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  • Conte: 'Ringrazio Dio per ciò che mi ha dato. Il Papa? Ideale davanti alla difesa'

    Conte: 'Ringrazio Dio per ciò che mi ha dato. Il Papa? Ideale davanti alla difesa'

    In un'intervista rilasciata alla rivista Credere, Antonio Conte ha confidato la sua fede in Dio, il rapporto con la religione, l'emozione provata incontrando Papa Francesco.

    "Ringrazio sempre il Signore per tutta la fortuna che ho e mi auguro di fare qualcosa che possa giustificare tutto il bene che ho ricevuto. Prima delle partite mi isolo e dedico alcuni minuti alla preghiera e questo mi permette di capire chi cede allo stress: un allenatore sente tutta la pressione addosso, deve gestire calciatori, staff tecnico, tifosi...".
     "A volte viene da chiedersi perché si accettino responsabilità simili, poi però quando vedi che la squadra ti segue, il campo ripaga di tutte le notti insonni ". Ed è anche per questo che ha accettato di guidare la Nazionale: "Quando ne ho parlato coi miei genitori, loro erano orgogliosi e mi hanno convinto: da c.t. rappresenti un'intera nazione".
     
    Tra i momenti più emozionanti della sua vita extracalcistica c'è stata sicuramente l'udienza dal pontefice: "Ci sono andato prima del matrimonio, con la mia famiglia: la mia futura moglie e anche Vittoria, mia figlia". Conte racconta di essere stato colpito dall'accoglienza: "Ero andato da 'peccatore', con una figlia fuori dal matrimonio, ma il Papa ci ha accolto in maniera semplice. Addirittura - ricorda - mancavano delle sedie e si è alzato lui per prenderle". La fede è un filo conduttore importante nella quotidianità del c.t. che ognisera "ogni sera, prima di andare a dormire ringrazio sempre il Signore e anche prima dei pasti faccio il segno della croce per ringraziare di quel che ho". Anche durante la Quaresima il tecnico non si concede deroghe: "Faccio fioretti: piccole privazioni di dolci, caffè, il bicchiere di vino. Può sembrare una stupidaggine ma rinunciarvi non è facile".
    L'INFANZIA DA CHIERICHETTO — Un ruolo importante nella vita del tecnico l'ha giocato l'educazione cattolica: "Sono cresciuto a Lecce, l'oratorio Sant'Antonio a Fulgenzio è stato un punto di riferimento, un rifugio dalle tentazioni della strada". E la domenica a messa era sempre in prima fila per fare il chierichetto: "Quando servivamo Messa e il parroco doveva decidere chi avrebbe portato la candela grossa, ricordo che volevo essere scelto. Quando accadeva ero felice, mi cambiava la giornata". Ma l'indole da allenatore già si poteva intravedere ai tempi: "Mi piaceva fare il saluto al prete e orchestrare i movimenti degli altri chierichetti".
    Mi piace perché insegna a perdonare. E il perdono fa parte del compito dell'allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10. Prima di perdonare però penso che si debba far capire gli errori: ci deve essere redenzione da parte di chi ha sbagliato". Se Papa Francesco fosse un giocatore Conte lo metterebbe "Davanti alla difesa, dove sta il cuore della squadra. È il ruolo di chi si deve sacrificare per la squadra".
     
     
     

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