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Conte ha già fatto innamorare San Siro: la sua Inter fa paura alle rivali
E' sicuramente troppo presto per dire se l'Inter vincerà lo scudetto. Di certo, però, è la squadra che, assieme alla Lazio, è scattata dal via in maniera più fragorosa e convincente.
Conte conta. E tanto. Non perché inserisce senza difficoltà i nuovi (anche), ma perché rigenera i vecchi, quelli come Brozovic (per me il migliore) e Candreva. O perché reinventa Politano attaccante e, dopo appena cinque minuti dal suo ingresso (al posto di Lautaro), l'ex Sassuolo segna con un tiro da fuori. Gol annullato solo perché Lukaku era in fuorigico attivo, altrimenti staremmo a parlare di un'autentica goleada. Come gioca l'Inter? Bene è dire poco e dire male. Il 3-5-2 è fluido, nel senso che tutti hanno mobilità, tutti prendono iniziative, nessuno subisce il gioco altrui. Per Conte esiste solo il suo di gioco, il suo di spazio, il suo di tempo. Calcio totale? No, non ci siamo ancora, ma calcio duttile, calcio ragionato e, soprattutto, calcio poco tattico. In fase offensiva Conte lavora molto con gli esterni (Candreva e Asamoah), sfruttando giro palla e cambi di fronte. Il primo gol (Brozovic) è stato preparato da una discesa di Asamoah a sinistra, poi la palla ha fluttuato sul versante opposto da dove Candreva ha cercato ancora il ghanese. Assist di interno piede a beneficio di Brozovic e tiro a giro nell'angolo. Tutti i gol sono venuti con conclusioni da fuori area (Brozovic, Sensi, Candreva) o a seguito di esse (Lukaku che ha ripreso una difettosa respinta di Gabriel su tiro di Lautaro Martinez). Ben lungi dall'essere un limite, a me sembra una grande risorsa. Sia perché l'Inter ha buoni tiratori, sia perché le prove di intesa tra Lukaku e Lautaro sono solo all'inizio. Detto che potrebbe essere anche Sanchez (se arriva) il partner del belga, Conte schiera due punte molto vicine che possono trovare la combinazione veloce, ma possono anche favorire l'inserimento del terzo uomo (in genere un esterno) per cercare la soluzione.
Nonostante i quattro gol che hanno esaltato i bauscia nerazzurri, il Lecce non ha fatto la figura dello sparring partner. Forse, dopo il gol di Brozovic, avrebbe dovuto difendere con maggiore attenzione, soprattutto a destra, e cercare di fruire di una fase della partita meno tempestosa. Invece ha sempre cercato calcio senza buttar mia via la palla, disegnando buone geometrie fino alla trequarti per poi spegnersi alle soglie dell'area di rigore. Liverani è un buon allenatore perché, senza speculare, si è guadagnato due promozioni consecutive. Con lo stesso metodo vuole centrare una salvezza difficile, ma non impossibile. Davanti non ci sarà sempre l'Inter. E sull'altra panchina non ci sarà sempre Conte. Un trascinatore che tutta San Siro ha già cominciato ad amare.
IL TABELLINO
Inter-Lecce 4-0
Marcatori: Brozovic, Sensi, Lukaku, Candreva
Inter: Handanovic; D’Ambrosio, Ranocchia, Skriniar; Candreva, Vecino (dal 23’ s.t. Barella), Brozovic, Sensi (dal 27’ s.t. Gagliardini), Asamoah; Lukaku, Lautaro (dal 32' s.t. Politano).
Lecce: Gabriel; Rispoli (dal 27’ s.t. Benzar), Rossettini, Lucioni, Calderoni; Petriccione (dal 16' st Mancuso), Tachtsidis; Majer, Falco; La Mantia (dal 27’ s.t. Farias), Lapadula.
Ammoniti: Petriccione (L), Lautaro (I), Lapadula (L)
Espulsi: Farias (L)
Arbitro: Federico La Penna (della Sezione di Roma)