qual è l'unico vero rimpianto? L'operazione alla schiena, che mi cambiò la carriera ma mi insegnò cosa significa soffrire e rialzarsi: è la vita, e doveva andare così". 

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