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  • Così gli Elkann hanno 'scippato' l'Italia

    Così gli Elkann hanno 'scippato' l'Italia

    • Marco Bernardini
    A dieci anni dalla scomparsa del “patriarca”, della famiglia Agnelli in Italia non resta più nulla. Cioè, soltanto la Juventus la quale peraltro è oramai pronta mentalmente e organizzata strutturalmente per poter “snobbare” il campionato di casa nostra e dedicarsi a quello che molto verosimilmente e assai prima di quanto non si possa immaginare sarà il Torneo Internazionale per Club che andrà a sostituire tutte le singole competizioni di maggior prestigio dei paesi europee.

    L’ultimo “trasferimento” in ordine di tempo annunciato dalla Famiglia, che a noi piace chiamarlo con il suo vero nome ovvero “fuga” per ragioni  squisitamente di tassazioni, si è realizzato ieri con il trasloco della parte più importante e del capitale più consistente degli Agnelli che ancora rimaneva ancorato in qualche modo all’Italia. Sotto l’etichetta Exor, che da oggi brillerà sotto il cielo di Amsterdam per buona pace del fisco olandese, il realtà si nasconde l’intero e vero potere economico e finanziario di quello che per decenni è stato il clan imprenditoriale più potente del nostro Paese.

    In una sorta di gioco delle scatole cinesi, Exor è la punta dell’iceberg di una società variamente rappresentata a livello internazionale sotto la quale si trova l’accomandita della Famiglia che la controlla venendo lei stessa controllata dalla Giovanni Agnelli Sas che però, essendo morto l’Avvocato, non può fare nulla perché l’ultima parola spetterà sempre alla Dicembre ovvero la società semplice composta esclusivamente dagli eredi diretti di Gianni Agnelli e di suo fratello Umberto. Può sembrare un rompicapo, ma in realtà è tutto molto semplice: senza il placet finale degli Elkann e di Andrea Agnelli (il quale, in ogni caso, sembra trovarsi in “ostaggio” dentro il  famoso cul de sac) nessuno potrà mai “muovere una foglia” né rispetto a quella che fu la Fiat (defunta anche lei), la Ferrari e la stessa Juventus. Questo per limitarci all’ambito “sportivo” della questione.

    Gli Elkann, insieme con il loro “padrino” Marchionne, naturalmente operano nel senso che loro intendono più giusto e più  vantaggioso per la cassaforte della Famiglia. Il loro atteggiamento che può essere tranquillamente definito “cinico”, in quanto a rispetto e decoro per la storia degli Agnelli di prima e di seconda generazione i quali ora riposano tutti quanti nella cappella del cimitero a Villar Perosa, può essere reso comprensibile (non giustificabile, però) dal fatto che nessuno di loro possiede radici torinesi e neppure italiane malgrado le loro dichiarazioni retoriche ma senza anima di attaccamento ai loro avi. Come sovraprezzo, di notevole entità sia dal punto di vista pratico che da quello etico, pesa e non poco l’atteggiamento di assoluta indifferenza da parte di questi nuovi yuppies italo-franco-americani mostrata verso il Paese che, fin dalle origini, ha sempre provveduto a trasformare un “metalmeccanico” in un “imperatore” appoggiandolo e aiutandolo perché potesse realizzare ciò che si pensava potesse essere un bene prezioso e indispensabile per il bene comune del Paese.

    Certamente si è messo di traverso anche il destino che ha spazzato via, brutalmente, Edoardo e Giovanni Alberto i quali, senza se e senza ma, avrebbero evitato questo mortificante finale. In ogni caso, buon viaggio e buona fortuna cari “eredi”. Gli Agnelli, quelli autentici e anche se anime, rimangono a casa. Lo dice il cognome stesso.

     

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