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  • Cori contro Morosini:| 'Gente che non cambia mai'

    Cori contro Morosini:| 'Gente che non cambia mai'

    La ferita resta aperta. «Anche se sto invecchiando, certe cose non le dimentichi...». Il dottor Chiampan allarga le braccia, sconsolato. «Ho una rabbia, dentro...» spiega. «Quando vedi certe cose, non sai più cosa dire...». La rabbia sale, «... perché le ho vissute sulla mia pelle, perché fai sacrifici per la squadra, per la città, ci rimetti non solo in soldi, ma in salute, pensieri, preoccupazioni. E in cambio, ecco che cosa ti danno...». Oh, attenzione, non generalizza, il dottor Chiampan. «Guardi che io so bene che la stragrande maggioranza dei tifosi non è così. Me li ricordo anch'io, eh... Chi aderisce ai calcio club, ad esempio, non ha niente da spartire con questi deficienti... Anche ai nostri tempi, i club ci erano vicini, si lavorava assieme, ma questi sono tifosi veri. Poi ci sono i cani sciolti, quelli fuori dagli schemi, quelli che pensano di tenerti in ostaggio, che ti minacciano, ti contestano... Quelli che fanno il male della società e della squadra». Con quelli, il dottor Chiampan non ha mai avuto niente da dividere. Li ha combattuti, non s'è mai rassegnato, fino a subire contestazioni feroci.  «Ma almeno, se la prendevano con un vivo» aggiunge. «Questi, addirittura, se la son presa con un ragazzo morto in mezzo al campo. È incredibile, quello che hanno fatto. Il danno provocato, alla squadra, alla città, alla società. Purtroppo, son passati più di vent'anni, ma certe persone non cambiano mai. C'erano i fanatici allora, questi saranno i loro figli...». Rimedi? «Allora, io avevo pensato alle telecamere, da piazzare in modo da poter identificare gli autori di qualsiasi gesto vigliacco. Il problema è riuscire a isolarli, ma soprattutto a far capire a tutti che gente così non serve. La squadra ne può fare a meno, non c'è bisogno di questi tifosi, che poi tifosi non sono. Ma scherziamo, gente così deve starsene fuori dagli stadi...». Inevitabile ripensare. Ne ha passate tante, troppe. Per il Verona ha pagato un prezzo troppo alto. Chiampan è finito pure dietro le sbarre. «E sa il primo biglietto che mi arrivò? "Benvenuto, c'era scritto, le auguriamo di restare dentro a lungo". E la firma era di un gruppo di quelli che si dicevano tifosi. Però, vedo che dopo tutto 'sto tempo, siamo ancora lì. Tutti i presidenti contestati, a parte forse, Piero Arvedi. La società quasi in ostaggio di questi personaggi, ogni anno centomila euro di multa, ogni partita con la paura che possa accadere qualcosa. Ma questo è ancora calcio, è ancora sport?». La domanda resta lì, sospesa a mezz'aria. Il dottor Chiampan si lascia andare. «A volte ci penso, a volte qualcuno mi chiede, "ma perché ti contestavano..." Sa che non glielo so dire?». Ha due teorie, una sportiva e l'altra, diciamo così, politica. "Io mi ricordo soltanto una discussione con alcuni dei capitifosi. Quando acquistai Paolo Rossi. Vennero a trovarmi e mi dissero: "Non lo vogliamo". Perché, chiesi io. "Perché è vicentino" mi risposero. E allora, dissi io? Ho preso Rossi e Rossi resta, potete andare...». C'è anche un aspetto politico. «I miei erano una famiglia di antifascisti, a volte penso che anche questo possa aver influito. Purtroppo, l'influenza della politica si avverte anche nelle curve, no?». Ti sembra impossibile, se lo ascolti, che sia stato il presidente degli anni d'oro, i più belli della storia del Verona. Appena defilato, l'anno dello scudetto, quando il presidente era Guidotti, in prima fila poi. Quando il Verona riuscì comunque a tornare in Europa, allungando la favola. «Andammo due volte in Coppa Uefa, vincemmo uno scudetto, andammo in Coppa Campioni... Succedesse oggi, avresti risolto tutti i problemi per vent'anni. Allora non era così....». Allora succedeva pure che lo fermassero a un semaforo, lo tirassero giù dalla macchina e lo minacciassero. O che gli dedicassero cori per niente simpatici. Lo presero di mira, forse perché non stava ai ricatti. «Sa, io penso che i tifosi siano importanti, ma, soprattutto oggi, non siano determinanti. Invece, penso che si dia loro troppa importanza. Questo può far pensare a chi non è equilibrato, di poter fare qualsiasi cosa. Consigli? No, non ne ho. E, del resto, mi sembra che l'attuale presidente abbia detto cose intelligenti. Questi non rappresentano nessuno, vanno isolati. Il Verona deve fare a meno di questi che sono tifosi da serie C...».

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