Cremonini, la gaffe sulla colf e quelle giustificazioni che non convincono: è così difficile chiedere scusa?
Panico. Il cantante vede addensarsi nuvole nere di commenti all’orizzonte e prova a salvare il salvabile. “Perché io voglio chiamare mia figlia Emilia”, aggiunge. Buttarla sul sentimentale-familiare non sembra però funzionare con Cattelan, che replica: “Ho capito, chiamaci tua figlia”, tentando di riportare l’intervistato sulla retta via con un “fallo per me, ti prego, puoi rispondere alle mie (domande)?”. Allora l’ospite si fa serio e tenta di nobilitare il siparietto precedente ma non, come ci si aspetterebbe, rivendicando il diritto alla goliardia, o scusandosi per non essersi espresso come avrebbe voluto, ma diventando servo di una posizione oggettivamente indifendibile. Afferma che “ognuno dovrebbe chiamare le persone come meglio crede, soprattutto quelle che entrano a casa tua. Sono pagate e quindi possono far cambiare il loro nome”. No, Cesare, no. Fermati! Non si acquista una persona, ma le sue prestazioni lavorative. Se acquisti una persona si chiama schiavitù.
Uno scivolone del genere avrebbe potuto costare caro in questo periodo storico (e per certi versi è stato così: numerosi sono stati infatti i commenti polemici al riguardo). Ieri, comunque, un video postato su Instagram in compagnia della signora ci riporta a un’ottica meno giudicante e più giudiziosa. “Emilia” non sembra per nulla infastidita e dà vita a un simpatico siparietto insieme al suo datore di lavoro. Strategia o c’era stata semplicemente un’incomprensione? Non siamo più in grado di distinguere una battuta, seppur non riuscita, da una posizione presa con serietà? E perché è così difficile per Cremonini chiedere scusa, ma facile far spiegare alla signora, con dovizia di particolari, quanto lui sia buono e lamentarsi del pubblico per non aver capito un’uscita semplicemente poco divertente? Possiamo aspettarci di più dalle persone con un’alta visibilità e da noi stessi? La risposta a questa domanda dovrebbe essere sì. Per entrambi.