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  • 'Compro Henderson a tutti i costi': da Lautaro a Marquinhos e Bentancur, quando i ds vanno oltre il budget

    'Compro Henderson a tutti i costi': da Lautaro a Marquinhos e Bentancur, quando i ds vanno oltre il budget

    • Fabrizio Romano
    "Lo compro comunque, a tutti i costi". Jordan Henderson oggi è il simbolo del Liverpool di Klopp: mentalità vincente, serietà, professionalità, un lottatore in campo con piedi buoni. Sottovalutato, dicono sempre i tifosi dei Reds. Un segreto della squadra campione d'Europa in carica e d'Inghilterra a breve giro che è simbolo del merito del lavoro dei dirigenti bravi in un club importante: Daniel Comolli, allora ds del Liverpool, nel 2011 contattò il Sunderland per avere quel ragazzino di 20 anni che creava più occasioni di tutti con i suoi passaggi decisivi. Illuminante. Prezzo? Ben 20 milioni di euro, ritenuti troppi dalla proprietà. Niente da fare, gli americani che gestiscono il Liverpool bloccano Comolli che arrivava attorno ai 17 milioni come limite massimo.

    Eppure il direttore ci crede fino in fondo. Insiste, senza sosta. "Questo ragazzo merita un'offerta ancora più alta", la sua versione. "Questo perché solo una volta aveva visto così entusiasta il capo degli scout Mel Johnson: era stato quando lavoravano insieme al Tottenham e lui aveva scoperto un ragazzino gallese di nome Gareth Bale", racconta il Corriere della Sera. Detto, fatto. Comolli s'impunta, il Liverpool alza l'offerta e prende Henderson, un'operazione extra budget che la proprietà non gradì. Oggi, è la colonna e il leader di un Liverpool riconosciuto come straordinario in Europa e nel mondo.

    Anche nel nostro calcio è capitato più volte negli ultimi anni di assistere a scenari simili. L'allora ds della Roma, Walter Sabatini è specialista in materia: nel 2012 insiste a tutti i costi per prendere una riserva del Corinthians, giovane promettente sì... ma sconosciuto o quasi. Si chiama Marquinhos, difensore centrale, costa 1,5 milioni di prestito e ha un riscatto più alto. "E se buttiamo questi soldi per un prestito di un giovane così?", Sabatini va oltre. Prendiamolo, ne vale la pena. Lui dei calciatori si innamora tra una sigaretta e una partita in Sudamerica, gli è bastato un flash per capire che pur non essendo già titolare e pronto potesse essere un campione. Lo prende sì, la sua Roma. Lo venderà a 30 milioni al PSG ed è ancora oggi uno dei migliori difensori centrali al mondo.

    Così come il ds dell'Inter Piero Ausilio fa un lavoro di alta qualità nell'operazione Lautaro Martinez. Gennaio 2018, l'Atlético Madrid ha il giocatore in pugno con tanto di pre-contratti firmati ma la regia di Javier Zanetti con Diego Milito aiuta l'Inter a riaprire il canale con il Racing. Sembrava finita da settimane, invece c'era speranza per prendere quel ragazzino che oggi costa 111 milioni di euro, il Barça lo sa bene. Ausilio si fionda in Argentina e chiude l'affare anche accettando di pagare tasse e percentuali da parte dell'Inter andando intorno ai 20 milioni di euro, più di quelli previsti per l'operazione Lautaro. Intrigante sì, ma comunque una scommessa. Stravinta, lo dicono i fatti: oggi Martinez è uno dei migliori nove in circolazione.

    Come alla Juventus non erano tutti convintissimi ai tempi dell'operazione Rodrigo Bentancur preso dal Boca Juniors. Il Milan si è fiondato su di lui e lavora per comprarlo, la Juve ha un'opzione dai tempi di Tévez che ha comunque costi importanti: oltre 10 milioni di euro per un ragazzo promettente ma riserva al Boca, i tifosi argentini addirittura festeggiano la sua cessione sui social a cifre così alte. "Sei sicuro?", qualcuno pensava fosse un dispetto al Milan, una classica contromossa di mercato. E invece il ds della Juventus Fabio Paratici segue il suo istinto, va fino in fondo, si fida di un giocatore che conosce bene e non certo del giudizio popolare. Vede il potenziale, oggi si ritrova in casa un centrocampista da 45 milioni già rifiutati dall'Atlético Madrid. Ne valeva la pena di spendere quei 12 milioni, proprio come Comolli con il suo extra-budget per Henderson. Sono anche i grandi dirigenti a fare le grandi squadre.

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