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  • Coraggio, unione e protezione: l'umanità di Kjaer e della Danimarca, squadra anche nella paura per Eriksen

    Coraggio, unione e protezione: l'umanità di Kjaer e della Danimarca, squadra anche nella paura per Eriksen

    • Federico Albrizio
    Il peggio è passato, il terrore di qualcosa di irrimediabile se n'è andato. Christian Eriksen è stabile, non è in pericolo di vita, la notizia migliore che potesse arrivare da Copenaghen dopo i terribili attimi del Parken Stadium. Sollievo, non c'è altra parola per descrivere quello che gli astanti e gli addetti ai lavori che raccontano questi momenti stanno provando. Danimarca-Finlandia però non ha prodotto solo le immagini di Eriksen, ha permesso di vedere i protagonisti in campo sotto un'altra luce: dietro il calciatore c'è sempre l'uomo e quelli che in campo hanno vissuto il dramma si sono dimostrati uomini di grande risma.

    I danesi sono stati attenti nel capire subito il pericolo e richiamare l'attenzione dei medici, quelli finlandesi che per primi hanno soccorso Eriksen ignorando, com'è giusto e doveroso, la rivalità in campo. Coraggiosi e uniti nell'affrontare il dolore che segnava visibilmente i loro volti per fare la cosa più giusta: proteggere il compagno nel momento di difficoltà. Da Schmeichel a Poulsen, da Kjaer a Delaney e Braitwhaite, tutti schierati per coprire Eriksen soccorso a terra ed evitare di esporre pubblicamente quei momenti che potevano rivelarsi ben più tragici di quanto non lo siano stati. Un collega, un compagno di squadra, un amico non può essere abbandonato in un momento del genere, anche se il terrore e lo sconforto paralizzano le gambe e chiamano lacrime a fiotti. Nessuno ha lasciato, tutti sono stati lì fino all'ultimo per assicurarsi delle condizioni di Eriksen e accompagnarlo quando, all'uscita dal campo, ha finalmente aperto gli occhi e fatto con la mano un cenno più importante di qualsiasi chiamata in campo.

    Unione, coraggio, responsabilità. I giocatori della Danimarca non hanno peccato e a guidarli tutti è stato Simon Kjaer, dimostratosi capitano al di là del mero senso della parola. Prima di tutto, freddezza. Il difensore del Milan si è precipitato per assicurarsi che la lingua di Eriksen non bloccasse la respirazione del centrocampista dell'Inter, si è premurato che si trovasse nella posizione corretta e ha assistito i primi soccorsi. Ha dato forza ai compagni per fare da muro umano e coprire la scena. Si è preso la responsabilità con l'altro esperto del gruppo, il portiere Kasper Schmeichel, di rincuorare e abbracciare la moglie di Eriksen, Sabrina Kvist Jensen, spiegandole la situazione. Un esempio nel dramma, una luce nel buio che stava attanagliando il Parken Stadium. Prima della notizia più attesa, la stabilità delle condizioni di Eriksen, che ha spinto i compagni a terminare regolarmente la partita con la Finlandia.

    Coraggio, unione e protezione: l'umanità di Kjaer e della Danimarca, squadra anche nella paura per Eriksen

     

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