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  • Crisi Milan, tutte le responsabilità di Pioli: dall'integralismo tattico alla folle gestione di De Ketelaere

    Crisi Milan, tutte le responsabilità di Pioli: dall'integralismo tattico alla folle gestione di De Ketelaere

    • Federico Albrizio
    Il Milan è in caduta libera. Un'altra pesantissima sconfitta casalinga contro il Sassuolo per confermare un avvio horror nel 2023, che non solo spegne le ultime ambizioni di tenere viva la rincorsa al Napoli ma mette a serio rischio anche la qualificazione alla prossima Champions League. E con la crisi si aprono processi che non risparmiano nessuno, dalla squadra alla dirigenza fino alla proprietà. Processi che, inevitabilmente, vedono Stefano Pioli finire per primo sul banco degli imputati, soprattutto per quanto accaduto nei primi 29 giorni dell'anno, con due obiettivi già sfumati (Supercoppa e Coppa Italia) e un'involuzione preoccupante. Tanti gli errori che vengono imputati al tecnico rossonero, dalla gestione collettiva della squadra fino a quella di casi individuali.

    FORMA GIU' E INTEGRALISMO - Il primo aspetto riguarda inevitabilmente la condizione atletica della squadra, ai minimi dell'ultimo biennio. Tanti problemi muscolari accusati dai giocatori, ultimi quelli di Tomori e Dest, che hanno acceso i riflettori sullo staff dei preparatori; da leggere in questo senso la decisione ad inizio anno di rivolgersi anche al guru serbo Andreja Milutinovic, preparatore personale dell'attaccante juventino Dusan Vlahovic. Il Milan è fuori forma e il Mondiale a metà stagione non ha aiutato, restituendo giocatori oltremodo spremuti con Giroud e Theo Hernandez come esempi più lampanti, ma questo da solo non basta a spiegare le tante difficoltà della squadra e, soprattutto i 18 gol concessi in sole 7 partite (nessuno ha fatto peggio nello stesso periodo nei top-5 campionati europei). Qui subentrano l'aspetto tattico e l'integralismo mostrato da Pioli nonostante gli ingranaggi non girino: avanti con il 4-2-3-1, con una piccola parentesi di difesa a 3 accantonata rapidamente. Un sistema di gioco che ha fatto le fortune del Diavolo nella cavalcata scudetto, ma funzionale solo con tutti gli interpreti nella miglior condizione atletica. Giù di forma, invece, ne consegue una squadra spesso spaccata in due tronconi tra difesa e e attacco, come accaduto anche a San Siro già sullo 0-0, e incapace di rispondere agli accorgimenti tattici degli avversari. Perché, ad esempio, non cambiare e inserire un centrocampista in più puntando sul 4-3-3 per dare più copertura alla retroguardia e a un Tatarusanu che certamente non ha aiutato a rinsaldare le certezze del reparto? Domande poste da tifosi e addetti ai lavori a più riprese, mai confortate dalle decisioni di Pioli che ha portato avanti la propria linea, lasciando una squadra fragile dietro e con poche idee in fase di possesso palla: limiti che si sono palesati platealmente dopo i due gol incassati negli ultimi minuti della Roma, la scintilla che ha di fatto acceso la miccia.

    I CASI CDK E LEAO - Dal collettivo ai singoli, perché anche sulle gestioni individuali permangono perplessità. La campagna estiva del Milan non ha regalato nomi di grido se non De Ketelaere, ma Pioli ha fatto poco o nulla per provare a inserire e valorizzare gli innesti arrivati dal mercato. Thiaw è un mistero, qualche scampolo tra ottobre e novembre per poi restare alle spalle di Kalulu, Tomori, Kjaer e Gabbia nonostante un rendimento sotto i minimi termini. Discorso analogo per Vranckx e anche per Adli, fuori dai radar. Il caso che però più di ogni altro ha fatto storcere il naso è quello relativo a Charles De Ketelaere, il grande colpo estivo del Milan che per lui ha investito oltre 30 milioni di euro e ora viene identificato come il grande flop della Serie A. Il belga sta faticando a inserirsi nel nuovo contesto e c'è sicuramente una componente personale del giocatore, ma allo stesso tempo le decisioni di Pioli non hanno facilitato il suo adattamento. Quasi sempre impiegato il 2001, vero, ma la maggior parte delle volte solo a partita in corso, spesso anche in contesti complicati come le ultime mezz'ore contro Lazio e Inter in Supercoppa. Tant'è che contro il Sassuolo è tornato titolare in campionato a quattro mesi di distanza dall'ultima volta (contro l'Empoli l'1 ottobre). Per poi scaricarlo, sostituendolo all'intervallo della sfida con i neroverdi quasi a indicarlo come unico, o almeno il più, colpevole del disastro del primo tempo. Una scelta questa che fa da eco ad altre decisioni quanto meno discutibili come quella di esporre pubblicamente il fatto che il giocatore non stia rispettando le aspettative: "L’ho fatto giocare perché è importante, quello di prima punta non è il suo ruolo ma non si può pretendere che Giroud giochi sempre. Si è mosso bene, ha fatto buone giocate ma ci aspettiamo giocate decisive. Purtroppo nemmeno stasera ci siamo riusciti", diceva Pioli dopo la sconfitta in Coppa Italia contro il Torino, con De Ketelaere impiegato da centravanti. Scelte comunicative che si estendono poi all'ultimo episodio che riguarda Leao, escluso a sorpresa dall'undici titolare contro il Sassuolo con una motivazione semplice: "ha perso brillantezza". Una scelta forte, per poi tornare sui propri passi all'intervallo e inserirlo all'intervallo in fretta e furia per provare a invertire la tendenza con il solo ingresso del portoghese. Tanta confusione, evidente dall'inizio dell'anno: i processi al Milan sono iniziati, Pioli è tra i primi a comparire sul banco degli imputati.

    @Albri_Fede90

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