Calciomercato.com

  • Juventus:| Jolly per la difesa di Conte

    Juventus:| Jolly per la difesa di Conte

    Scommessopoli.
    Juve, spunta un jolly per la difesa di Conte.
    Gli avvocati stanno lavorando per cercare di far diminuire la squalifica al tecnico bianconero.
    (Tuttosport)
     

    La Juventus fa le prove senza il tecnico: "Ci manca".
    Effetto tribuna, la nuova vita di Conte.
    A cinquanta metri di altitudine sul campo, l’altra sera dentro al «Nido d’uccello» di Pechino, non è che Antonio Conte non abbia urlato come quando è a bordo campo: di più. Appesi là in alto si soffre, per chi sotto la pelle d’allenatore ha pur sempre un’indole da tifoso. Conservare la foto della notte in Cina, con il ds Fabio Paratici, Conte e il vice Angelo Alessio, uno di fianco all’altro: finché i ricorsi non limeranno o cancelleranno la scomunica, la rivedrete spesso. Primo, per cabala, che quando c’è Conte non è mai faccenda secondaria, poi per efficacia d’azione. «Però lassù è durissima», dice chi ben conosce il tecnico bianconero. Quello pensa e soffre. C’è anche un aspetto positivo: se ti scappa una parola di troppo, arbitro e quarto uomo non ti possono sentire.

    Sarà dunque il Nido di Conte, finché squalifica non sarà espiata, o eliminata. A meno che qualcuno non dia retta a Zdenek Zeman, che gioca perennemente all’attacco. Quando si tratta di Juve, anche di più: «Fino ad ora non capisco - ha detto il tecnico della Roma - non ho letto le carte, non posso parlare. Però penso che se si vuole debellare questa cosa, bisogna essere più decisi. Anche un giocatore squalificato si può allenare, però penso che se c’è una squalifica lunga, un allenatore non possa allenare. Quanto lunga? Sopra i tre mesi». Bisognerebbe poi mettersi d’accordo su che significa, «allenare», perché il codice di giustizia sportiva già prevede la sanzione.

    Armiamoci dunque di codici e giurisprudenza, perché s’annuncia lungo dibattito. Castori, ai tempi del Cesena, fu abusivo per due anni, ma qui siamo su un altro pianeta. Tutto parte dall’articolo 22, comma sette, codice del pallone: brutalmente, il tecnico squalificato, non può sedere in panchina, andare negli spogliatoi e, «con ogni mezzo», dirigere la squadra. Il resto è lecito: nella maggior parte dei casi, il sedersi in tribuna, visionare la squadra dall’alto, al fianco di un fidato collaboratore. Poi, si sa, nel pallone son tutti uomini di mondo, senza nascondersi nel carrello dei panni sporchi, come fecero José Mourinho (quarti di Champions League) e Walter Novellino (campionato). Dalla Supercoppa, s’è già intuito che casa base sarà seguita con armi spianate, se per la prima mezz’ora Bergonzi, il quarto uomo, era praticamente davanti alla panchina juventina. Altri gendarmi saranno i due uomini della Procura della Federcalcio, presenti a ogni partita.

    Nel frattempo, tra i forum su internet e le mail dei tifosi, sta fiorendo fantastica letteratura, e consigli. Si va dalla crittografia da guerra fredda, a sistemi di comunicazione modello Nasa, fino a stratagemmi da «La corrida». Altro che mettere a sedere Conte nelle poltrone che allo Juventus Stadium avvolgono la panchina: sai che banalità. Vuoi mettere far chiamare i cambi in codice dall’altoparlante dello stadio o dai cori degli ultrà? Nel frattempo funziona bene Massimo Carrera, che s’è calato nella parte senza farsi tradire dall’emozione. Faccia giusta, eloquio anche: dalle spiegazioni tecniche, dando sempre una motivazione, alle risposte ai colleghi, se provocato. Non a caso Conte l’ha voluto lì, e l’ha abbracciato, appena finita la Supercoppa. Aveva avuto le movenze giuste anche in panchina, quando non era stato a sedere un attimo, nel diluvio, sbraitando e agitando le braccia. Ricorda qualcuno? Poi certo, permanesse il bando dalla panchina, i risultati si potrebbero valutare solo sul medio periodo. Di sicuro, mozione Zeman permettendo, il lavoro dell’allenatore peserà ancora tanto durante la settimana, e questo Conte continuerà a fornirlo: è lì che si costruisce la squadra, mica la domenica, ricordava qualche giorno fa Marcello Lippi. Anche se le urla hanno il loro peso: «Conte ci manca», ha ammesso l’altra sera Marchisio. Gli orfani dovranno resistere e, chissà, che intanto non abbiano trovato un buon padre adottivo.


    Altre Notizie