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  • Conte è irriconoscibile, come la sua Inter: il rischio è uno Spalletti-bis e rimpiangere Allegri

    Conte è irriconoscibile, come la sua Inter: il rischio è uno Spalletti-bis e rimpiangere Allegri

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Ultima nel girone di Champions, soltanto sesta in campionato (con 7 punti meno di un anno fa quando era prima) e quindi oggi teoricamente fuori dalla prossima Champions, la seconda Inter di Antonio Conte è già costretta a inseguire in Europa e in Italia. Colpa di tutti, come sempre, anche se da un grande tecnico come Conte i tifosi nerazzurri non si aspettavano una retromarcia così preoccupante. Nel bene e nel male gli allenatori sono i simboli delle rispettive squadre, anche se è giusto ricordare che la differenza in campo la fanno i giocatori, specialmente se sono campioni, non i moduli tattici.

    Nel caso specifico, però, l’Inter ha deluso con e senza Lukaku, perdendo le due partite più importanti giocate fin qui: il derby in campionato e la sfida contro il Real Madrid in Champions. E allora è comprensibile la delusione dei tifosi e a maggior motivo quella della proprietà, che all’inizio della stagione aveva rinnovato la fiducia a Conte. Per analizzare la partenza falsa dell’Inter, bisogna quindi partire proprio da quell’incontro del 25 agosto scorso tra il tecnico e il presidente Steven Zhang, alla presenza dell’amministratore delegato Marotta. Le premesse sembravano chiare: Conte era sull’orlo del licenziamento dopo le sue ripetute accuse alla società e Allegri era già pronto a subentrargli, come accadde alla Juventus sei anni fa. Invece, tra la sorpresa generale, Conte fu confermato. Un po’ perché non voleva essere lui a provocare la rottura definitiva rinunciando a un bel gruzzolo di milioni e un po’ perché, per analoghi motivi, Zhang e cioè la proprietà Suning non era disposta a bruciarne il doppio, con un nuovo investimento per Allegri.

    Il risultato è stato un matrimonio rinnovato per interesse reciproco più che per autentica convinzione, con la promessa della proprietà di accontentare Conte sul mercato e dell’allenatore di evitare altri sfoghi polemici. Per la verità, sia la proprietà, sia Conte, hanno mantenuto le rispettive promesse, ma ciò non è bastato per far decollare l’Inter che tutti ritenevano l’unica squadra capace di strappare lo scudetto alla Juve e in grado di accedere agli ottavi di Champions insieme con il Real Madrid. Il tempo per risalire la corrente su entrambi i fronti c’è ancora perché il campionato è lungo e non è il solito luogo comune. E poi la stessa Inter, prima di festeggiare l’ultima Champions nel 2010 non aveva vinto nemmeno una partita nelle prime tre del girone.

    Non tutte le rimonte, però, vanno a buon fine come in fondo si è visto anche martedì sera a Madrid e allora cresce il sospetto che Suning abbia sbagliato a “perdonare” Conte, rinnovandogli la fiducia soltanto per motivi economici. Una mossa sbagliata, come fu sbagliato due anni fa prolungare il contratto di Spalletti, nemmeno in scadenza, fino al giugno 2021. Con Allegri al posto di Conte, l’Inter sarebbe comunque ripartita dal secondo posto del campionato scorso, con la migliore difesa, e conoscendo l’equilibrio in campo e fuori dell’ex tecnico di Milan e Juve, oggi probabilmente i nerazzurri non sarebbero così i difficoltà. Senza sottovalutare i precedenti europei dei due tecnici, perché mentre Allegri è arrivato due volte in finale di Champions senza Ronaldo, perdendo contro Barcellona e Real Madrid, Conte malgrado tre scudetti consecutivi è stato eliminato due volte nella fase a gironi e nella terza è arrivato al massimo ai quarti di Champions.

    Cambiare in corsa adesso sarebbe un azzardo, ma il rischio è quello di perdere una stagione, ripartendo da Allegri con un anno di ritardo. Con una beffa all’orizzonte da non sottovalutare, perché se l’Inter non vincerà le prossime tre partite in Champions, nella migliore delle ipotesi retrocederà in Europa League, come un anno fa. Con la differenza che stavolta prima o poi potrebbe trovare il Milan, con tutti i rischi del caso, ricordando l’eliminazione in semifinale di Champions del 2003. Ma questa, per adesso, è soltanto un’ipotesi lontana, perché per evitare di far pentire Suning della fiducia rinnovata a Conte, l’Inter deve cercare assolutamente di arrivare agli ottavi di Champions. Con una difesa che smetta di prendere di gol, visto che fin qui soltanto una volta su nove, contro il modesto Genoa, Handanovic è rimasto imbattuto. E, perché no, con il “vecchio” Conte che si arrabbia dopo una sconfitta e non la celebra soddisfatto a testa alta, come ha fatto notare ieri Stefano Agresti nel suo quinto capo d’accusa all’Inter in generale e al suo allenatore in particolare. L’ultima dimostrazione di quanto sia cambiato dopo l’incontro a villa Bellini, diventando irriconoscibile come la sua Inter.

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