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  • Coronavirus, un corriere a CM: 'Non ci sentiamo tutelati. Consegno vestiti e scarpe, non beni di prima necessità. No allo shopping compulsivo'

    Coronavirus, un corriere a CM: 'Non ci sentiamo tutelati. Consegno vestiti e scarpe, non beni di prima necessità. No allo shopping compulsivo'

    • Federico Zanon
    Corrono per l'Italia, senza fermarsi. Su e giù, a consegnare un pacco dietro l'altro, nella maggior parte dei casi per accontentare chi, in questi giorni, vive di shopping compulsivo. "Ho il furgone pieno, sembra di essere a Natale". Daniele, o semplicemente Danny, uno dei tanti corrieri di una nota società di servizi di spedizione, racconta a Calciomercato.com quello che sta vivendo in questi giorni difficili per l'Italia: "La paura ovviamente c'è, il contagio sembra non fermarsi, ogni giorno più persone si ammalano. In più bisogna considerare gli asintomatici, che non presentano sintomi e quindi non sanno di avere il virus. Questo è forse il problema più grande per noi corrieri. Ogni giorno abbiamo a che fare con tanta gente, oggi avevo da fare 150 consegne ed è chiaro che, al netto di tutte le precauzioni, vieni a contatto con le persone. Rischi di contagiare o di essere contagiato da una persona che a casa e magari non sa di essere ammalata". (foto d'archivio)

    Poi continua: "Non riesco a capire come lo Stato non abbia fermato la nostra categoria. Noi non portiamo beni di prima necessità, non portiamo medicinali, non portiamo cibo. Passo la giornata a consegnare pacchi di vestiti o di scarpe dei principali brand internazionali (che con i punti vendita chiusi hanno incentivato lo shopping online). Niente di essenziale. A noi corrieri non sta molto bene. Non ci sentiamo tutelati. E' vero che abbiamo le mascherine e i guanti, che ci vengono forniti dall'azienda, ma con tutte le consegne che facciamo spesso si rompono. E con i bar chiusi non possiamo neanche lavarci le mani con frequenza". 


    Poi un appello: "Torniamo a casa con la paura. Chi come me ha dei figli o chi torna da genitori anziani, ha l'ansia di mettere a rischio la vita dei suoi cari. In questo momento non posso stare a casa, non posso mettere in difficoltà un mio collega che vive con le mie stesse angosce. Devo andare a lavorare. Dopo aver letto questa intervista spero che la gente si metta una mano sul cuore e capisca: no allo shopping compulsivo".

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