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  • 'Contro chi ha barato, per riprendere il Bari': Paparesta porta Giancaspro in tribunale

    'Contro chi ha barato, per riprendere il Bari': Paparesta porta Giancaspro in tribunale

    Gianluca Paparesta vuole il bene del Bari.  Questo è il concetto che sottolinea a gran voce il suo staff di legali, guidati dal prof. Vincenzo Donativi: l'ex patron della società biancorossa infatti vuole fare chiarezza in Tribunale sul prestito fruttifero e l'aumento di capitale, operato dall'attuale presidente Giancaspro, che l'hanno portato a perdere le sue quote societarie, in un'operazione non del tutto chiara.

    L'INCHIESTA- Il problema nacque nel momento in cui Gianluca Paparesta decise di cedere azioni pari al 5% del pacchetto azionario alla società appartenente al gruppo dell'imprenditore operante nel settore immobiliare e delle energie rinnovabili, il dott. Cosmo Antonio Giancaspro appunto. In quella data, il 15 dicembre 2015, Giancaspro trasformò il prestito fruttifero in capitale di rischio nell'elevazione del capitale sociale a 7,5 milioni di euro. Ora l'ex presidente, alla guida del Bari per tre anni, non è interessato ai risarcimenti, ma vuole fare chiarezza su tutti i passaggi di quell'operazione. Le domande a cui vuole trovare una risposta sono: "Avevo diritto a conservare le mie quote di socio del Bari nella loro totalità? Ècorretta l'operazione che è stata fatta da Giancaspro? E posso riprendermi l'intero pacchetto azionario del Bari?".

    Gianluca Paparesta, che a Bari vive assieme alla famiglia da generazioni, non vuole abbandonare la sua terra e i suoi affetti e, proprio perché si sente indissolubilmente legato a quei luoghi, vuole dare alla sua gente la giustizia e la verità che meritano. Per questo, da inizio ottobre ha iniziato un'azione giudiziaria di carattere ordinario contro l'attuale patron del Bari Giancaspro per ottenere le risposte che cerca dal giudice di un Tribunale.

    IL PERCORSO- Quando era ancora a capo del Bari infatti, Paparesta è stato truffato già una volta e non vuole rischiare che il fatto si ripeta.Nell'aprile scorso, il malese Ahmad Noordin aveva sottoscritto un preliminare d'acquisto della società alla terza asta fallimentare, con l'accensione di un mutuo da parte della Banca Popolare di Bari per 2,7 milioni di euro. Di questo malese però, che si apprestava a divenire la terza proprietà asiatica in Italia dopo Thohir e dopo i cinesi del Pavia, si sapeva ben poco: 57 anni, ricco imprenditore appassionato dell'Italia. Ma che fine ha fatto poi? Il malese non ha mantenuto l'impegno promesso e non ha ottemperato al pagamento della caparra. E così Paparesta pensa di portare avanti un'azione legale anche nei suoi confronti.

    LA RICHIESTA- Nella sala dell'Hotel Palace, i suoi legali hanno comunque ribadito la volontà di non intaccare il progetto sportivo e la continuità aziendale del Bari con questi procedimenti legali. Ciò che Paparesta vuole, o meglio, rivuole, è molto chiaro: il ripristino della situazione anteriore all'aumento di capitale e le sue quote, perse in un'operazione che, secondo l'ex patron e i suoi legali, non era in linea con la norma vigente.

    Semplicemente, vuole andare contro chi ha barato, per riprendersi il suo Bari. 
    Per il bene del Bari.

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