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  • Il fraseggio come ragione di vita e de Jong regista atipico: l'eredità dell'Ajax

    Il fraseggio come ragione di vita e de Jong regista atipico: l'eredità dell'Ajax

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    La ruleta di Tadic al Bernabeu, i suoi assist di tacco dentro l’area, i controlli orientati, le sponde al millimetro e i movimenti nello spazio di van de Beek, le incornate di De Ligt, i dribbling di Neres, le traiettorie di Ziyech, le corse intelligenti di de Jong: quale gesto tecnico ricorderemo dell’Ajax di ten Hag? Dite la vostra, scegliete voi, a me preme mostrare più che altro la struttura, l’impianto, la novità distintiva del gioco dei Lancieri. I gesti tecnici in fin dei conti sono riproducibili. Il pubblico di Madrid era già abituato alle veroniche, agli omaggi a Zizou. Il tiro a giro di Ziyech contro il Tottenham era alla portata di Verdi, Politano. Non stava lì, l’essenza di questo Ajax. Sta nella struttura. Qualcosa di mai visto è apparso davanti ai nostri occhi. Attenzione dunque a non commettere l’errore degli errori: l’ultima avanguardia del calcio totale non può essere accompagnata da una colonna sonora anni settanta. Non sono capelloni i ragazzi di Ten Hag. Non è sufficiente parlare della ‘loro filosofia’, della tradizione del club, di Cruijff, ossia della loro origine, del loro DNA, per usare un termine caldo, di stretta attualità. Bisogna osservare e cogliere l’innesto.  
     
    MAI VISTOMai visto un 4-2-3-1 che si sviluppa in fase offensiva nella seguente struttura tipica e ricorrente. 

    Il fraseggio come ragione di vita e de Jong regista atipico: l'eredità dell'Ajax

    D’accordo, ho scelto apposta una situazione estrema. D’altra parte un esempio, per essere emblematico, deve radicalizzare i principi di gioco che sottende. In questo caso i quattro attaccanti dell’Ajax sono veramente vicinissimi, non sapresti quasi distinguerli l’uno dall’altro, sai però che sono lì, e che sono loro. Sembra gioco fermo. Nello spazio stretto, nella microstruttura formata dai sei giocatori in zona palla, i due esterni, la punta e il trequartista entrano nell’indeterminato. Si spogliano del ruolo, e si confondono, sono soltanto Neres, Ziyech, Tadic e Van de Beek. Giocatori nudi e incredibilmente tecnici. Appaiono come tali, in una posizione determinata, solo nel momento in cui ricevono il pallone filtrante. Il passaggio è il flash che li individua. La microstruttura non è rigida naturalmente, e può variare nella sua composizione e nel numero degli elementi. Nell’immagine sopra si potrebbe parlare di una disposizione 2-4, in cui la base di partenza è costituita dai due registi ravvicinati, De Jong e Schöne. L’Ajax non tende solo a giocare nella metà campo avversaria, si rovescia tutto su un lato e lì costruisce i suoi giochi di posizione a campo ridotto, dall’asse centrale al fallo laterale, tagliando fuori la fetta verde del lato debole.      
     
    A COSA SERVE TAGLIAFICOTagliafico in sostanza è uno specchietto per le allodole. Niente più che una minaccia per la difesa avversaria. Il 90% delle volte infatti viene bellamente ignorato dai propri compagni. Ma allora a cosa serve, il terzino-ala? Perché sale così tanto, se dall’altra parte si palleggia in verticale nello stretto? Il terzino lato debole, quello cioè che si trova nella fetta di campo esclusa dal fitto fraseggio dei Lancieri, serve principalmente per spezzare la linea difensiva avversaria. La Juve, ad esempio, che difendeva a quattro, accorciava in zona palla con tre difensori (il terzino lato palla e i due centrali). Qui se passa la palla di de Jong c’è subito una situazione di inferiorità numerica per i bianconeri (4 giocatori dell’Ajax contro tre). 

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    Tagliafico insomma funzionava più come minaccia che come soluzione concreta. Osserviamo da un’altra prospettiva il prosieguo dell’azione. Il tralcio e il grappolo.
     
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    La disposizione dei quattro attaccanti non ha più importanza, ormai basta che il più avanzato faccia una sponda.
     
    PAROSSISMO: L’ATTACCO 7+1 – Prima abbiamo visto una microstruttura a 6 uomini + 1 (Tagliafico), adesso prendiamo la 7+1, il parossismo di ten Hag. C’è stato un momento, durante Ajax-Juventus, precisamente al nono minuto, in cui i padroni di casa hanno tenuto il pallone sullo stesso lato in maniera sorprendente. Per un minuto intero lungo la stessa fascia. In questa occasione, come in altre, del resto, i Lancieri portavano nel grappolo anche il terzino lato palla (qui sotto, Veltman).

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    E come la struttura tende ad avere nei due registi la propria base, così van de Beek e Tadic fungono tipicamente da sponde, da avamposto. In questo microcosmo sono Neres e Ziyech le schegge impazzite. Innescano uno-due con colpi ad effetto, in controtempo, come la fantasia gli detta, e lì dove non passerebbe una mosca, loro fan passare un pallone. 
     
    IL REGISTA CHE NON CAMBIA GIOCO – Poi c’è la bravura di de Jong. Quest'ultimo, mentre gioca, incanta e destabilizza. Toglie certezze agli addetti ai lavori. Il prìncipe del centrocampo di ten Hag non rispetta il più elementare dei princìpi: è un regista che non cambia gioco

    Il fraseggio come ragione di vita e de Jong regista atipico: l'eredità dell'Ajax

    Solitamente il regista disbroglia, esce dal traffico, indirizza il pallone dove c’è campo, spazio e meno densità. Da una parte all’altra, e così via. De Jong al contrario insiste sul lato forte. È un’ostinazione ossessiva che rasenta la testardaggine. Nei fatti è la sublimazione del ‘paraocchi’. Un ready-made. 

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    Ci sono delle volte che addirittura simula un cambio di gioco, o per lo meno lo prende in considerazione. 

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    Niente da fare, è più forte di lui: sterza e torna indietro ricordando il grande Cruijff

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    Del resto che senso avrebbe un regista classico, che ne so, un Pirlo, in questo Ajax? Che senso avrebbe un lancio di cinquanta metri per cambiare campo, se i quattro talenti d’attacco son tutti su un lato, stretti e pronti al fraseggio? 
     
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