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  • Conte, il secondo sarà il primo dei perdenti ma è pur sempre meglio che arrivare quarti...

    Conte, il secondo sarà il primo dei perdenti ma è pur sempre meglio che arrivare quarti...

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    Non so se Conte ci creda davvero o se la sua è stata una dichiarazione solamente strumentale. Può averla usata per spronare i suoi, per renderli più consapevoli dell’importanza di vincere, può averla usata per togliere la pressione da un piazzamento che in fondo non dà un trofeo e per rendere meno faticoso questo periodo infernale ai suoi giocatori, oppure può essere che il mister nerazzurro la pensi davvero così. Forse lui da allenatore è giusto che ragioni in questo modo. Lo scopo di un tecnico vincente, con il carattere da vincente, è quello appunto di vincere, di trionfare e di battere la concorrenza, tutta la concorrenza.

    Conte ha l’obiettivo di far crescere la sua squadra a livello mentale, farla entrare in un mood in cui la sconfitta diventa miseria, diventa vergogna e quindi si trasforma nel male “sportivo” peggiore. Lui vuole che i “suoi” lottino per evitare di subire l’umiliazione di essere battuti. Ci sta, lo capisco e forse alla squadra oggi serve proprio un “comandante” con un pensiero fisso in testa, quello della vittoria che, non a caso, è pure il nome che Conte ha dato a sua figlia. Per troppi anni abbiamo visto giocatori accontentarsi di un piccolo obiettivo non riuscendo mai a fare il vero salto di qualità.  L’Inter non vince un trofeo da 9 anni e un motivo, squadre mediocri a parte, pur ci sarà.

    La squadra ad un certo punto si culla sui cuscini dorati di qualche buon risultato e di qualche dolce complimento per poi quindi piombare in un rilassamento duraturo che diventa letargo all’inizio dell’inverno. Dalle stelle si passa in fretta alle stalle senza che ci sia una minima reazione all’improvvisa subentrante mediocrità. Su questo Conte sta lavorando, per questo parla di un secondo posto che è solo il primo degli ultimi. Ma permettetemi da tifoso nerazzurro di lunga data abituato negli ultimi 10 anni a soffrire e gioire per dei quarti posti all’ultimo respiro di pensarla in maniera diversa. Chi va a dire a Federica Pellegrini che i suoi argenti mondiali e olimpici non valgono nulla? Chi oserà suggerire ai finalisti di Wimbledon che sono allo stesso livello di chi ha perso al primo turno? 

    Importa non solo il risultato ma anche il modo in cui lo ottieni e il percorso che hai fatto per arrivarci. Roberta Vinci, tennista di Taranto, simbolo del tennis italiano insieme alle sue titolatissime compagne Schiavone e Pennetta, non ha vinto uno slam. Schiavone ha trionfato a Parigi, Pennetta a New York, Roberta si è fermata in finale al cospetto della sua “sorella” tennistica Pennetta. Ma Vinci è passata alla storia, forse più di Flavia, per il percorso che ha regalato al mondo. Ha perso, è arrivata seconda in un Grande Slam (roba da fenomeni comunque) ma in semifinale ha distrutto tennisticamente e mentalmente la più forte di tutti i tempi in casa sua. Alla fine del match Serena Williams aveva perso tutto, titolo e possibilità di fare il Grande Slam. Vinci è stata eroica e poco importa che in finale abbia perso, il popolo tennistico americano e non solo la ricorderà per sempre, forse più di Pennetta.

    Tornando a noi, arrivare secondi vorrebbe dire battere noi stessi, dare una soddisfazione ai tifosi che guarderebbero al futuro con più serenità e più curiosità. Nessuno pensa che l’Inter debba accontentarsi di arrivare seconda, l’obiettivo dovrà essere vincere e arrivare davanti a tutti, ma sarebbe comunque un progresso, un passo avanti anche agli occhi di chi guarda da fuori. Non vuol dire essere perdenti, non vuol dire accontentarsi vuol dire migliorare e progredire. Chi vince un argento alle Olimpiadi sarà comunque sempre più contento di chi guarda il podio dal basso della platea.

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