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  • Crotonemania: 'amara vittoria mia'

    Crotonemania: 'amara vittoria mia'

    • Michele Santoro
    UNA MACCHINA PERFETTA. Fa strano dirlo e pensarlo, ma ai numeri non si può che credere. Quattro vittorie e due pareggi nelle ultime sei, neanche la Juve ha tenuto il passo di questo “irriconoscibile” Crotone. Il successo di Pescara, seppur maturato contro una squadra già rassegnata da tempo al proprio destino, ha ribadito che i pitagorici non molleranno la presa, mai. Caparbietà, organizzazione e fortuna hanno aiutato ad avere la meglio sui ragazzi di Zeman: il Crotone doveva vincere e ha vinto. L’unico problema è che hanno vinto anche le concorrenti e, settimana dopo settimana, la salvezza diventa sempre più maledettamente utopistica.

    RITORNO A “CASA”. Uno strano effetto ritornare tra le mura “amiche”, quelle dell’Adriatico, che hanno ospitato gli esuli rossoblù per due mesi a causa della separazione forzata dallo Scida. L’aria di casa non ha fatto sentire la mancanza di Diego Falcinelli e ha rivalutato il bulgaro Tonev, vera grande delusione della stagione fino a un secondo prima del gol che è valso tre punti. Un uomo in più che torna utile alla causa, proprio come Simy, già determinante nei match contro Torino e Sampdoria. Per la serie “bidone a chi?”.

    CORSA CONTRO IL TEMPO. Dato lo stato di grazia che vive il Crotone, al momento, l’unico ostacolo che pare essere insormontabile è il tempo. Una cosa è poter recuperare quattro punti all’Empoli, o cinque al Genoa, in tre giornate, una cosa è doverlo fare. In più ci si mette il calendario: passi l’impegno con l’Udinese, ampiamente alla portata dei calabresi, ma come la mettiamo con Juve e Lazio? I bianconeri mantengono un margine importante sulla Roma e proprio contro i pitagorici potrebbe arrivare quel trionfo in grado di iscriverli nella leggenda; i biancocelesti sono già certi dell’approdo diretto in Europa League, ma sarebbe da pazzi credere in una loro resa incondizionata a Crotone. Insomma, tenendo in considerazione tutti questi aspetti non può che crescere il rammarico per le tante, troppe occasioni, perse in precedenza. Chi credeva che la vittoria lasciasse solo un retrogusto dolce in bocca, sbagliava. 
     

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