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  • Conte: 'Innocente, sbagliato patteggiare'

    Conte: 'Innocente, sbagliato patteggiare'

    Le verità del tecnico juventino.
    Conte: "Sbagliato voler patteggiare perché io sono innocente".
    "C'è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l'innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un'opportunità e i rischi del dibattimento sono alti".

    "L'accusa di Carobbio è insensata: sarei stato così fesso da rendermi ricattabile da 25 persone? Mai avuto sentori di possibili combine: non sono amico dei giocatori. Mi sono arrabbiato molto con Stellini, mi ha danneggiato. La regole sportive non rispettano le difese e tutelano troppo i pentiti".

    "Mazzarri si è lamentato per la Supercoppa? Ognuno la vede a modo suo. Zeman? Aspetto il verdetto del campo".

    "La Juventus è partita col piede giusto, sono contento degli acquisti. Ora completiamo la rosa. Champions? Ci siamo".
    (Gazzetta dello Sport)


    I legali di Conte all'attacco del pentito Carobbio.
    La Bongiorno all'accusa: "Per voi è come un dio".
    Le luci nell’aula dell’ex Ostello della Gioventù, a due passi dallo stadio Olimpico, sono rimaste accese fino a tarda sera. Lungo, lunghissimo, è stato il pomeriggio della prima, ed unica, udienza del processo d’appello per lo scandalo scommesse (ieri sul tavolo c’erano gli atti di Cremona, oggi ci saranno quelli dell’inchiesta di Bari) ed ora che le sentenze si avvicinano, a intrecciarsi sono le tesi dell’accusa e della difesa.

    Domani o giovedì i giudici della Corte Federale emetteranno il verdetto. Niente motivazioni, ma solo un dispositivo fatto di numeri e norme. Antonio Conte, ieri, era in aula: in silenzio e quasi immobile fino alla replica del pm del pallone Stefano Palazzi. Seduto fra i suoi legali, il tecnico bianconero si è trasformato nel più diligente degli uditori. Due sono stati gli interventi del suo collegio difensivo, Filippo Carobbio, il grande accusatore del tecnico, il bersaglio. «Carobbio - così l’avvocato Giulia Bongiorno - per l’accusa federale è diventato uno e trino. Come un dio. Ma non è la stessa conclusione a cui è arrivato il gip di Cremona Guido Salvini: per il magistrato che ha scritto libri sui pentiti, Carobbio miscela verità e menzogne per alleggerire la sua posizione. Un conto è essere accusato di associazione a delinquere pluriaggravata per il ruolo di referente degli zingari, un altro è presentarsi davanti alla giustizia ordinaria per frode sportiva: nel primo caso, in Turchia, c’è chi ha preso tredici anni di carcere...».

    Carobbio è il bersaglio. E’ l’ex giocatore del Siena che strattona al centro del ring processuale il suo ex allenatore Conte: il tecnico campione d’Italia con la Juve è chiamato a ribaltare la squalifica di dieci mesi per una doppia omessa denuncia. «Chiamare in causa Conte - continua la Bongiorno nel suo intervento - significa, per Carobbio, spostare l’attenzione su accordi di spogliatoio alla base delle partite, presunte, truccate. E prendere, quindi, le distanze dall’associazione per delinquere...».

    La Bongiorno attacca, Antonio De Rensis, l’avvocato del tecnico bianconero, la segue. Davanti a loro c’è la Corte Federale, da questa sera in camera di consiglio: la partita di Conte in secondo grado potrebbe terminare con una riduzione della pena per l’allenatore bianconero di qualche mese, forse due. Di più se venisse a cadere una delle due accuse per omessa denuncia. «Ci troviamo di fronte - spiega la Bongiorno - a veri e propri riscontri ping pong. Prima si dice che Carobbio è credibile per quanto detto su Novara-Siena perchè la sua credibilità deriva da quanto riscontrato per l’altra partita, Albinoleffe-Siena. Poi si scopre dalle carte - sottolinea l’avvocato - che per quest’ultima partita, la credibilità di Carobbio nasce proprio dalla sfida di Novara...».

    Il pool difensivo di Conte parla per quasi un’ora e mezza. Al procuratore Palazzi lo stesso tempo per la replica. «Non è vero che il gip Salvini ha detto che Carobbio non sia credibile...», così il pm del pallone. Il duello sul pentitismo è la stella polare del dibattimento per la prima, ed unica, udienza d’appello. Il pentitismo così come usato dalla giustizia sportiva «non ha senso perchè - precisa la Bongiorno - in questa aula non è previsto l’istituto del controesame. Io, a Carobbio, vorrei fare duecentocinquanta domande che la procura, per ovvie ragioni, non ha fatto...». Conte ascolta in silenzio.

    Questa mattina, saranno Bonucci e Pepe a fare lo stesso perchè, dopo il proscioglimento per entrambi in primo grado, Palazzi ha impugnato l’assoluzione. Ancora poche ore e i nuovi verdetti sul calcioscommesse segnarono il confine. Per provare a cancellare eventuali condanne, ci sarà ancora spazio presentando ricorso al Tribunale Arbitrale Nazionale per lo Sport al Coni: l’ultimo grado della giustizia sportiva dovrebbe pronunciarsi a metà settembre. «Conte - così la Bongiorno nella prima parte del suo intervento - ha cercato il patteggiamento soltanto perchè glielo hanno suggerito i suoi avvocati. Io ancora non facevo parte del collegio difensivo del tecnico, ma se ci fossi stata avrei fatto lo stesso. Nel processo sportivo non c’è possibilità di interrogare il pentito di turno...».


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