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  • Consorte a Zanetti:| '30 milioni per il Bologna'

    Consorte a Zanetti:| '30 milioni per il Bologna'

    E’ NECESSARIA una premessa, prima di raccontare l’ennesima giornata ricca di colpi di scena vissuta da questo Bologna che, fin qui, è stato più forte di ogni scossa e di ogni ribaltone. Massimo Zanetti, dopo aver offerto il proprio appoggio a una dirigenza che vede galoppare verso le difficoltà e i pericoli, non può rientrare per piazzarsi a capo della cordata. Il suo carattere e il suo modo di vedere le cose rossoblù era ed è ancora incompatibile con quello degli attuali ventiquattro soci del Bfc. Delle due, l’una: o torna realmente sulla scena del pallone per chiamare «banco» o rimane dietro le quinte, in attesa di poter cedere la sua quota.

    Lo ha detto Albano Guaraldi: «Le singole quote non sono in vendita. Se vuole, faccia un’offerta degna e acquisti il cento per cento del club».

    Da un presidente saldo in sella a un presidente dimissionario, che formalizzerà nel corso del cda, in programma oggi dalle 11.30 nella sede di Intermedia, la sua uscita di scena, ovvero Gianni Consorte. Giovedì scorso è stato ripetutamente chiamato in causa da Zanetti, che lo ha segnalto come il «Pifferaio magico» e che lo ha rimproverato di non averlo invitato ad un solo cda, al quale, ha precisato, non avrebbe comunque preso parte. Consorte non ha fatto tardare la sua replica: «Quelle di Zanetti sono uscite all’insegna dell’opportunismo, ma non della documentazione. Io non sono fuggito e ho continuato a lavorare per salvare il Bologna, non per mandare nel burrone i topolini ammaliati dal piffero».

    A PROPOSITO, di quella che Zanetti ha citato come fiaba di Hans Christian Andersen: «In realtà è dei fratelli Grimm e il Pifferaio salva la città dall’invasione dei topi. Bisogna essere precisi. Zanetti ha di se stesso una grande opinione. Ha avuto verso i suoi soci un atteggiamento arrogante, non ha partecipato ad alcuna riunione nè convocato alcun cda per illustrare lo stato patrimoniale del club, non li ha degnati di uno sguardo e se n’è andato senza stringere la mano a nessuno. Quando rassegnò le dimissioni da presidente, gli dissi di venire in cda a spiegare il suo gesto: non è venuto e non si è mai più fatto sentire». Ma è l’attualità, più della ricostruzione dei fatti, a chiedere la precedenza: «Nel corso del mio ultimo cda di Bologna 2010, dirò ai soci che mi sembra opportuno offrire la società a Zanetti, uomo ricco e facoltoso, carico di amore per questa squadra, pronto a tirar fuori i 30 milioni di euro necessari ad acquisire l’intero pacchetto azionario, pronto a confermare che non cederebbe nessuno degli attuali giocatori più forti e a garantire gli acquisti necessari a crescere».

    VA DA SÈ: quello in programma oggi potrebbe essere il «padre» di tutti i cda, quello che sancisce la fine della cordata e il ritorno sulla scena, sgombera da intrusi, del Briscolone. Ma Consorte non si è accontentato di inquadrare la nuova situazione. E’ entrato anche nel dettaglio delle affermazioni rilasciate poche ore prima da Zanetti. Prima fra tutte, i mancati inviti ai cda, lamentati dall’ex presidente: «Bisogna chiarire bene. Zanetti si era dimesso da membro del cda, oltre che da presidente, e non poteva essere invitato. Ma si sono svolte anche due assemblee dei soci, alle quali Zanetti avrebbe potuto partecipare e alle quali è stato regolamente invitato, come dimostrano bene le due ‘mail’ spedite da Bologna 2010 al suo amministratore delegato Stefano Trombetti, in data 2 febbraio e 7 aprile».

    DIFESA e contrattacco: «Zanetti fa solo demagogia, quando dice che il Bologna non ha soldi e che rischierà di finire in serie B. Noi, nei mesi della sua assenza abbiamo continuato a versare denaro nelle casse del Bologna per completare questo salvataggio. Lui dov’era? La mia memoria mi riporta al giorno in cui disse chiaramente che non avrebbe comunque messo più di quattro milioni. Abbiamo fronteggiato necessità impellenti e risolto problemi seri, senza stare seduti ai tavolini del Bar Margherita». Infine: «Non sono mai stato ostile a Zanetti, ma il mio ruolo mi imponeva di tutelare la maggioranza dei soci che si ritenne offesa dal suo comportamento e dal suo attegiamento». Le cose, se non altro sono chiare: Zanetti, fin da oggi, potrebbe avere l’opportunità di trasformare in pratica la sua allettante teoria.


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