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  • Crotonemania: beffe e linguacce

    Crotonemania: beffe e linguacce

    • Michele Santoro
    LINGUA BIFORCUTA. In una partita di calcio ci può stare tutto. Ci può stare che la tua squadra venga messa sotto per 80 minuti ma che poi riesca a vincere grazie a due episodi; ci può stare anche che il tuo collega, con 1/3 della tua esperienza in panchina, possa metterti in difficoltà imbrigliando le tue fonti di gioco, ma che alla fine tu venga “salvato” dalla classe dei campioni che hai a disposizione; quello che non ci può stare è rovinare l’atmosfera di una partita di pallone. Nella “retorica da stadio” lo sfottò del tifoso, se nei limiti della civiltà e della legge, è un elemento imprescindibile, che regala colore alla meccanica sportiva; la reazione allo sfottò invece, soprattutto se proveniente da chi sul rettangolo verde ci lavora, dovrebbe essere inconcepibile in alcuni casi. La linguaccia di Spalletti al termine di Crotone-Inter, beh, poteva e doveva essere evitata. Un gesto poco elegante che ha avuto come unico effetto quello di rendere ancora più tesa un’aria già frustrata dalla dinamica della sconfitta. Non so cosa voglia dire essere insultato mentre si cerca di fare il proprio mestiere, ma è un “rischio” a cui si va incontro praticando determinate professioni, come quella dell’allenatore per esempio. Un professionista che ha alle spalle quasi 23 anni di onorato servizio avrebbe dovuto immaginare che tale gesto, anche se fatto in buona fede e per scrollarsi di dosso la pressione accumulata durante il march, avrebbe potuto dare facilmente adito a interpretazioni diverse. Da una personalità come Spalletti ci si sarebbe aspettato un gusto e uno stile diversi. Non si smette mai di imparare, neanche dopo 871 panchine.

    POCHI RIMPIANTI.Se avessimo portato a casa i tre punti, nessuno avrebbe detto niente”, così Nicola al termine della gara. Giusto, di cose da dire ce ne sarebbero tante infatti, visto che ha vinto l’Inter. L’amaro in bocca è ancora tutto là, anche se non si può parlare di occasione buttata. Una piccola squadra deve capitalizzare necessariamente le poche occasioni che ha in un confronto con una grande per poter sperare di strappare punti, ma poi deve fare comunque i conti con l’inevitabilità. In questo caso l’’inevitabile’ ha assunto il nome e il talento di Samir Handanovic, che ha reso semplici due interventi praticamente impossibili per la maggior parte dei suoi pari ruolo; e poi la fortuna, che in questo inizio di campionato pare abbia completamente voltato le spalle al Crotone. La squadra è stata ordinata, attenta, aiutata dal forte vento a favore in alcuni tratti della partita, ma ha evidenziato molte lacune. L’astinenza da gol tocca i 360’, ovvero quattro gare senza buttarla dentro. Il problema più evidente è questo e ormai sembra venuto il momento di lavorarci su. Budimir è troppo isolato e, inoltre, i rifornimenti sono veramente scarsi. Giusto prediligere un atteggiamento prudente contro un avversario di gran lunga più forte, eppure si è fatta fatica anche col Verona. Nel reparto offensivo sono quasi tutti nuovi e gli affiatamenti non possono essere al top, perciò si potrebbe adottare qualche variante tattica differente. Spostare Rohden al centro del campo, dirottando Tonev sulla fascia con Tumminello o Trotta a coadiuvare la punta croata: un buon metodo per non lasciarlo da solo a fare a sportellate con la difesa avversaria. Meno fatica, più lucidità sotto porta.
     

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